Prix d'Amérique. Per Bazire la perfezione si chiama Up and Quick
L’Amérique non delude mai. Emozioni, spettacolo e tanta suspense, che in certi casi non stona davvero e rende tutto più seducente. Il fascino di una corsa che non tramonta, che regge gagliardamente la sua lunga storia e i suoi molti anni come una ”dame agée” ancora piena di charme, avvolgente e con folgorazioni sempre nascoste. Ma domenica la suspense non c’è stata, Up and Quick era il favorito e non ha mancato il bersaglio, senza tenere in gran conto gli avversari, piccole cose al suo confronto. Come Napoleon Bar, speranza azzurra, fuori distanza ahimè, per quanto la voglia di esserci nella kermesse di fine gennaio sia talvolta incontenibile, come Mack Grace Sm nel 2014, altro inviato poco speciale, perché fare i conti sulla carbonella non è da tutti e quando si arriva in fondo se non hai il turbo che ti dà una mano e mitiga le sofferenze, le gambe non sai più dove metterle.
Bazire esulta per la terza volta, dopo Moni Maker e Kesaco Phedo, il re di Vincennes è sempre lui. “L’ansia della corsa non l’ho mai sentita – ha esclamato dopo l’incoronazione sul Plateau - L’ho piazzato bene, Up, alle spalle di Mosaique Face, che tirava spedito, e degli altri lì davanti in cerca di un flash che li immortalasse per qualche istante nella sfida suprema del trotto mondiale. Up and Quick ci ha messo del suo, concentrazione, brillantezza e altro ancora come la classe, la voglia di essere protagonista, lo stile che decisamente non gli mancano. Nel Bourgogne e nel Belgique aveva già fatto sfoggio di completa salute. L’Amérique era il nostro obiettivo, inutile dirlo. Certezza nel risultato, totale fiducia nel cavallo. Dalla passata stagione quando fu secondo di Maharajah, il nostro è cresciuto in maniera esponenziale, 1.12.2 è un’ottima media, vuol dire che si è trottato senza risparmio e alla fine Up si è scrollato di dosso chi gli stava intorno senza fare una piega”.
Chez Bazire è una fucina di campioni. Si lavora duro, il frustino d’oro non fa sconti a nessuno, nel solco dei grandi driver francesi: Jean Renè Gougeon su tutti, che di Amerique ne ha timbrati un numero impressionante (Ourasi, Bellino II, Roquepine). Bazire però non scherza e sa dove intende arrivare. Lo si è notato nel Belgique quando Up and Quick con 25 metri di penalità si è affacciato “dans le dernier virage” e poi quando ha visto che era inutile pigiare oltre sull’acceleratore è tornato in linea concludendo quarto. Un traguardo mirato, l’Amérique, un obiettivo che Bazire ha sempre avuto chiaro nella mente per il suo pupillo, soffocato dopo il trionfo da un bagno di folla, come è giusto che sia per un asso che punta deciso al bis tra dodici mesi. Vincennes nella sua giornata di gloria offre un cocktail di emozioni indescrivibile. La corsa in sé vivace e gravida di sussulti, tricolori al vento, l’onda della folla che fluttua come una marea, gente delirante e in perenne fibrillazione. E sul red carpet fuoriclasse ogni volta esplosivi e di grande talento, capaci, proprio come Up and Quick, di imprese da sogno destinare a superare indenni la patina del tempo.