Cavallismo, la pittura ha un nuovo ''movimento''
IMPRESSIONISMO, espressionismo, dadaismo, astrattismo. E poi cubismo. E poi paesaggismo. E poi nature morte, nature vive, nature in coma, nature che campicchiano così e così. E poi c’è quello che inferocito squarcia la tela. E poi c’è quell’altro che prima si fa prendere la fissa per il colore blu, poi quella per il rosa, poi non ci capisce più niente, va in tilt e mette il naso al posto dell’occhio, la bocca al posto di un orecchio, il piede al posto della fronte, mentre la parte più esplosiva della sua incontenibile creatività è compressa da un irrisolvibile dubbio: mettere il "lato B" al posto del tallone o dell’ascella?
Poi c’è quell’altro ancora che, quando alza un il gomito, il che gli capita più sempre che spesso, medita feroce vendetta contro le donne dipingendole con il collo tirato come un elastico, su cui sormonta testoline essiccate che ricordano tanto quelle con cui i pigmei del Borneo impreziosiscono gli ornamenti da indossare nelle feste comandate. Insomma ognuno fa come gli pare. E il come gli pare di ognuno lo chiamano arte. Se le cose stanno così, devono essersi detti, perché noi no? Proviamoci, hai visto mai. Ci hanno provato e pare che i loro quadri, messi in vendita on line, vadano niente male. Chi sono i ‘perché noi no’? In America cominciano a saperlo in parecchi: sono i cavalli di Cheryl.
CHERYL WARD è una ragazza americana a cui piace molto dipingere. Colori e pennelli sono l’ambiente naturale nel quale realizza l’immediatezza delle sue espressioni. Certo, per il momento non aspira a mostre personali nelle più importanti gallerie d’arte del mondo, però, siccome ha del talento, un giorno…chissà…forse. Ma i quadri non sono il solo modo che Cheryl ha scelto di stare al mondo. Ne ha anche un altro, che è fatto da una di quelle passionacce che, quando ti capita fra capo e collo, non te ne liberi più per il resto dei tuoi giorni: i cavalli. Ne ha cinque ed è con loro che vive in un piccolo ranch, dove il giorno se ne va fra pittura e cavalcate.
Un giorno accade quello che Cheryl non avrebbe mai immaginato. Stava, come al solito, dipingendo all’aperto mentre i cavalli, come al solito, brucavano ognuno per i fatti propri.
Ad un certo punto Romeo, il cavallo più anziano, passo passo, le si avvicina e comincia a gironzolarle intorno. Si ferma, guarda la ragazza, poi fissa con attenzione i movimenti del pennello sulla tela, annusa la tavolozza dove si mescolano i colori, dopo di che, come se avesse assistito allo spettacolo più desolante di questo mondo, se ne torna alla sua occupazione principale, sconcertato dall’ennesima prova di come gli umani abbiano una vocazione speciale a fare cose incomprensibili. Ma ecco che, dopo una ventina di minuti, Romeo si rifà sotto. Si accosta alle spalle di Cheryl come se stesse meditando un agguato e, calcolata la giusta distanza, allunga una musata proprio su gomito della ragazza che, in quel preciso momento era impegnata in un passaggio essenziale della rappresentazione che stava componendo. Il pennello gratta sulla tela e quello che ne viene fuori è un guazzabuglio di colori davvero indigeribile.
NON BASTA. Romeo addenta uno straccio da terra e ce lo strofina sopra. La tela è da buttare. Cheryl è fuori di sé. Se avesse la lampada di Aladino adesso esprimerebbe un solo e unico desiderio: trasformare quel monumentale teppista a quattro zampe in una lunga, lunghissima catena di salsicce. In preda ad una furiosa rabbia Cheryl alza il livello dello scontro. Prende un’altra tela, la monta sul treppiedi, imbeve uno straccio di colore, lo ficca in bocca a Romeo e lancia la sfida: avanti fallo di nuovo, fammi vedere che sai fare. Sembra che Romeo non aspetti altro. Picchietta con insospettata leggerezza lo staccio sulla tela, poi parte da un angolo e scende in obliquo verso quello opposto, poi, roteando il muso, forma un cerchio proprio al centro. Bravo! Cheryl sta per prendere la tela per sfondargliela sul muso, quando…un momento…però…questi segni sembrano intrisi di una casualità, come dire…pensata.
Ma no! Che sciocchezza. E però il dubbio le gorgoglia dentro come un brontolio dello stomaco. Prende un’altra tela ancora, offre di nuovo a Romeo lo straccio intriso questa volta di altri colori e il cavallo riproduce esattamente gli stessi, identici segni impressi sulla prima tela. Sicuramente una fortuita combinazione. Il fatto, però, è che da quel giorno le fortuite combinazioni si sono ripetute con sempre maggiore frequenza. E il fenomeno è stato pure contagioso, perché gli altri quattro cavalli non hanno voluto essere da meno nel misurarsi in questo nuovo gioco. Insomma, per farla breve, oggi Cheryl ha messo su il suo il suo piccolo atelier con cinque ragazzi di bottega un po’, diciamo così, originali. I quali, grazie alle vendite, modeste ma sufficienti, dei loro quadri, hanno trovato il modo di alleggerire il loro peso sul bilancio famigliare. Il che non è poco in epoca di bambacioni.