Turismo equestre e ippoterapia
i cavalli nel futuro del Lazio
MALGRADO IL NUBIFRAGIO, che per l’ennesima volta ha mandato in tilt la Capitale, c’era molto pubblico, ieri alla Pisana, per il convegno organizzato dal Consiglio regionale sul tema Il Lazio e il Cavallo – Tradizione e futuro.
Al centro dell’incontro, la proposta di legge 192/2011, chiamata a regolamentare turismo equestre e ippoterapia: presentata in aprile, potrebbe arrivare ad approvazione già nei primi mesi del 2012, se non – come prevede il presidente del Consiglio regionale Abbruzzese, già a fine gennaio.
Segno questo di un interesse profondo e condiviso sulle tematiche in questione: da una parte il turismo equestre come ulteriore opportunità di sviluppo del settore in una terra come il Lazio, ricchissima in cavalli e spazi aperti e, dall’altro lato, la necessità di dare una cornice normativa alle attività e terapie con gli equidi, così da garantire gli utenti e gli operatori.
Con i rappresentanti istituzionali, a partire da Giancarlo Miele, primo firmatario della proposta di legge, c’erano i presidenti di Fise Lazio, Brunetti, e di Fitetrec Ante Lazio, Silvestri. Per le associazioni impegnate nelle attività e terapie con il cavallo, c’era L’Auriga Onlus.
Sul versante politico, si registrano l’impegno condiviso per l’approvazione della legge e l’auspicio di una successiva valida applicazione sul territorio, oltre all’annuncio del possibile inserimento dell’ippoterapia tra i servizi sociali che verranno riorganizzati con la nuova legge (oggi proposta di legge 226/2011): ne ha parlato Maurizio Perazzolo, presidente della Commissione Lavoro, Opportunità, Politiche giovanili e Politiche sociali.
LE RELAZIoNI hanno spaziato sui tanti aspetti dei due temi-cardine della proposta di legge, turismo e “sociale”, declinati in chiave equestre. Tutte hanno ricordato il profondo legame tra uomo e cavallo, molte hanno plaudito al clima di collaborazione in cui il testo della legge è andato sviluppandosi, alcune hanno sottolineato la necessità ormai matura di regolamentare quanti operano di fatto nel settore socio-sanitario, spesso professionalmente ma senza garanzie o riconoscimenti di legge. Fondamentale – sottolinea la consigliera firmataria Mandarelli – che dopo l’approvazione si garantisca alla legge l’applicazione sul territorio.
Sul turismo si è evidenziata la scarsa visibilità e la frammentazione dello specifico equestre nel Lazio, che pure ha in Italia il maggior numero di cavalli (con Roma come prima provincia italiana per cavalli presenti e ben sette razze autoctone). Questo, a fronte delle moltissime possibilità offerte dal territorio: ippovie già esistenti, strade storiche dalla Francigena alla Clodia, territori dalla fortissima cultura tradizionale equestre (la Maremma con i suoi butteri), il Carnevale romano, l’enogastronomia. Di tutto di più, ma in modo ancora inorganico: con una ormai necessaria progettualità, una risorsa primaria per l’economia regionale. Nota polemica da una signora del pubblico: un territorio splendido, peccato che si continui a parlare di discariche, presenti e future…
SUL VERSANTE sanitario si è anche parlato della riduzione dei costi sociali attraverso l’attività equestre proposta a giovani a rischio di patologia psichiatrica e, in contesti più “normali”, della funzione preventiva della relazione con il cavallo nell’ambito del disagio, prima che la persona fragile “scivoli” in un quadro patologico. Esemplificativo il breve video sull’esperienza svolta nel Centro L’Auriga: un giovane inquieto impara grazie al cavallo a riconoscere le proprie esigenze rispettando quelle di chi gli sta intorno. Un esempio di comunicazione "etologica" ispirata ai cavalli e perfettamente sovrapponibile a quella umana.
L’aspetto relazionale ed etico dell’attività equestre è stato ben sottolineato anche dalla consigliera firmataria Rauti, che ha ricordato, citando Carta Modena 2002 sulla “pet-relationship”, il “debito ontologico” che in qualche modo noi umani abbiamo verso gli animali, nel momento in cui li impieghiamo per il nostro benessere. Importante anche la distinzione tra attività terapeutiche e non, comunque e sempre da integrare per il benessere della persona.
Bilancio dell’incontro: buone intenzioni e buone prospettive. Adesso si rimane a guardare.