Pagelle per attori cavalieri. O cavalieri attori?
Giugno, mese di pagelle. E dunque torniamo a mettere sotto esame gli attori che montano. Questa volta tocca agli attori d'oltreoceano. Difficile trovare un attore americano che non abbia interpretato un film a cavallo, sia un western, un film storico o semplicemente d'avventure. C'è solo la difficoltà della scelta: cominciamo allora con un aneddoto che riguarda Robert De Niro, protagonista di un film ambientato nel 1600: Mission. In quel film De Niro è un mercante di schiavi spagnolo, che uccide suo fratello per punirlo d'essersi accompagnato alla donna che lui ama. Travolto dai sensi di colpa si fa missionario. E finirà per capeggiare una rivolta degli indios. Bene, direte voi. Cosa c'entra il montare a cavallo con tutto questo? C'entra perché in una delle prime scene iniziali, Rodrigo Mendoza entra in città a cavallo. Una scena che dura poco più di un minuto in cui De Niro padroneggia lo schermo montando come i conquistadores ritratti nei dipinti dell'epoca. Mi capitò di complimentarmi per quella breve apparizione con Fernando Ghia, coproduttore italiano del film. Ghia mi spiegò che quella scena era costata un mare di quattrini: De Niro aveva voluto un insegnante spagnolo di equitazione classica che lo seguisse per due mesi. Aveva chiesto di avere una sconfinata documentazione iconografica. Era andato per tre settimane, prima delle riprese, a esercitarsi con il cavallo prescelto. Tutto per una scena brevissima. Quando la produzione si lamentò dei costi, De Niro rispose: "Io lavoro così. E poi quella è la scena in cui il mio personaggio dimostra la sua statura di protagonista. Posso farla male?".
Credo - se la mia memoria e quella di Wikipedia non mi ingannano - che De Niro non abbia mai più girato un film a cavallo. Ma con quella sequenza prende un vero 10 e lode. Un altro bel voto lo prende Gene Hackman, protagonista assieme a James Coburn e a Candice Bergen di Stringi i denti e vai. Meraviglioso per tutte le due ore del film, su cui non mi dilungo perché ne ho già parlato in una rubrica di qualche mese fa. Ai piani alti della classifica spicca anche Robert Redford, a suo agio ne L'uomo che sussurrava ai cavalli come in Butch Cassidy. E ancora di più nei panni di Jeremiah Jonson in quel bellissimo film di frontiera che i distributori italiani hanno riintitolato Corvo rosso non avrai il mio scalpo. Senza contare Il cavaliere elettrico di Alan Pakula.
Altro attore in simbiosi con i cavalli è Kevin Costner. Il suo debutto in sella avviene con il film Silverado, dove indossa i panni di un giovane cow boy così bravo a montare che quando un bambino riferisce di lui che "è caduto da cavallo" il fratello comprende immediatamente che si è buttato a terra per riuscire a scappare. Come in effetti è accaduto. A lui poi toccheranno molti altri ruoli, e il più bello se lo costruirà da solo, come produttore e regista di quella struggente epopea della vecchia frontiera che è Balla coi lupi, storia di un soldato che per farsi uccidere e smetterla con la guerra di secessione galoppa incontro al nemico a braccia aperte. I superiori scambiano quel gesto per un atto di eroismo e lo mandano là dove egli chiede di andare: sulla frontiera dove abitano delle popolazioni indiane, che lui imparerà ad amare. Chi ne ha voglia può trovare su You Tube la sequenza in cui Kostner galoppa da solo contro un branco di 3500 bisonti, radunati per l'occasione ( scena che fece uscire di senno le assicurazioni) finendo poi per cadere ( ma la caduta non è stata montata). Kostner ha poi diretto un altro buon Western Terra di confine. E prima ancora aveva interpretato il film dedicato a un celebre sceriffo americato Wyatt Earp. Fra gli attori della generazione di mezzo Koster è colui che assieme a Viggo Mortensen, interprete di Appaloosa e di Hidalgo, è stato più in sella. Perché generazione di mezzo? Perché l'ormai centenario Kirk Douglas, è stato, assieme agli attori della sua generazione, protagonista di un cinema in cui montare a cavallo era pressoché indispensabile. Basti pensare a quel meraviglioso wester crepuscolare intitolato Solo sotto le stelle, storia di un moderno cow boy ormai accerchiato dalle autostrade e da un mondo tecnologico con cui non riesce a fare i conti. Attore inglese ma piuttosto bravo a cavarsela in sella a un arabo è il meraviglioso Sean Connery, che nel bellissimo Il vento e il leone interpreta un capo berbero El Raisouli. Grazie al turbante, al mantello e all'abilità del regista John Milius, le acrobazie e le fantasie arabe vengono realizzate da una controfigura, senza che si noti. Ma le cariche, i battibecchi in sella con la sua illustre rapita (una meravigliosa Candice Bergen che se la cava niente male come amazzone) sono tutte farina del suo sacco.
Ecco ormai giunto il momento di parlare di quanti in sella sono stati goffi, impacciati, scarsi. Un nome per tutti: Marlon Brando. Che amava le moto, ma era a disagio in sella, sia che interpretasse Zapata, che A sud ovest di Sonora ( da lui diretto). Che paradosso: l'attore considerato fra i più importanti del '900, amante dei cavalli d'acciaio ( da ragazzo aveva una collezione di moto) in sella è ciuccio. Ma questa è la dura legge dell'equitazione: i cavalli non guardano in faccia nessuno. O sai costruire con loro un rapporto, oppure ...
La regola è così vera che il più bravo cavaliere attore ( più cavaliere che attore, anche se ha interpretato tre film da protagonista) è un australiano di nome Tom Burlinson, che nel suo palmares di titoli ha Phar Lapp, dedicato al grande galoppatore, L'uomo dal fiume nevoso, anch'esso australiano e Indomabile, una sorta di remake voluto dalla Disney alla fine degli anni 80. In cui si vede la più fenomenale scena di galoppo mai concepita. Ma questa è un'altra storia: di lui e della sua saga ( oltre che di un bravissimo attore suo conterraneo che in sella se la cava egregiamente: Russel Crown) parleremo in una prossima rubrica.