Scommesse in Francia, guerra ai bookmakers
LA FRANCIA ha poco più di due mesi per dare una risposta chiara e defintiva all’Europa, che vuole l’ingresso di operatori stranieri nel mercato francese delle scommesse, in particolare quelle sulle corse dei cavalli. Per la cronaca, il Pari Mutuel Urbain (la rete esterna di accettazione del gioco) ha registrato nel 2007 un totale di 8,84 miliardi di euro con un incremento del 9 per cento rispetto all’anno precedente (incasso 8,10 miliardi di euro).
La preoccupazione delle autorità francesi (sportive e di governo) è molto alta per la negativa ricaduta che l’apertura agli stranieri potrebbe avere sul finanziamento della filiera ippica. La Francia non vuole accettare il sistema di gioco a quota fissa e con il sistema on line, in alternativa al riversamento delle giocate nel totalizzatore nazionale.
Prova ne siano le parole di Dominique de Bellaigue, presidente di Cheval Francais, nell'imminenza del Prix d’Amérique, corsa-faro del trotto europeo: “La Commissione Europea ci chiede di tornare al passato. La legge del 1891 proibì le scommesse a quota fissa per motivi di ordine pubblico. Non bisogna dimenticarlo. Per Bruxelles, inoltre, il gioco è un mercato di servizi, mentre da noi questo settore è differente da quelli che esistono in altri Paesi. Noi speriamo quindi che in futuro in Francia ci saranno una protezione degli scommettitori identica a quella attuale, una trasparenza e un rispetto delle regole del Pari Mutuel Urbain fissate nel 1891. Perché quando un bookmaker, che conosce i cavalli di cui talvolta è anche il proprietario, offre una quota fissa, si indirizza ovviamente a persone che non hanno la stessa conoscenza. In questo caso, siamo molto al di là di un possibile reato. E’ per questo che noi siamo inquieti”.





















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