In home page e qui sopra un particolare della pala S. Giorgio e il drago. Sotto cliccando la tela completa
Un cavallo italiano per i Cavalieri di Malta
LA GRANDE PALA ad olio di “S. Giorgio e il drago”, dipinta per la Cappella d’Aragona nella Cattedrale di S. Giovanni Battista a La Valletta, è opera dell’artista calabrese Mattia Preti, che svolse la sua attività di pittore nella prima metà del ‘600 a Roma ed a Napoli, prima di trascorrere ben quaranta anni della sua vita nell’isola di Malta. Proprio questa pala, così animata e ricca di cromatismo, in cui campeggia un bianco e focoso cavallo, aveva attirato l’attenzione delle autorità maltesi verso la personalità del pittore, già famoso ed insignito a Roma dell’onorificenza del Cavalierato di Obbedienza, ma desideroso di essere elevato al più rinomato Cavalierato di Grazia, che infatti ottenne dall’Ordine dei Cavalieri di Malta nel 1661, quando terminò l’affresco della volta della navata centrale nella Chiesa di S. Giovanni. Benché all’interno della Cattedrale già esistesse un capolavoro italiano: “La decollazione del Battista” opera superba di Caravaggio, il contributo di Mattia Preti non fu ritenuto meno importante, anzi i suoi dipinti trasformarono la chiesa in un sfarzoso interno barocco.
Commissionata all’Artista dal Gran Maestro dell’Ordine, la pala con “S. Giorgio e il drago” ( restaurata quattro anni fa nei laboratori dell’Istituto Superiore del Restauro di Roma) ” ritrae il momento finale della liberazione di una fanciulla dal drago che funestava la città libica di Silena: la tela mostra il giovane tribuno che, conficcata la spada nella testa del drago e liberata la principessa, avanza vittorioso, guidato da un angelo, a cavallo del suo stallone, mentre sullo sfondo infuria una battaglia con altri splendidi cavalli al galoppo, realizzati con tocchi veloci.
Se il Santo è un’immagine raffinata per il luminismo morbido della corazza e il tenero volto immerso in un significativo colloquio di sguardi con l’angelo, il cavallo è una massa potente e dinamica che subito colpisce , sia per l’originale inquadratura prospettica obliqua, ripresa dal lato da cui proviene la luce, sia per la sua testa fremente. L’espressività dello sguardo di questo superbo esemplare, memore dei cavalli cinquecenteschi, vibra di una sorta di inaspettata “umanità”. E’ singolare, infatti, che più del paesaggio, più della principessa, relegata nell’angolo del dipinto, forse più dello stesso santo protagonista, sia la figura del cavallo ad emergere potentemente dal fondo, emozionando e quasi investendo lo spazio esterno con la sua vigorosa fisicità.
Del resto non bisogna dimenticare l’importanza che i Cavalieri di Malta, ritenuti campioni della fede cristiana, assegnavano alla figura di S. Giorgio, sempre raffigurato sul suo indomito destriero, sicuramente allusivo all’Ordine dei Cavalieri, anch’essi famosi per il loro spirito guerriero, unito alla protezione dei deboli.
Lo stile di Mattia Preti, in quest’opera molto vicino alla cultura tonale veneziana, è pieno di fascino per la leggerezza della pennellata, per l’ampia spazialità, per la sfolgorante tonalità dei colori. Un barocco tutto particolare il suo, che fonde fastosità con tendenze realistiche, ispirazione colta con gusto popolare, come si evince anche da questo cavallo imponente e suggestivo