Fieracavalli, l'equitazione cerca l'unità
UN CONVEGNO a Fieracavalli di Verona per sottolineare la necessità di lavorare in sinergia. Questo l’obiettivo dell’incontro – che nonostante l’indubbio interesse non ha però raccolto in platea in pubblico delle grandi occasioni – aperto nella mattina di sabato 8 novembre da Claudio Gallone, presidente dell’INSTE, e che ha visto alternarsi al microfono un ampio ventaglio di relatori in rappresentanza delle diverse categorie della cosiddetta “filiera” del cavallo.
«Visto il particolare momento di crisi economica, questo vuole essere un appuntamento per pensare alla collettività. Serve una federazione che sappia vedere al di là delle attività sportive e andare oltre verso nuove sinergie», ha detto il presidente dell’Istituto nazionale studi turismo equestre. «Servono dirigenti veri che sappiano declinare le esigenze economiche con quelle sportive e interagire con tutti gli attori».
Cesare Croce, presidente uscente della Fise, ha tenuto a precisare come il convegno fosse il punto di partenza per procedere con ulteriore slancio sul percorso iniziato anni fa. «Oggi la situazione contingente è ancora più grave è la chiamata a lavorare uniti è inevitabile». Croce ha anche auspicato la creazione di una sorta di confederazione che, senza invasioni di campo, superi vecchi dissapori».
Il giudice Maurizio Bruno ha poi spiegato come spesso in giuria ci si senta isolati dalle esigenze reali e siano necessari ottimizzazione e moralizzazione nel segno della qualità, altrimenti qualsiasi processo aggregativo risulta inutile.
Il senatore Antonio Tomassini, presidente dell’associazione parlamentare Amici del cavallo, ha auspicato di poter presto «sfilare il cavallo dalla catena alimentare» e ha voluto sottolineare il ruolo fondamentale del cavallo reale, non virtuale, inserito nella società con moltissimi ruoli.
Il cavaliere Vittorio Orlandi ha centrato il proprio intervento sulla necessità di una radicale trasformazione della formazione giovanile, che deve creare «cavalieri che non conoscano solamente la tecnica ma siano manager di se stessi, capaci di gestire la scuderia, il lavoro quotidiano e le competizioni, ma soprattutto i rapporti con i proprietari del cavalli, in quanto a conoscenza di elementi di psicologia, preparazione atletica, alimentazione e veterinaria».
L’intervento di Stefano Cardelli, incentrato sul turismo equestre ha evidenziato la necessità di un “sistema Italia” nel quale la federazione e gli enti devono entrare a far parte di sistemi turistici locali e ha ricordato che il mondo del cavallo è uno solo, al di là delle differenze. Sullo stesso tema è intervenuto anche Carlo Dettori, sottolineando l’importanza dell’equiturismo e delle ippovie in quanto a basso impatto ambientale.
L’allevatore Pierpaolo Ferilli ha denunciato il fatto che, nonostante l’Italia sia il Paese europeo con i maggiori contributi statali per l’allevamento equino, questi vadano dispersi, che si parla troppo poco di quello che c’è a monte di un cavallo, ovvero la sua filiera produttiva, e che c’è ancora molta ignoranza sulle normative comunitarie e sui finanziamenti che la Comunità mette a disposizione. «Pur nelle differenze – ha concluso – tra gli enti deve essere chiara la necessità di essere vicendevolmente “parte” anziché “controparte” per un lavoro comune nell’interesse del settore».
A Massimiliano Baroni, cavaliere di salto ostacoli, è toccato il compito di analizzare il mercato italiano, identificato come uno dei temi necessariamente centrali della nuova federazione, nella difficile relazione con proprietari e sponsor. Baroni ha inoltre proposto una separazione tra i programmi dedicati agli agonisti da quelli dei cavalieri dilettanti in quanto, nonostante la convivenza nell stessa “casa”, le problematiche tra i due gruppi sono assai diverse».





















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