Cavallo2000 si rinnova nel solco della tradizione
La chiamano ‘distruzione creativa’. Se crei, non puoi non distruggere. Inevitabile, si dice. Anzi necessario, si ribadisce. Senza, il futuro stesso, arrivano a dire, si accartoccia in patetica illusione. Un modo davvero faticoso di stare al mondo: la morte come prezzo della resurrezione, la resurrezione come risarcimento della morte. Pare, e chissà se è solo una sensazione, di sentire echi che vengono da un lontano che, facciamocene una ragione, non sarà mai disvelato in tutto il suo mistero. Ma fermiamoci qui, altrimenti ci imbarchiamo in tutta un’altra storia. Distruzione creativa, dunque. Se fosse solo gioco di parole, apprezzeremmo la capacità immaginifica di chi l’ha inventato. Ma pare che non sia un gioco. Pare che proprio così funzioni l’economia di mercato e, quel che è peggio, sembra non poter funzionare altrimenti, pena lo sfacelo di ogni libertà. E, al riparo della sua indiscutibilità, si fa volubile e volatile come più le pare e piace. Noi, invece, nel nostro piccolo, ci prendiamo la libertà, con tutto il rispetto per Schumpeter, di non essere d’accordo con il concetto, e men che meno con la pratica, di distruzione creativa. A dirla tutta, la pensiamo come Lavoisier: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Sarà perché diffidiamo di ogni forma di rottura radicale; sarà per quel residuo di Illuminismo che permane in noi e al quale siamo molto affezionati, fatto sta che la pensiamo così. Esattamente così. Prendete, tanto per fare esempio, questo nostro giornale: Cavallo2000. Quindici anni fa sapienza giornalista e passione per il cavallo si fondono e si ridefiniscono in una forma, inedita per l’una e par l’altra, chiamata Cavallo2000. Oggi, quindici anni dopo, non ci passa neanche per l’anticamera del cervello di annunciare ‘Cavallo2000 è morto, viva Cavallo2000’. Cavallo 2000 resta quel giornale vivo e vegeto che è sempre stato. E se da oggi cambia forma è proprio perché nel corso della sua stessa storia che si sono formate, fase dopo fase, le condizioni che rendono naturale la sua trasformazione. La quale, per compiersi, per essere atto di ri-creazione, non ha imposto il martirio di sé. Perché la sua storia non è zavorra, ma patrimonio. Cavallo2000, dunque, si rinnova nel segno della continuità. In questi quindici anni di vita molte cose sono successe e altrettante sono cambiate nel mondo dei cavalli ed in quello della nostra redazione. Molte voci si sono unite alle nostre portando aria nuova e nuove proposte e molte rubriche che troverete in evidenza nella nuova on page della nostra testata sono nate anche grazie alla loro collaborazione. Quindici anni sono meno di niente per declinarli in storia, ma abbastanza, però, per prendere le misure alla strada fin qui percorsa. Sappiamo di essere una voce nel mondo del cavallo. Ascoltata, sostiene qualcuno. Forse. E però, se la quantità di contatti che registriamo giorno dopo giorno ha un senso, è probabile che possa esserci del vero, in quell’ “ascoltata”. Va bene così, ma non basta. C’è ancora da fare, da sperimentare. Abbiamo sempre cercato di mettere fatti, notizie, commenti e opinioni al servizio della promozione e divulgazione della cultura del cavallo. Questo è stato, e resta, il presupposto di Cavallo2000: un’ottica dichiaratamente di parte. Ben sappiamo quanto possa essere scivoloso, in generale, il termine ‘cultura’. Abbinato poi alla figura del cavallo, rischia, per quanti sforzi possa fare la parola scritta, di disperdersi quasi allo stato gassoso, anche tra chi, noi per primi, ha assunto il cavallo come figura paradigmatica della più ampia, e drammaticamente contraddittoria, relazione uomo-ambiente-natura. Questo vuol dire, e sta qui il tentativo che vogliamo fare, che la parola scritta ha bisogno di essere sostenuta e amplificata da una sponda capace di rilanciare l’immediatezza della complessità, che non esitiamo a definire ‘esistenziale’, del cavallo. Che fare, dunque? Siamo sempre più convinti che Cavallo2000, debba essere uno spazio aperto a tutti coloro che, attraverso testimonianze-video, intendano dare voce e immagine alla propria esperienza di vita vissuta con il cavallo come pratica di una etica capace di restituire all’uomo il riconoscimento della sua stessa ‘naturalità’ e al cavallo il ruolo che da millenni ricopre nella storia e nella cultura umana. Questo per il momento. Per un futuro molto prossimo…ci stiamo attrezzando per imprimere ulteriori impulsi alla ri-creazione.