Elena e Parioli, momento di selezione sospeso tra passato e presente
Cento anni ! Un secolo, tanto tempo. E’ quello che intercorre, convenzionalmente, tra la nascita ufficiale del Turf Inglese e quello italiano. Un ritardo in partenza penalizzante che , apparentemente, ci ha privato di una sorta di know how che è per sempre rimasto nella cultura di quella che chiamiamo la madre patria del Turf.
Se noi osserviamo le vicende del Galoppo Italiano tenendo conto di questo gap iniziale , ebbene ci possiamo anche rendere ben conto di quanto , nel secolo che trascorre dal primo dopoguerra ai giorni nostri, la Cultura italiana del galoppo abbia in realtà detto di se stessa in maniera straordinaria e per un motivo su tutti : non ha copiato bensì ha implementato la lezione con un mix di intelligenza, passione e ingegno colto.
I cento anni che passano tra la creazione del Derby di Epsom, diciamo circa 105, e quello di Capannelle, il secolo che divide le Ghinee di Newmarket da quelli italiane significa un portato incredibile di esperienze, di cultura, di crescita economica e tecnica tale da spaventare qualsiasi sfidante. Di più : se volgiamo dirla tutta il ritardo italiano nei confronti dell’Inghilterra che fino alla prima guerra significa anche Irlanda affonda le sue radici in una frazione di tempo anche maggiore.
Giacomo primo si innamora di Newmarket magari per andare a caccia ma poi ne scopre e sostiene la valenza prettamente ippica. Siamo ad inizio del 600, il Turf inizia il suo cammino. Lo interromperà per un ventennio, quello della rivoluzione crownvelliana ma sotto quelle ceneri , quasi mahlerianamente, il fuoco continuò a covare con ardore cosi che la ripartenza fu immediata e i connotati ed i fondamentali del mondo del galoppo trovarono progressivamente costituzione.
La nascita del Jockey Club, i tre stalloni base, le royal mares, la organizzazione e lo spirito guida che si sostanzia nella magia della parola Selezione. Lo scopo ed insieme il mezzo che tiene in vita tutto il Turf. Le grandi prove base sono separate da un secolo ma lo spirito che le ha progressivamente indotte ha viaggiato anche un altro secolo almeno prima.
Un ritardo che dobbiamo registrare anche nei confronti della Francia ma minore anche se il Conte d’Artois, il primo grande ippico francese insieme al Duca di Gontaut Biron, meraviglioso libertino colto, operavano per gettare le basi del galoppo in patria già nella seconda metà del 700, feconda di iniziative anche in campo istituzionale . Dobbiamo ai due la regolamentazione delle corse e dell’allevamento come assoluto retroterra indispensabile anche culturalmente perché un Turf si possa affermare. Gontat Biron fu sodale , anche troppo, con Lord Bunbury , il vero stratega , tuttavia noioso, del turf britannico .
Mentre il Duca si abbeverava alla fonte di Bunbury, il Conte d’Artois iniziava in pratica a dar vita al fenomeno corse . Vero che la rivoluzione, oltre a decollare Gontaut Biron, chiaramente rallentò la fioritura del Turf francese ma il dado era ormai tratto e già in epoca Napoleonica e poi ancor dopo si galoppava eccome.
Che poi il Duca d’Artois sia diventato forse il peggior monarca della storia con il nome di Carlo decimo non lo priva della gratitudine degli ippici. Se non altro per aver salvato la pelle scappando come una lepre alle prime esecuzioni e tornando più ippico di prima. Un vero secolo è il vantaggio della Francia su di noi. Ebbene , vi rendete conto di quale miracolo abbia compiuto in campo ippico una nazione che si poteva definire tale istituzionalmente solo dal 1861 ?
Dagli anni 70 si cerca la strada per una architettura insieme tecnica, di selezione, di programmazione ed anche istituzionale. Lo si deve alla nascita del Jockey Club e prima anche degli Steeple Chases , un momento che si giovava del terreno in parte fecondato già dagli quaranta e cinquanta.
Quindi Andreina arriva circa cento anni dopo Diomed che , per i colori neanche a dirlo di Lord Bunbury, vinse il primo derby di Epsom.
Allo stesso modo Madree e Gostaco, significativamente con la giubba di un gigante come Felice Scheibler, arrivano quasi 95 anni dopo i primi laureati delle Ghinee di Newmarket. Tutti, nel mondo, se non hanno copiato si sono almeno ispirati alla costruzione del Turf creata in Inghilterra, ancor più nel modellare il percorso di selezione ovvero la programmazione delle corse. Magari cambiano un po' i nomi ma non la sostanza. Soprattutto identica, nel nostro paese, fu la matrice culturale ed intellettuale e lo dimostra il fatto, solo per fare un esempio, che i primi trenta, circa, laureati di Capannelle nel Derby furono allenati e montati da professionisti esteri, al 90% inglesi. Siamo prodotto della scuola inglese anche nella mentalità, lo siamo stati almeno fino a quando, diciamo dagli anni novanta anche il Turf , caduti i confini ideali, è diventato un unico villaggio globale, ovviamente con identità che vengono mantenute.
Oggi anche il nostro Turf dovrebbe essere cittadino di questo ideale villaggio globale, avere una visione e cultura cosmopolita e mercuriana. Forse la si ravvisa in molti ma ancora in tanti prevale una lettura troppo identitaria. Ripiegarsi su se stessi potrebbe essere la scelta deleteria. Viaggiare in mare aperto è rischioso ma è l’unico modo per vivere il grande Turf. Oggi come cento anni orsono e come ci hanno insegnato, Scheibler, Ginistrelli, Tesio , De Montel, i fratelli Crespi, Mantovani, Visconti e tutti i meravigliosi ippici del dopoguerra, il secondo.
Ora possiamo forse in parte renderci conto di che cosa hanno rappresentato le nostre Ghinee, esatto il Parioli e il Regina Elena, le 2000 e le 1000. Un momento di inevitabile selezione per spiccare il volo verso altri momenti di selezione classica e tutte insieme le corse importanti sono state viste e recepite sempre come momento di verifica per accettare lo scontro anzi il confronto là dove si faceva la grande selezione ed i teatri li conosciamo bene tutti.
Anche Elena e Parioli, molto diremmo, hanno contribuito a questa ricerca selettiva . Sono stati traguardo importate, desiderato, certo non come il derby che resta un unicum indescrivibile ma certamente sono stati una meta assolutamente importante, un passaggio strategico della nostra selezione. Che ha trovato il suo grande periodo in quella che si potrebbe chiamare la nostra prima golden age del turf italiano, gli anni che vanno dal 25 alla guerra mondiale. Un fermento ed un fervore che si rinnovò quasi miracolosamente anche nei 20 anni successivi al 45. Un seme culturale che si seppe dotare di profonde radici, forti e resistenti, capace di consentire continue fioriture come quelle che scandirono gli anni 70 ed 80 e furono rinnovate ancora nei 90 e ad inizio 2000 quando purtroppo , forse, la direzione di marcia e la velocità hanno subito un arresto o un rallentamento.
Prima che sia troppo tardi , la nostra Cultura deve riappropriarsi dei fondamentali del Turf , riconnettersi e trasmetterli nuovamente alle generazioni in essere al giorno d’oggi anche se la sfida appare quasi impari. Chi, tuttavia avrebbe immaginato, che il Turf italiano, per definizione di seconda fascia, sarebbe stato capace di creare eccellenze come Apelle, Ortello, Cavaliere d’Arpino, Crapom, Donatello, Nearco , Niccolò dell’Arca, Orsenigo e non solo e in soli 15 anni? E’ stato possibile grazie alla Cultura che è la stessa che ha preso per mano, idealmente, le nostre due Ghinee , edizione dopo edizione e ne hanno fatto un trampolino prezioso di lancio. Ne fu talmente convinto il Mago di Dormello che, alle sue femmine che stimava buone, dopo l’Elena dava anche il Parioli ( allora erano separati) per la controprova assoluta. Solo allora potevano guadagnarsi in razza la attenzione totale ovvero la scelta di stalloni importanti.
Dunque Parioli ed Elena come momento di selezione prima che istante di partecipazione, gioia, emozione, gesto agonistico sublime. Nogara e Delleana diventarono le madri di Nearco e Niccolò dell’Arca la prima e di Donatello la seconda. Per il Soldo dei fratelli Crespi Archidamia fu genitrice di Arco un derbywinner figlio di una vincitrice di Derby. Mirabile. E cosi via con Jacopa del Sellaio, Bernina , Astolfina , Saccaroa e quelle che , provando furono magari seconde come Tokamura e Tadolina con da ultima Aranvanna.
Già e i maschi ? Potrebbe bastare un solo nome : Nearco che sconfisse di sei lunghezze Peligno ma ce ne sono anche tanti altri che dal Parioli hanno spiccato il volo ed in ogni stagione . Se cominciamo dalle edizioni più recenti in Al Rep rinveniamo uno dei campioni di Hong Kong, in Worthadd il cavallo capace di succedere a Bonconte nel doppio Parioli – Derby prima di contrastare Canford Cliffs nelle Lockinge.
In Senlis e Golden Titus ravvisiamo cavalli che hanno dato eccellente linea all’estero, in Ramonti un fuoriclasse che perse si il derby di un nulla ma poi andò a siglare Queen Anne, Queen Elisabeth, Sussex e Hong Kong. Nato e allevato in Italia e figlio di stallone italiano.
Fu splendido Le Vie dei Colori che sconfisse Prince Kirk ed entrambi sono stati campioni a livello di grandi prove europee.
Hanno vinto il Parioli campioni a tutto tondo come Pelder, Misil, Sikeston espressione di una valenza notevole conferita alla nostra corsa. Come Fatusael e Ovac figli di stalloni italiani che dissero di se stessi al meglio in contesti elitari, Fatusael cedendo solo a Trillion, Ovac vincendo le Diomed e piazzandosi in Queen Anne, gestione prima di Ubaldo Pandolfi e poi di Henry Cecil. Mannsfeld vinse dopo il Parioli anche l’Adam a Saint Cloud, Ciacolesso e Bauto si piazzarono in buoni contesti francesi, Botticelli , penultimo gioiello di Federico Tesio, fu immenso fino a vincere la Gold Cup , Macherio ecco un altro grande campione, gigantesco è stato Niccolò dell’Arca e Crapom ci ha dato persino l’Arco di Trionfo.
La corsa che fu anche di Ortello e poi di Nuccio, di Ribot due volte, di Molvedo, di Prince Royal, di Tony Bin e di Carrol House, giusto per rinfrescare parzialmente la memoria. Per un Turf che si è mosso tra i cento e 200 anni dopo i maestri non è poi male. Se poi diamo uno sguardo anche all’albo d’oro dell’Elena , oltre a quelle già citate, ecco anche Angela Ruccellai che poi fu madre di Appiani, ecco Rossellina la sorella di Ribot poi madre di Ruysdael, perché tutto torna nel Turf. Ecco ancora appunto Tadolina che seppe finire seconda di Silly Season nelle Champion e che è stata madre di due campioni come Tierceron e Tratteggio.
Come non citare la superba La Zanzara , cammeo di Luigi Regoli, che dopo l’Elena e il posto d’onore nelle Oaks di Orsa Maggiore fu capace di vincere ben quattro pattern negli States. Un percorso che è stato simile per Silver Cup ma prima ancora sono state splendide internazionalmente cavalle che dall’Elena hanno spiccato il volo come Miss Secreto, Atoll e da ultimo Wakanaka.
Quando domenica 28 aprile il rito tornerà a compiersi e congiuntamente con la disputa di entrambe le nostre Ghinee , ebbene avviciniamoci tutti alle due corse con il dovuto rispetto ed insieme con quel senso di partecipazione che soltanto chi possiede le stimmate della vera passione può permettersi !