Un regalo al pubblico di Vincennes: fiande di cavalli
SFACCIATA E INNOCENTE, per il bambino è la parola più buffa del mondo. Buffa e importante, perché indica un sacco di cose. Parola passe-partout che apre il mistero dei significati. Per una serie di ragioni, troppo lunghe da spiegare qui, il bambino avrebbe diritto alla esclusiva di questa parola. Ma così non è. Il raffinato intellettuale gliela scippa e ne fa il fiore all’occhiello dei suoi vezzi nazional popolari. Ad essa, fra uno sbadiglio annoiato e una grattatina in punta di mignolo all’orecchio, affida tutta l’espressione del suo sublime disprezzo verso l’ordinaria mediocrità dell’esistente, indegna al cospetto dell’inarrivabile complessità del suo pensiero.
Cacca. Eccola la parola simbolo con cui il bambino scopre e l’adulto seppellisce. In natura ce n’è grande e variegata molteplicità. Ma una in particolare è balzata nei giorni scorsi agli onori della cronaca. E’ accaduto l’11 aprile scorso all’ippodromo parigino di Vincennes, dove il gentile pubblico ha trovato un ancora più gentile cadeau: cacca di cavallo in sacchetti dono. Ma siccome l’esprit de finesse non consente che si dica cacca, diremo fiande di cavallo. Lì per lì l’originale iniziativa ha smosso, si capisce, sorrisetti imbarazzati, disorientamento divertito, battute a raffica.
Giusto, normale. Ma una letterina di accompagnamento spiegava che non si trattava di goliardia a scoppio ritardato e neanche di carnascialesca allusione alla rispettabilità del pregiato pubblico. Al contrario, la direzione dell’ippodromo aveva pensato di fare cosa utile, e perciò gradita, perché quella roba lì è, scientificamente provato, una mano santa per la concimazione del giardino di casa.
Non avete un giardino? Non importa. Avrete senz’altro sul balcone, sul bordo della finestra un vaso di fiori. Bene! Mescolate questo ben di dio con la terra e restituirete ai vostri fiori, alle vostre piante i lussureggianti colori della loro condizione in natura. E poi, questa roba qui non è che la trovate ovunque: è produzione doc. I nostri campioni, quelli che vedete correre in pista e vincere la producono con processi naturali, senza manipolazioni genetiche. Natura produce natura. Dal produttore al consumatore.
Ma c’è, ed è bene non nasconderlo, un’altra ragione che ha fatto venire questa idea. I nostri campioni ne producono in abbondanza di questo materiale. Raccoglierlo per buttarlo via costa mica poco. Ci vogliono soldi per trasportarlo. Insomma un costo e uno spreco. Lo capisce chiunque che pagare per sprecare è proprio un controsenso. Di qui la pensata.
Vi è piaciuta? Il pubblico ha apprezzato. Fra tanto consenso c’è stata, però, una nota stonata. Sembra che un frugoletto, per quell’insopprimibile bisogno di conoscenza fatto di ‘toccare per credere’, cantilenando ‘cacca cacca’, si sia fiondato per ficcare le mani dentro un sacchetto. La madre l’ha placcato afferrandolo per un braccino. Qualcuno giura che non avrebbe esitato a staccarglielo se non fosse intervenuto il padre. Fra i due giovani genitori c’è stato un scambio di battute. Lui: ‘Ma lascialo fare. E’ natura”. Lei: “Lo vedo. Spiccicata a te”. Più tardi li hanno visti uscire dall’ippodromo abbracciati come due fidanzatini con il pargolo che trotterellava due passi avanti trascinando il conquistato sacchetto. Lei aveva in borsa la vincita della scommessina fatta dal marito. La natura porta bene.





















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