Endurance, una disciplina interessante....se
Ritengo l’endurance, una disciplina interessante e, se praticata con correttezza, può avere una forte valenza educativa e formativa. Tant’è che l’ho adottata come prima fase di avvicinamento alle competizioni nell’ambito degli iter formativi – interdisciplinari – che ho sviluppato nel corso degli anni presso le scuole di equitazione che ho diretto.
Purtroppo l’interpretazione attuale di quest’antica pratica equestre ne ha snaturati i principi originari: la velocità è divenuta l’elemento fondamentale di confronto, soprattutto nell’alto livello.
E’ evidente che questa prassi mette a dura prova la biomeccanica dell’equino sottoponendolo a rischi e conseguenze intuibili. Oltre a molti altri effetti collaterali nefasti.
Tralasciamo le penose vicende del doping, ripetutamente denunciate, e mai affrontate seriamente da chi ne avrebbe avuto competenza e autorità. Nemmeno gli inenarrabili episodi di morte di cavalli durante le competizioni, compreso in quelle minori, hanno sortito azioni concrete volte alla repressione e soluzione del triste fenomeno.
Una semplice osservazione.
Le gare motoristiche – automobilismo e motociclismo in primis – per antonomasia sono orientate alla velocità. Gli organismi di governo di tali attività sportive, col passare del tempo, hanno orientato i loro sforzi verso la ricerca della sicurezza, in senso ampio, a discapito della pura velocità. Una scelta di cui stanno beneficiando positivamente sia il mondo motoristico e i fruitori a tutti i livelli.
Come mai questo ragionamento di buon senso non è mai stato applicato nella disciplina dell’endurance?
Benvenuti tra i “cavalieri” autocentrati!