La storia di Peppino, cavallo rinato nel carcere di Bollate
18 dicembre, apparentemente un giorno come tanti altri… sveglia… doccia… lavoro… casa… famiglia… e invece è stato un giorno diverso. Quando si parla di un’ esperienza che cambia la vita, per me questa lo è stata veramente. Filo conduttore: l’amore per gli animali, per i cavalli.
Il carcere di Bollate è considerato uno dei penitenziari più confortevoli d’Italia (poi di confortevole non so cosa ci possa essere, però questo è il mio punto di vista da cittadino italiano senza pene da scontare) e all’interno vi è una strana realtà. Il direttore della scuderia, Claudio Villa, è il responsabile di un progetto di recupero cavalli, un progetto dalle potenzialità incredibili chiamato: “Cavalli in carcere”, una seconda opportunità per uomini e cavalli… una finalità veramente ammirevole.
Sono stato invitato come osteopata per trattare una serie di cavalli raccolti, sequestrati, tenuti in uno stato di abbandono da centri maneggi che si spacciavano come amanti degli animali. Durante questa giornata sono state eseguite alcune riprese televisive fatte dalla rete francese Canale 1 proprio per mostrare come il recupero dell’animale sia importante quanto il recupero del detenuto.
Arrivato per l’ora di pranzo ho fatto subito conoscenza con l’équipe della scuderia e con il maniscalco, il veterinario e lo stalliere abbiamo fatto il punto della situazione. Ho avuto modo di parlare con Claudio Villa e ho cercato di capire prima di tutto che persona fosse. E’ un uomo a mio avviso senza età, dallo sguardo profondo, brizzolato, magro ma agile, una sorta di cavaliere del ‘500, ma le parole che più mi hanno colpito sono state: “Sai Giuseppe questa è una situazione abbastanza surreale e nasconde il dolore sia umano che animale… vi sono cavalli sequestrati, abusati, destinati al macello o arrivati a fine carriera che qui potranno essere riaddestrati e reinseriti nel circuito equestre per svolgere diverse attività ludico-sportive adeguate all’età, alla tipologia ed all’indole del cavallo stesso…. vedi in quel box ci sono due cavalli che sono stati abbandonati dopo la chiusura del circuito di San Siro trotto… li abbiamo trovati denutriti e disidratati ed ora con amore e dedizione li stiamo tirando fuori da una morte certa… tutti noi stiamo continuando a rincorre un sogno che piano piano sta diventando realtà, abbiamo costruito tutta questa struttura con materiali di recupero e ne siamo fieri… questo sta a significare che nulla si butta via qui, tutto ha un valore soprattutto l’animo dei detenuti”. In effetti tutto sembra molto surreale, solo il cielo sopra di noi intorno solo una cinta di mura…
Bisognava trattare una serie di cavalli arrivati dall’ippodromo di San Siro trotto (ormai chiuso per mancanza di fondi). Poi è arrivato il famoso Peppino…
Sì, Peppino, cavallo da un vissuto burrascoso. La diagnosi del veterinario ”sindrome di depressione acuta” causata da probabili maltrattamenti subiti. Il perché ? Perché non voleva o forse non era fisicamente in grado di saltare gli ostacoli. Un cavallo con lo sguardo sempre basso, senza ormai più tono muscolare perché senza voglia di fare, portatore di una zoppia dovuta forse a poco movimento, senza voglia di giocare, di essere….. cavallo.
La cosa che mi ha colpito di più era lo sguardo privo di emozioni.
Il mio trattamento è stato lunghissimo, per prima cosa ho lavorato sul sistema neurovegetativo con tecniche di craniosacrale, poi allungamento arti per ricreare movimento, un lavoro sul ganglio impari per stimolare la reattività cerebrale. L’animale ad un certo punto del trattamento ha cominciato a guardarmi in uno strano modo e quasi come per incanto osteopatico i suoi occhi si sono ravvivati (penso per effetto cerebrale), ha cominciato a camminare al passo senza problemi. Che bello vedere che l’osteopatia sembra quasi qualcosa di magico. E’ sempre emozionante..
Ma la mia attenzione è stata colpita anche dalle mille domande fatte dai detenuti. Domande di ogni genere: come, perché, quando e dove posizionare le mani sul cavallo, come mai non somministravo medicine, ed altre ancora
Molti i discorsi affrontati: tra questi le motivazioni che spingono le persone a commettere errori .E’ strano, ma la più frequente sembra essere la necessità di procurarsi i soldi per mangiare. Strana la vita. Gente che ruba per mangiare e viene arrestata così può mangiare un piatto caldo… Sconcertante!
Cosa dire ……ringrazio la scuola Still Osteopathic Institute per avermi dato l’opportunità di poter vedere anche questa realtà, ringrazio Claudio Villa per l’ospitalità e per aver gettato le basi per la formazione e la cura del benessere del cavallo, ringrazio i detenuti per la lezione di vita…
Ogni volta che guarderò il cielo sarà sempre un’emozione..
Experience horses in prison (esperienza cavalli in carcere) nasce dalla collaborazione tra la scuola Still Osteopathic Institute di Roma, Cavalli in carcere e l’associazione Salto Oltre il Muro ASD presso l’istituto penitenziario Casa di reclusione Bollate-Milano Una seconda opportunità per uomini e cavalli. L’associazione Salto Oltre il Muro è presente presso la seconda casa di reclusione Bollate Milano dal 2007 e il fondatore e presidente, Claudio Villa, ne è il responsabile ed organizza corsi di formazione per detenuti e volti a promuovere il reinserimento sociale e lavorativo di persone in esecuzione di pena detentiva garantendo loro una competenza nella gestione del cavallo e di una scuderia. Il progetto è destinato alla popolazione carceraria maschile e femminile e corrisponde al dettato costituzionale della funzione rieducativa della pena. La seconda casa di Reclusione Bollate Milano inoltre, in virtù del suo stato giuridico, risulta essere il luogo adatto per l’accoglienza di cavalli sequestrati alla criminalità organizzata e ai macelli abusivi. Cavalli che potranno essere riaddestrati e reinseriti nel circuito equestre per svolgere diverse attività ludico-sportive adeguate all’età, alla tipologia e all’indole del cavallo in custodia.






















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