Salto ostacoli - Cavallo MASAF, ortolano di Italia
Altro che sportivo e tutelato! il cavallo italiano di salto ostacoli è il capro espiatorio dell'incompetenza del Ministero delle Politiche Agricole, della miopia della Federazione Italiana Sport Equestri, dell’ingordigia dei Circoli Ippici nazionali, della fifa dei selezionatori azzurri, dell’incapacità dei cavalieri azzurri a preparare il proprio partner. Come all’ortolano di buona memoria, il torsolo gira gira finisce sempre tra le chiappe dell’equino allevato nel Bel Paese.
IL MASAF - che difende a spada tratta il cotechino nostrano dalle imitazioni est europee - imbastisce ogni anno un Campionato Italiano Giovani Cavalli in cui però quelli stranieri sono presenti al 40%, tanto che arrivano regolarmente primi e secondi.
La FISE lancia corsi su corsi per i giovani cavalieri e amazzoni (che ai fini del risultato di gara conteranno si e no il 30%) ma si tira fuori dal fiancheggiare gli allevatori italiani, anche se chi sta sotto la sella è quello che conta il 70% e oltre nei percorsi.
I Club consigliano ai propri allievi, desiderosi di avere un proprio cavallo, solo il prodotto straniero, del quale a malapena conoscono il sesso ma di cui sanno benissimo la percentuale che finirà nelle loro casse (o tasche) quando lo avranno mollato agli ippo-babbi.
I d.t. federali (dei quali Marco Porro sta diventando un’eccezione nel portare avanti cavalieri matricole e cavalli made in Italy) hanno sempre evitato di inserire nei team qualche sella italiani paventando una figuraccia, pur se, a forza di utilizzare mezze cartucce nordeuropee, non riescono da vent'anni a portare una squadra ai Giochi e a Parigi 2024 avranno solo un cavaliere romano al quale il suocero (allevatore tedesco) ha fornito, bontà sua a prezzo di costo, un buon soggetto.
Rimangono gli azzurri che però solo a chiacchiere sono gli eredi dei fratelli d’Inzeo, i quali i cavalli se li allenavano da soli (e a Piazza di Siena ci vincevano a raffica). Balbettanti nella preparazione dei cavalli, il loro timore è di non riuscire a portare avanti un sella MASAF ritrovandoselo sul groppone nella vendita, pur se la divisa che portano quasi tutti dovrebbe spingerli verso il patrio prodotto.
Forse sarà il caso che il CONI finalmente esca dal mutismo che lo contraddistingue nei confronti dell’equitazione italiana (su 6 specialità, tra individuali e squadre, a Parigi sarà presente solo con 2) e il presidente Malagò, oltre a ricordare che da ragazzino ci andava a caccia di merli con la mazzafionda, di Piazza di Siena rammenti il recente penoso spettacolo (ripescaggio d’ufficio compreso) dei binomi azzurri buttati fuori da Coppa delle Nazioni e Gran Premio Roma.