Etologia: perché non esistono i cavalli-standard
COME GIÀ SOSTENEVANO alcuni antichi Maestri, i tratti di specie, comuni a tutti i cavalli, non impediscono a ciascuno di essi di avere il proprio temperamento e, in natura, di personalizzare i propri comportamenti affettivi, sociali o ludici. In scuderia, certi cavali divorano il loro pasto, altri lo mangiano senza fretta, certi si coricano per la siesta, altri sonnecchiano in piedi. Alcuni sono espansivi, altri vi dimostrano il loro affetto con modi più riservati.
Conoscere le abitudini e il temperamento di ogni cavallo e quindi essere in grado di cogliere i cambiamenti nel loro comportamento, può permettere di intuire con rapidità i primi segni di una malattia o di una intolleranza a qualche nuovo elemento presente nell’ambiente. Un piccolo segnale di fatica dopo una lunga uscita deve portare a calcolare con più attenzione la durata, il percorso, le soste e a fare attenzione alla natura del terreno.
Occorre anche, durante il lavoro, tenere conto del carattere di ogni cavallo. Certo il lavoro ludico (quello atto a stimolare l’attenzione e la creatività del cavallo - n.d.r.) permette di interessare tutti i soggetti, ma il cavallo linfatico non potrà, al contrario di quello iperattivo, apprezzare l’accumularsi di giochi che necessitano di un grande dispendio di energie fisiche. L’indolente e il pauroso devono essere valorizzati e ricompensati di frequente e il pauroso deve, nella fase iniziale del lavoro, fruire di molta dolcezza, di rassicurazioni e di un lavoro svolto nella calma più assoluta.
Il cavallo impaziente dovrà essere premiato soprattutto quando si sarà dato il tempo necessario per riflettere prima di buttarsi nell’azione a cuor leggero. Il soggetto distratto dovrà essere tenuto occupato attraverso esercizi brevi e variegati per trasmettergli il piacere di concentrarsi su ciò che avviene tra lui e il suo educatore.
Non si sviluppano le qualità fisiche e morali di ogni cavallo, ne se ne eliminano i difetti o le lacune adottando un programma o degli interventi tecnici standardizzati. Un vero uomo di cavalli non cerca mai di calare tutti i soggetti che segue in un unico sistema massificato. Egli cercherà invece di tirare fuori il meglio di ciò che ogni cavallo è in grado di fare. Ogni giorno saprà valutare il grado di difficoltà che può aggiungere a quello che è stato acquisito il giorno prima e che sarà differente per ogni soggetto o non sarà stato appreso con lo stesso metodo.
In ogni caso, vi sono degli aspetti del carattere sui quali si potrà agire, ma in maniera progressiva cioè nei confronti di alcuni atteggiamenti si può trovare una soluzione provvisoria, mentre per altri può essere definitiva. Si potrà rendere progressivamente fiducioso un cavallo molto pauroso, ma non si potrà (né si deve) cambiare l’abitudine di un cavallo il cui organismo abbia bisogno di sdraiarsi durante la siesta, o di un’altro la cui una energia fisica, superiore alla media, necessita di maggiori uscite dalla scuderia, o di un altro che desidera delle coccole frequenti ma brevi.
Non forzate mai la natura particolare di ogni singolo cavallo,perché farlo vi procurerebbe solo dei problemi.
DANIELE GOSSIN, francese, ha un master universitario in etologia e negli ultini quindici anni si è dedicata a studiare le attitudini dei cavalli. Questo brano è tratto dal libro "Ethologie. L'équitation naturelle e ludique" editore Vigot.