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Dinamismo e velocità nei cavalli di Boccioni
DEI NUMEROSI ARTISTI che aderirono al Futurismo, la prima avanguardia italiana del ‘900, Umberto Boccioni esprime forse l’animo più genuino oltre che complesso, sinceramente affascinato da quel progresso che il movimento interpreta come strumento di rigenerazione sociale e culturale della società. Tante le mostre a 100 anni dalla nascita del movimento artistico e letterario, fra cui segnaliamo quella che si sta svolgendo alle Scuderie del Quirinale a Roma. Scultore geniale e pittore di grande spessore, come pochi altri artisti Boccioni ha privilegiato nelle sue opere il tema antichissimo del cavallo, che all’inizio dell’attività l’Artista collega, secondo l’immaginario collettivo, al simbolo della morte, seguendo una tradizione risalente al ‘400, ovvero alle celebri incisioni di Albrecht Durer. Ma ben presto il cavallo si trasforma per Boccioni nel simbolo stesso del dinamismo e della velocità, cui il Futurismo inneggia. Le sue opere presentano spesso immagini di cavalli al galoppo o visioni simultanee in cui alla figura del cavallo vengono abbinati altri elementi, legati alla trasformazione della società. Anche i titoli mostrano una modernissima visione della realtà, in cui forme diverse e spazialità vivono in una compenetrazione ed un’interscambiabilità di linee e di forze.
Nel capolavoro “La città sale”, i cavalli, ripetuti più volte tra edifici in costruzione e figure umane, quasi volanti, più che mai divengono simbolo del progresso inarrestabile che la civiltà del XX secolo promette all’umanità. I cavalli inarcano le teste, le criniere si spandono al vento e sembrano travolgere nel ritmo tumultuoso della corsa se stessi e gli esseri umani, nella vitalità incontenibile che sprigiona dalle loro forme tese, mentre la pennellata larga, fatta di tocchi rapidi e frammentari, fa esplodere i toni caldi delle tinte. Rispetto agli altri artisti futuristi, Carrà, Severini, Balla, Russolo, Boccioni non utilizza l’immagine della “macchina”, icona del tempo, ma privilegia nella scelta dei temi pittorici o scultorei gli esseri viventi, soprattutto. i cavall, resi dall’artista con dionisiaco furore, quello stesso di cui parla Nietzsche e che rispecchia più efficacemente di ogni altra forma l’eterno divenire dell’esistere
Colui che guarda una qualsivoglia tela bocconiana è catapultato al centro della scena ritratta, in mezzo ad uno spazio turbinoso, di cui si può annotare simultaneamente ogni angolo prospettico e ogni stato d’animo. Viaggiatore instancabile, malgrado la breve vita, visitò la Russia e fu a Parigi, dove venne a contatto con il Cubismo e con le tendenze del neo-impressionismo, che seppe rielaborare originalmente. Nell’ambito del Movimento futurista egli operò instancabilmente per sette anni, creando dipinti famosi e sculture, come il capolavoro bronzeo del 1913 “Forme uniche di continuità nello spazio”.
Arruolatosi volontario allo scoppio della prima Guerra Mondiale, lui che, come i giovani futuristi, aveva inneggiato alla guerra, non avrà il privilegio di morire in battaglia, ma durante un’esercitazione alla periferia di Verona, a soli 34 anni e per di più per una banale caduta da cavallo, quel cavallo tanto amato e così vigorosamente ritratto nella sua prestigiosa carriera pittorica.