Il paradosso di Brunelleschi, frigido ma non troppo
PARECCHI ANNI FA (è Federico Tesio che parla - ndr) vendetti al Ministero dell’Agricoltura un cavallo p.s. da me allevato e allenato di nome Brunelleschi, figlio di Picton e Bonny Bay.
Esso fu destinato al deposito di Pisa come stallone miglioratore.
Trascorsi i giorni di garanzia, il Ministero mi pagò il cavallo
Eravamo in autunno, e a quella stagione gli stalloni sono tenuti a regime di castità.
Invece appena venne la primavera gli furono presentate 45 mogli legittimamente riconosciute.
Brunelleschi, quando vide la prima (una bionda vergine dal pelo brillante e ben pettinata) si mostrò sorpreso, la guardò timidamente e con sospetto, parve riflettere, poi volse la testa dall’altra parte e si disinteressò dell’affare.
Lo tentarono con una grossa matrona ricca di esperienza.
Invano.
Nessuna delle 45 mogli legali riusciva a conquistarlo.
Intervenne allora il veterinario con gli eccitanti e afrodisiaci.
Risultato nullo. Solo frigidità.
Allora il colonnello comandante il deposito propose al Governo la castrazione di Brunelleschi e il suo invio a un reggimento di cavalleria come cavallo comune di servizio.
Nel frattempo ero stato avvisato del vergognoso comportamento del mio allievo.
Pur non avendo nessuna responsabilità, ne fui mortificatissino per l’onore della mia famiglia equina. E prima che fosse successo l’irreparabile, mi recai al Deposito stalloni di Pisa.
In quel momento mi balenò un’idea e dissi: “Prendete una femmina brutta, ordinaria, scarmigliata e sporca, soprattutto sporca. Sporcatela voi stessi di fango, e poi mettetela sotto il naso di Brunelleschi. Allontanate tutti gli uomini e lasciateli soli”.
Così fu fatto.
Brunelleschi arricciò il naso… guardò attorno con sospetto e precipitosamente s’impossessò della femmina, come un ragazzo che vuol far presto a mettere il dito nella marmellata prima che i genitori se ne accorgano.
Era accaduto ciò che io prevedevo.
Il mio allievo, nei primi tempi del suo allenamento, era stato più volte castigato perché guardava con troppa insistenza le femmine.
I castighi però lo avevano ben presto persuaso a diventar morigerato e a rinunziare ai suoi gesti passionali.
Entrato in razza, si trovò circondato da frutti proibiti, che si guardò bene dal toccare per timore del castigo.
Però, appena ne vide uno sporco e malandato ragionò così: “Questo frutto è diverso dagli altri e tanto brutto che forse non interessa l’uomo mio tiranno, e io mi posso arrischiare a prenderlo”.
L’esperimento riuscì e dal quel giorno Brunelleschi provò a prendere anche un altro frutto e poi li prese tutti.
Io fui ritenuto un Mago.
In realtà non avevo fatto altro che considerare il cavallo come un animale intelligente e capace di ragionamenti complessi.
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Racconto tratto dal libro
“Il purosangue animale da esperimento”
di Federico Tesio
editore Ulrico Hoepli - Milano





















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