Scommesse, la Francia combatte la ''quota fissa''
LA FRANCIA si oppone strenuamente alla "scommessa a quota fissa" sulle corse dei cavalli. In tal senso, un'autentica requisitoria è stata pronunciata da Dominique de Bellaigue al termine della sua audizione agli Stati Generali dell'ippica (Biblioteca del MIPAAF a Roma), la terza e ultima nella giornata di martedì 17 febbraio.
Il presidente della società Cheval Francais (trotto) ha parlato di "inside trading" da parte di chi tiene il banco, ovvero di un illecito vantaggio del bookamer nei confronti dello scommettitore. E pensare che molti esperti italiani ritengono la scommessa a quota fissa (altrimenti detta scommessa a libro) come uno dei rimedi più efficaci per uscire dalla grave crisi.
Il presidente de Bellaigue ha ricordato come il PMU francese nel 2008 abbia totalizzato 9,2 miliardi di euro di cui 1 miliardo e 300 milioni sono andati allo stato, che il montepremi di 500 milioni per le corse è diviso in parti uguali tra trotto e galoppo (250 e 250) e che le cosiddette "scommesse semplici" (vincente, piazzato, accoppiata) sono tornate a galla da quando la percentuale per i giocatori è salita dal 72 all'85 per cento.