Fieracavalli, Verona al centro del pianeta-cavallo
QUALCUNO, spero proprio più di uno, potrebbe domandarsi il motivo della scelta di titolare “la città dei cavalli” la serie di articoli con cui si vuole sottolineare come non esista in Italia città, provincia, regione, dove il cavallo abbia recitato, come a Verona, un ruolo così determinante nell’evoluzione socio-economica del comprensorio.
Infatti, il mondo del cavallo ha rappresentato una stimolante realtà che ha dato vita ad un’intensa attività di ricerca sul fronte della genetica e quello del recupero di razze a rischio estinzione (un esempio: il cavallo di Persano), alla creazione di attività di servizio e supporto alla valorizzazione commerciale dei prodotti dell’allevamento (qualcuno forse è in grado di ricordare la frenetica attività che caratterizzava i mercati autunnali zootecnici di Verona, “longa manu” della Fieragricola di primavera), al progressivo ampliamento delle attività di servizio che hanno rappresentato la “chiave di volta” per il recupero, in termini agonistici ed imprenditoriali, del “pianeta” cavallo.
E’ in questi termini che Verona può fregiarsi, a giusto titolo, di essere “La Città dei Cavalli”. Di sicuro più di quanti pensano che possa bastare un niente per arrogarsi il diritto di far credere al mondo di essere un crocevia strategico nel sistema di valorizzazione del cavallo.
Si tratta di impegni che debbono, a garanzia, avere un back-ground culturale che parte da lontano. Di un impegno di “servizio” funzionale a creare un “ponte” del sistema con il mercato e viceversa.
Un fronte sul quale Verona, tra i due conflitti mondiali, ha operato stimolando un processo di selezione che ha portato alla nascita, prima, ed all’affermazione, poi, del Cavallo Agricolo Italiano da TPR. Un percorso lungo incentivato che aveva un forte sostegno nel Ministero della Guerra del Regno d’Italia, che chiedeva, per i propri reparti di artiglieria, di un animale che sapesse coniugare potenza, eleganza e rapidità di movimenti.
Alla soluzione di tale quesito che, in quei tempi, significava avere a “portata di mano” un mercato di sbocco dalle grandi potenzialità, si dedicarono alcuni importanti allevatori veronesi (i Poggi, i Pasti e quant’altri) che gettarono le fondamenta, attraverso un’articolata serie di prove di incrocio tra la popolazione delle fattrici della pianura padana e stalloni tipo Norfolk-Bretone, di una nuova razza equina.
Processo avviato nel 1911 e, nonostante il fermo imposto dalla prima guerra mondiale, proseguito sino al 1920.
I risultati, grazie all’apporto di altri riproduttori (Hackney,Percheron, Belghe-Ardennesi, etc.), si dimostrarono più che positivi. I nati da questi incroci erano tutti soggetti, di mole medio-pesante, che univano le qualità della robustezza all’eleganza e alla brillantezza dei movimenti. Presupposti ideali sia per il loro impiego nei corpi di artiglieria di campagna sia, come avviene oggi, nei lavori agricoli (fienagione, semina, erpicatura, etc).
Il ruolo incentivante e il supporto di servizi con cui la Fiera di Verona sostenne la nascita, prima, e l’affermazione, poi, del TPR si confermò con l’organizzazione dei concorsi morfologici che dal 1934 furono il volano di affermazione di questa razza.
Un “battesimo”, tuttavia, non limitato nel tempo visto che Verona, nell’ambito della propria attività istituzionale, affiancò sempre l’impegno del mondo allevatoriale. Anche dopo gli anni ’50 allorché la produzione di soggetti TPR subì, anche per l’affermarsi della meccanizzazione, una forte contrazione del mercato. La presentazione dei migliori soggetti alle Mostre Mercato autunnali, prima, e a Fieracavalli, poi, consentirono un importante recupero di questa razza equina.
Un ritorno d’interesse determinato dall’utilizzo del TPR nel campo degli attacchi amatoriali, nel settore del turismo ambientale (visite con carri in parchi e riserve), nell’attività agricola di aziende del circuito biodinamico o biologico ed in quelle del settore boschivo (come sta avvenendo sempre più diffusamente negli Stati Uniti) nelle aree a più delicato equilibrio ambientale e/o dove non riescono ad arrivare i mezzi meccanici.
Supporti che sono nati da una lunga storia dedicata al mondo del cavallo con servizi che hanno tenuto conto delle variabili di un mercato, interno ed internazionale, che si modificava a seguito di nuove suggestioni consumistiche e culturali.
Modificazioni che sono state alla base, più di trent’anni orsono, della nascita di Fieracavalli contesto che ha esaltato in una dimensione innovativa il mondo del cavallo e di tutte le attività ludiche, agonistiche ed economiche collegate.
Pi.Pg.
























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