Winston Churchill giunto in volo da Copenaghen accarezza il suo Colonist II dopo la vittoria delle Lowther Stakes a Newmarket
Amarcord... Quel grigio che stregò Churchill
NEL 1951, in una lettera a un amico, la moglie del grande statista Winston Churchill scrisse di non comprendere come il marito potesse aver avuto l’idea di acquistare un cavallo di galoppo. Clementine riteneva che fosse un incomprensibile colpo di testa, visto che il marito “prima dell’acquisto di quel cavallo non aveva quasi mai assistito a una corsa”.
In realtà la passione di Churchill era ben radicata nelle tradizioni familiari. Il nonno di Winston, Leonard Jerome, fu un grande sostenitore del turf negli Stati Uniti e il padre Lord Randolph, fu titolare di una importante scuderia di oltremanica, proprietaria, tra l’altro, di L’Abbesse de Jourrare vincitrice delle Oaks del 1889.
Winston stesso cominciò presto a montare a cavallo nella scuola di Brighton e si mise in evidenza in corse di galoppo, anche in siepi, durante gli anni in cui prestò servizio militare, divenendo uno dei giocatori della squadra di polo del suo reggimento in India.
Neppure la sua carriera politica fu esente da qualche contaminazione ippica: fu proprio lui a ipotizzare, da Cancelliere, la tassazione delle scommesse. Alla fine dell’annata di corse del 1926, infatti, in seguito a una proposta di Churchill venne introdotta in Inghilterra una imposta sulle giocate ippiche: 2% su quelle effettuate sul campo, 3,50% su quelle fuori ippodromo.
La reazione fu immediata. In un Paese dove la scommessa ero lo “sport nazionale” e i bookmakers una vera e propria istituzione, non poteva essere altrimenti.
Dopo una riunione tenuta a Windsor, i bookmakers inglesi decisero di scioperare in massa. Le corse di quell’annata videro una riduzione drastica delle scommesse e dell’afflusso di spettatori agli ippodromi e l’introito, dovuto a quella imposta, per le tasche dello stato britannico fu la metà di quanto preventivato.
L’acquisto di Colonist II – questo era il nome del grigio purosangue francese il cui arrivo tanto aveva irritato la moglie di sir Winston – non fu un insensato colpo di fulmine, sebbene le sue prime corse in suolo inglese non avessero dato esiti positivi a causa di un carattere a dir poco ostinato. Fu il trainer Nightingall a trovare una efficace “comunicazione” con quel cavallo dallo spunto stentato ma dalla resistenza indomita. Da quel momento Colonist II si guadagnò un buon numero di vittorie e la fama di cavallo dotato di grande coraggio.
Entusiasmante fu la sua vittoria alle Lowther Stakes a Newmarket, conquistata battendo sul filo del traguardo Piume II di proprietà dell’Aga Khan e montata dal già temutissimo, seppur quindicenne, Lester Piggott.
Winston Churchill, arrivato in aereo dalla Danimarca, assistette dalla tribuna, Non scommetteva mai ma, mentre scrosciavano gli applausi, disse a Lord Sefton: “Stavo calcolando quanto avrei guadagnato se avessi puntato sul mio cavallo…”. Tasse escluse.