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Non mi piacciono i tributi post-mortem, preferendo di gran lunga i tributi in vita; tanto più quando il contributo della persona cui mi riferisco avrebbe avuto una portata tale da migliorare drasticamente la situazione in essere nel complicato e variegato mondo equestre; un miglioramento a 360° a beneficio soprattutto di chi ne ha più bisogno, i più fragili: i cavalli, appunto. Incompresi, usati, mistificati all'inverosimile. Ma anche a beneficio nostro, in termini di conoscenza, prassi e apertura mentale (e forse anche del cuore).
Alcune settimane fa ho pubblicato su questa stessa rivista un articolo, in cui raccontavo di come io e il mio cavallo Green Spirit siamo approdati, dopo tanto peregrinare, al Friendship Training di Chuck Mintlaff. Quest’introduzione era doverosa, essenziale per far conoscere le premesse e le forti motivazioni che mi hanno spinto ad abbracciare una strada nuova, completamente differente da tutte le altre conosciute....
Dopo la pubblicazione dell’articolo scritto per Cavallo2000 in cui presentavo la Friendship Training di Chuck Mintzlaff alcuni lettori mi hanno scritto, anche se in termini diversi, sulla medesima tematica: la difficoltà ad orientarsi e discernere di fronte al mare magnum delle tante informazioni che si incontrano soprattutto in rete. E così, magari dopo qualche brutta esperienza, sottolineavano il fatto che spesso quel che appare… non corrisponde poi al vero. Insomma, le parole (e i video) non corrispondono ai fatti.
La storia che sto per raccontare inizia come molte altre, ossia: mi vogliono “regalare” un cavallo!
Sì, di quelli che oramai non possono più correre, i così detti fine carriera. Ma che importa!
Nel caso specifico un trottatore che, con la crisi del settore degli ultimi anni, è davvero un avvenimento comune. Ma pur sempre mi vogliono regalare un cavallo, anzi, non un cavallo, il cavallo dei sogni.
Riepilogo delle puntate precedenti.
Qualche tempo fa scrissi una serie di articoli tra loro correlati e sequenziali per Cavallo2000. Nei primi mi sono inoltrato, principalmente, nel concetto di Amicizia (ormai sappiamo di poter utilizzare il termine senza tema di antropomorfizzazioni) tra e per i cavalli;Avete presente quando, dopo tanti sforzi e fatiche, si comincia a pensare di essere arrivati a un buon punto del proprio percorso e, per così dire, a capirci davvero qualcosa? Magari anche con un po’ di compiacimento e soddisfazione? Insomma, finalmente siamo sulla strada giusta!
Se la risposta è sì, si può anche immaginare cosa si prova quando, d’un tratto, qualcosa o qualcuno ti fa crollare tutto quello che avevi pazientemente costruito come un castello di carte. E ti poni nuove domande e nuove questioni che prima non esistevano.
Veniamo ai fatti.....Date le premesse delineate seppur succintamente nelle due parti precedenti, è lecito chiedersi se e come è possibile instaurare un rapporto di amicizia e comprensione reciproche tra umano e cavallo. Scopo di questo lavoro non è quello di dare risposte definitive, semmai di far sorgere altre domande su cui ragionare, sempre nell’ottica di un miglioramento del benessere equino a 360° e, quindi, anche della nostra relazione con loro...
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