''Questa nostra ippica sempre più Far West''
Caro Direttore, ho letto sul quotidiano Galoppo e Trotto l'articolo di Marco Zamai intitolato "Togliamo i terminali di gioco dalle scuderie". Sono rimasto annichilito. L'opinionista emiliano, la cui competenza e passione sono al di sopra di ogni dubbio, denuncia forte e chiaro che le corse possono essere tranquillamente combinate dagli stessi "addetti ai lavori" in piena comodità, che ciò comporta doping libero e che la nostra ippica è sempre più simile al Far West. Nella mia ingenuità mi chiedo chi possa aver autorizzato i terminali nelle scuderie e se al Ministero dell'agricoltura e all'AAMS esiste qualcuno capace di leggere l'articolo e di capirne il significato (non dico "prendere adeguati provvedimenti" perché sarebbe davvero troppo...).
LETTERA FIRMATA
L'ippica, purtroppo, in più di mezzo secolo non è stata capace nemmeno di imparare dagli altri. Negli Stati Uniti, lo sanno tutti, il concetto fondamentale e inalienabile è che chiunque scommette un dollaro deve avere la certezza che viene fatto quanto umanamente possibile per garantire la regolarità delle corse e quindi la sua puntata.
Non so chi, a suo tempo, abbia autorizzato i terminali del gioco nelle scuderie. Così come non so chi possa tollerare che nelle scuderie di molti ippodromi nelle giornate di corse ci sia un andirivieni senza il minimo controllo... come a via Veneto a Roma. Quando le scommesse ippiche passarono ai Monopoli di Stato (AAMS) fui tra quelli che auspicarono la nascita di una Polizia dei giochi. Uno dei tanti sogni nel cassetto (rudy galdi)