Amarcord... C'era una volta l'Omnium
Torna domenica a Capannelle una classica dal profumo antico, data di nascita 1879. Fino al 1955 aveva la denominazione di Omnium, che ne inquadrava la sua funzione di confronto intergenerazionale. Aprì l'albo d'oro la Francia con Macedonie, cinque stagioni più tardi – è il 1884 – ecco la regale Andreina prendersi la scena e replicare dodici mesi dopo. Due volte ma non in annate consecutive vinse Sansonetto mentre il doppio a seguire fu realizzato da Marcantonio e Tarantella, nelle prime quattro edizioni del Novecento. Nel 1924 Scopas vi si sarebbe rivelato un cavallo di livello internazionale. Infatti andò a vincere la Coupe de Maisons Laffitte e replicò nel Grosser Preis a Baden Baden.
Anno importante il 1930 nella storia dell'Omnium, con il nome dorato di Cavaliere D'Arpino, per Tesio il più grande dei suoi allievi. Effimero quanto imbattuto, solo cinque corse e cinque classiche tra cui appunto il prix primaverile a Roma sulla distanza. E' il 1934, l'Italia del calcio con Vittorio Pozzo c.t. si appresta a vincere il mondiale in casa. L'Omnium lo vince Pilade, un gran buon cavallo. Quando perse trovò in Crapom un rivale troppo forte (un futuro vincitore dell’Arc). Altro soggetto importante nell'albo d'oro della classica di Capannelle, Bellini, un altro dei top tesiani. E' il 1941 quando il dormelliano s'impone. Quel giorno il senatore decise di dargli via libera, non schierò Niccolò Dell'Arca, la stella della scuderia che a San Siro finiva sempre davanti a Bellini.
Sette anni dopo ecco Tenerani, gran cavallo, non amato molto dal genio piemontese per il suo aspetto fisico sgraziato ma è un purosangue che si rivaluterà nel cuore di tutti i tifosi della giubba biancorossa con croce di Sant'Andrea perchè diventerà uno straordinario e infallibile cavallo da Coppe, firmando poi il capolavoro come sire di Ribot. Prima che l'Omnium passi il testimone al Presidente della Repubblica ecco un altro acuto, un campione come Nuccio. Creazione della famiglia Berardelli, Nuccio sarà venduto all'estero. E per la casacca di raso verde e rossa dell'Aga Khan dopo Roma trionferà nell'Arc.
E' il 1951, poi nel 1956 la corsa cambia denominazione. Non perde il fascino, però, continua a snocciolare la sua corona di assi del galoppo. Ecco il 1957 e un cavallo indistruttibile, Tissot, sempre sul pezzo di stagione in stagione. Da stallone diventerà un ottimo padre di fattrici. Il 1970 propone un “signor presidente” in Hogarth, che andrà a farsi onore in Inghilterra, terzo nelle King George. Altro cavallo solido, partito dal Derby, si rivela competitivo a livello internazionale e dura diverse stagioni senza flettere. Sarà ottimo in razza trasmettendo stamina ai suoi eredi. Pure dormelliano di metà degli Anni Settanta è Mannsfeld, fascinoso, plastico nel suo galoppare. Dopo la proménade romana andrà in Francia a vincere il suo gran premio all'estero, il Prix Eugène Adam. Un lampo improvviso, quando questo prodotto di Bolgheri appare a Capannelle e seduce come Brigitte Bardot.
Sembra un ritorno di fiamma di Dormello prima di un passaggio d'epoca declinante rotto solo da un altro Presidente's-winner come Maffei. Vedete come l'albo d'oro di una grande corsa contenga anche i semi di quei cicli che hanno riguardato le grandi scuderie. Oggi, ad esempio, la passione del marchese Incisa della Rocchetta è premiata da nuovi risultati preziosi, capace di rilucidare una storia di successo e di raccontarla anche alle giovani generazioni.
Riprendiamo il racconto di questo ex-glorioso Omnium. Nel 1977 il sor Federico Regoli declina nell'appuntamento capitolino di maggio, che fa da contraltare al Derby, uno dei colpi di coda di una formidabile militanza nel turf, prima da fantino poi da trainer. E' un laureato del Parioli, il bellissimo Capo Bon. I Settanta fanno calare il sipario con due performer di tempra come Stone e Rolle, 1978 e 1979 li vedono al proscenio nel Presidente. Bater nel 1984 vince un po' a sorpresa, lottando come piace alla gente. E il competente pubblico romano lo ricompensa di applausi generosi, a scena aperta, e l'abbraccio in premiazione. Una corsa di un purosangue che ha commosso ed emozionato. Con lo stesso stupore di ogni volta che i cavalli del vecchio caro Omnium tornano al tondino per un'altra edizione, nell'incanto fiorito di Roma a maggio.