Qualcosa per il dolore. Memorie dal mondo dell'ippica
Se amate l’ippica, se le corse fanno parte della vostra vita, per passione, per lavoro o anche solo per il brivido della scommessa, credetemi quando vi dico che vi sentirete profondamente capiti da Gerald Murnane, scrittore contemporaneo australiano autore di famosi romanzi.
Ma anche se non conoscete questo mondo, sono sicura che alla fine dei ventisette capitoli di Qualcosa per il dolore, vorrete vedere coi vostri occhi un ippodromo, sentire il fermento dei cavalli al tondino, il loro scatto alle gabbie e questo libro vi avrà preparato all’erba. Oppure accenderete la tv su un canale di ippica e seguirete le parole del cronista con un interesse nuovo, credendovi quasi degli esperti grazie alle istruzioni che avrete appena appreso. Osserverete i cavalli che corrono in pista cercando ciò che lui vi ha mostrato del mondo delle corse, proprio mentre vi raccontava la sua vita.
Questo libro parla di cavalli, ma i cavalli non ci sono. Vi sembra un paradosso? eppure è così.
Perché ci sono le corse, ci sono i colori di scuderia elencati in modo maniacale, c’è la terminologia degli ippodromi e dell’ippica, ma i cavalli no. C’è un’ossessione però, quella di Murnane che attraversa la sua infanzia, che cresce con lui, quella che modula i sui rapporti personali e familiari. E c’è la ludopatia, la scommessa, la rovina che attraversa la sua storia familiare, che possiede suo padre, ma non lui, perché per lui le corse sono una religione, una fede che lo muove. Come un agiografo che crea da solo i suoi santi, che trasforma le corse di cavalli in qualcosa che è al di là di un passatempo o uno sport e le figure che lo animano diventano personalità leggendarie più che storiche. L’ ippica gli fornisce un “sistema di valori e uno stile di vita” con il quale interpreta ciò che lo circonda.
Questo libro è il memoir della sua vita ed è solo la capacità di questo scrittore, non a caso candidato più volte al Nobel, di raccontarcela, di parlarci della sua famiglia, del suo lavoro, dei suoi amori attraverso una mania che fa da lente ad un’intera esistenza.
Murnane che non ha mai volato fuori dall’Australia, è un docente universitario, un professore che tiene in bacheca accanto ai ritratti di Emily Brontë e Marcel Proust, immagini di gruppi di cavalli in cui Bernborought taglia il traguardo e che considera il baio parte della propria “mitologia privata” quanto i primi due che in egual misura hanno arricchito la sua vita. Il cavallo che rimonta l’intero gruppo di testa fino a vincere, quello che arriva dalle retrovie, che supera circostanze avverse e si piazza vincente. Nonostante ciò l’autore non è mai salito in sella e nel tempo che ha passato all’ippodromo ammette di non aver mai davvero guardato un cavallo e questo non stupirà gli appassionati di ippica che sanno quanto quella per le corse, così come la vita equestre, possa essere totalizzante, ma il rapporto con il cavallo a volte si perde.
Ciò questo che rende questo libro unico è la capacità di mostrarci il “folklore” dell’ippica ma allo stesso tempo raccontarci una vita intera, quella in cui Money Moon è molto più di un cavallo della radiocronaca.
Quella per le corse per Murnane non è solo una passione; è il senso profondo di appartenenza al mondo degli ippodromi, di una società che si ritrova alle riunioni ippiche con il suo vestito migliore, tra allibratori, cronisti, proprietari e fantini i cui tratti si confondono, sfumano in ricordi e impressioni e anche se i cavalli sembrano rimanere sempre gli esclusi eccellenti di questo racconto personale di una vita e di mille altre vite che si intrecciano negli ippodromi con quella dello scrittore, ma proprio nel finale quel legame tra uomo e animale, oltre le corse, le scommesse, i colori di scuderia e i nomi altisonanti e impronunciabili di certi cavalli nella quotidianità affettuosa, si ricrea. Un finale a cui vi condurrà la penna di uno scrittore come Murnane che libererà il cavallo di tutto questo e vi mostrerà quello che rimane e in cui vi riconoscerete emozionandovi.Fidatevi di me, senza che io vi sveli di più: ritroverete quel legame al di là di tutto.
Qualcosa per il dolore è quindi ciò di cui ha bisogno la mente ossessionata: è il cavallo immaginario che perde i suoi tratti reali e si colora di blu e porpora come quello della copertina del bel libro di Safarà Editore, che appartiene non più al turf, ma al prato verde della vita emotiva di Murnane, che crea con lui una consonanza di immagini, ricordi, ma anche dolori e strategie per poi tornare autentico.
Qualcosa per il dolore. Memorie dal mondo dell’ippica (Safarà Editore, pagine 270, euro 19, traduzione di Roberto Serrai).