''Tagliare gli ippodromi, un errore colossale''
Caro Direttore, leggo sulla agenzia giornalistica Agicos un interessante sevizio sull'andamento dei giochi nel 2012, che hanno raggiunto la rilevante somma di 85,7 miliardi. L'ippica si è fermata ad 1 miliardo pari all' 1,15%.
Prima riflessione: l'ippica è assolutamente residuale rispetto agli altri giochi, certo e semplicemente perché l'ippica non è un gioco. L'ippica è sport, agricoltura, tempo libero, passione, cavalli, ippodromi e infatti nel nostro Paese è sostenuta dallo Stato, come confermato dalla recente legge 135 e dal bilancio 2013 del Mipaaf, che ha destinato al settore 250 milioni.
Ma fra di noi, ancora, qualcuno non la pensa così e si associa con Confindustria giochi e pensa che gli ippodromi debbano trasformarsi in Casino' (poi non lamentiamoci se l'ingresso sarà vietato ai minori) e ritiene che l'ippica sia un gioco a tutto tondo!
Ma che c'entrano i cavalli con le macchinette slot o con il poker cash? La scommessa ippica è passione, competenza, affetto per il cavallo su cui si scommette. Tempo libero in compagnia con gli amici nelle agenzie e soprattutto negli ippodromi che devono essere sempre più accoglienti, con ottimi ristoranti e
servizi, dove si va a passare una bella giornata e dove poi, se ci piace un
cavallo, si scommette..... Con scommesse finalmente riformate!
In tutto il mondo l'ippica è così. Basta andare nella vicina Francia, per rendersene conto, dove addirittura gli ippodromi sono gestiti da associazioni culturali e sportive no-profi, dove per entrare devi pagare il biglietto di
ingresso come in qualsiasi teatro, dove sei accolto in un clima sereno ed ordinato e dove puoi passare una bella giornata di svago e divertimento.
Ma Agicos, nel suo servizio, pubblica pure un'interessante tabella con i montanti di giochi e scommesse suddivisi per Regioni. Ebbene i cittadini che scommettono di più sulle corse dei cavalli sono i toscani (35 euro pro-capite)
e domandiamoci il perché. Ma è semplice, in Toscana ci sono ben sette ippodromi: Pisa, Livorno, Montecatini,Grosseto,Follonica e due a Firenze; per non parlare del centro di allenamento di Prato degli Escoli e dei numerosi centri di allevamento ed allenamento privati. Addirittura c'è il grande Palio di Siena, dove fino a pochi anni fa c'era anche l'ippodromo.
A seguire c'è Lazio (23 euro pro capite) e subito dopo Marche,Campania, Lombardia, Emilia Romagna. In queste cinque Regioni sono concentrati il 70% degli ippodromi ed il 90% delle corse. Agli ultimi tre posti: Calabria e Veneto con zero ippodromi e Sardegna con due ippodromi ma 20 misere giornate di corse.
Quanto sopra dimostra, ove ve ne fosse stato bisogno, che l'ippica cresce ed è sostenuta se è radicata ed estesa sul territorio, perché è là che nasce la passione ed anche la voglia di scommettere e quindi speriamo che gli ippodromi
aumentino e che interpretino al meglio la loro funzione di teatri che ospitano il bellissimo spettacolo rappresentato da una corsa di caval
E' così vera questa fotografia che in Francia ci sono circa 250 ippodromi contro i nostri 40 ed infatti là la passione per l'ippica e' grandissima e l'ippica non è in crisi!
Nel nostro Paese invece qualcuno pensa e trova paradossalmente anche qualche consenso parlamentare che gli ippodromi vadano tagliati e che ne bastino una decina, magari trasformati in grandi macchinette slot e sostenuti addirittura
dalle corse virtuali.
Non è così! Lo dimostrano i dati pubblicati da Agicos e la Francia oltre che la nostra storia.
L'ippica non è un gioco ed ha bisogno urgente di liberarsi di questa etichetta imboccando finalmente una nuova strada all'insegna di "nulla sarà come prima".
Ce lo auguriamo in tanti.
ATTILIO D'ALESIO