Seabiscuit, incarnazione della rinascita americana
A guardarlo, nel primo periodo della sua vita, era di altezza inferiore alla media, cicciottello, bruttino e con un’andatura dinoccolata. Eppure questo perfetto esemplare di “schiappa” rivoluzionò il termine “brocco” che, ad un’analisi approfondita, rivela una ricca ed articolata storia. Il riferimento semantico non a quello di potato ramo secco, bensì a quello di bocciolo d’ulivo. Il ronzino in oggetto, infatti, é stato probabilmente il più famoso, onorato e retribuito tra i cavalli, anzi, un eroe nazionale degli Stati Uniti.
Il nome dell’equino in oggetto é Seabiscuit, le sue vicende sono narrate nel libro Seabiscuit: una leggenda americana. Da quest’opera é tratto un film in cui é narrato come il quadrupede incarna lo spirito di competizione, il desiderio di rinascita, la capacità di riscatto e di vincita. Questi elementi riguardano sia la sfera personale dei protagonisti che l’immaginario collettivo negli Stati Uniti nei terribili anni della crisi economica della Grande Depressione degli anni ‘30 e poco dopo.
Per questo ho scelto la storia ed il mito di Seabiscuit come icona di metànoia, ovvero di un profondo cambiamento di pensiero, che si traduce in azione, in riferimento alla relazione uomo-cavallo. L’inversione che si suggerisce é al superamento del riduttivo legame con le corse e relative scommesse all’ippodromo e, in termini più ravvicinati, a momenti di svago al maneggio con il “Ronzinante” di turno. A ben guardare, invece, il rapporto uomo-cavallo contiene in sé molteplici sfaccettature.
E’ evidente che un corsiero, rispetto ad altri animali domestici, é più impegnativo, e che solo Pippi Calzelunghe (dato che viveva da sola a Villa Villacollle) poteva far entrare in casa l’amico quadrupede, di colore bianco a pois neri chiamato Zietto, compagno di tante scorribande. Nondimeno il cavallo può essere ritenuto un “principio vitale sui generis”. Questa determinazione intende riferirsi a due concetti indefinibili in maniera compiuta. Il primo é il dinamismo; il secondo é il divenire che oscilla tra due poli, conducendo successivamente all’unità. In concreto, si vuole indicare che i cavalli possono diventare “ispiratori di ben-essere” in riferimento alla libertà ed alla dipendenza, alla paura ed al coraggio, alla leadership ed alla capacità di andare dietro, alla fusione ed all’indipendenza, all’ accettazione ed al rifiuto.