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  • Eduardo Lubrano
  • 09/04/2016

Perchè al CIO non piace l'equitazione alle Olimpiadi

Il Comitato Olimpico Internazionale è una grande organizzazione che sostiene di guardare sempre al meglio di ciò di cui si occupa : i Giochi Olimpici. Da diversi anni il CIO sta riflettendo su quello che diversi indicatori hanno confermato come un calo di interesse degli appassionati di sport proprio verso i Giochi. Al punto che sta pensando di mettere in piedi una sua televisione online che mantenga viva l’attenzione del mondo sull’Olimpiade anche nei quattro anni che intercorrono tra un’edizione e l’altra. Un progetto faraonico, ma non sono le risorse umane ed economiche che mancano al Comitato.
E naturalmente il CIO ha cominciato a ragionare sul fatto che ci sono degli sport non più in grado - per motivi diversi - di far parte della famiglia olimpica perché non hanno più l’appeal necessario. Non che uno o due o tre sport in più o in meno possano improvvisamente fare la differenza, ma si passa anche da questo nei ragionamenti di Losanna, la sede del CIO.
E tra gli sport che negli ultimi anni sono in questione, ci sono quelli equestri, quelli olimpici ovviamente: salto ostacoli, dressage e completo.  Ci sono ragioni concrete che rischiano di tenere “ L’equitazione con la testa sul ceppo del CIO” come scrive il sito eventignation.com
I costi di organizzazione molto alti. L’elitè che nel mondo pratica questo sport. Il fatto che – questa obiezione si riferisce al dressage – “si tratti più di un’esibizione artistica, di un balletto col cavallo piuttosto che di uno sport”.
Entriamo nel dettaglio. Nei costi bisogna considerare che per l’organizzazione delle tre discipline olimpiche serve molta gente extra, servono molte strutture extra dedicate solo ai cavalli e che oggi sono diventate molto costose perché debbono – giustamente -  rispettare i parametri di sicurezza e comfort stabiliti dalla FEI e dal CIO stesso, e che i terreni sui quali si svolgono allenamenti e gare devono essere adeguatamente preparati e trattati. Tre cose in gran quantità superiore a ciò che serve ad altri sport, se non addirittura in aggiunta.
Ci si chiede se la copertura media e l’interesse del pubblico valgano la spesa. Ecco i dati che le Federazioni internazionali hanno inserito nel “Rio 2016 Olympic Games International Federations Reports” stampato dal comitato olimpico per riunire in un blocco di oltre 400 pagine lo stato di salute dei vari sport che saranno in Brasile. I dati inseriti riguardano l’Olimpiade di Londra.
Un’ora di produzione tv di equitazione è costata 63,702 euro per un totale di 62 ore e spiccioli di trasmissione. Ma un‘ora di atletica, la regina dell’olimpiade, a Londra è costata in tv 37,191 euro per 200 ore totali. E per il re dei giochi, il nuoto, 47,888 euro l’ora per 168 ore totali. Il basket è costato 15,307 euro/ora(159 ore) la pallavolo 11,845 euro all’ora (159 ore).  Certo più si produce e meno si spende ma l’equazione ore di produzione/costi dell’equitazione è spaventosa in negativo.
Tutto questo poi per avere un’audience di 44 milioni di persone nei vari giorni di gare equestri. Parliamo di Olimpiade, un evento trasmesso in tutto il mondo. Visto televisivamente da circa 3 miliardi e mezzo di persone.
Il pubblico e la copertura media. A Pechino per i tre eventi in totale furono venduti 200 mila biglietti. A Londra 105 mila per il completo, 77 mila a testa per il dressage ed il salto ostacoli. In totale sia chiaro, in tutti i giorni di gare con i cavalli, non al giorno…
La stampa. Il CIO ha chiesto alle Federazioni di calcolare quanti articoli siano stati scritti nel periodo dal 20 luglio al 19 agosto 2012. Ecco la classifica dei primi dieci che abbiamo preso in considerazione:

1 – atletica 8648
2 – nuoto 6937
3 – ginnastica 2252
4 – basket 2206
5 - boxe 1763
6 – pallavolo 1677
7 – canottaggio 1647
8 – badminton 1477
9 – equitazione 1199
10 – scherma 1040

Ed attenzione: si parla dell’Olimpiade in Inghilterra dove l’equitazione è uno sport popolarissimo. Ma ancora tutto questo non prova nulla. Perché l’equitazione dovrebbe star fuori dalle Olimpiadi? Perché tira poco? Perché annoia? Beh è un fattore da tener conto nel momento in cui la governance dei Giochi sta pensando, ed attuando, una rivoluzione dell’evento a favore di una riduzione dei costi, dei tempi ed un aumento della popolarità.
Qui non si tratta di meri ragionamenti futuribili perché il futuro è adesso: già nell’ottobre del 2009, il CIO riunito a Copenhagen confermò, tra le altre cose, che l’equitazione sarebbe stata presente a Rio 2016, dunque era in discussione. Poi c’è stata la sessione numero 127 del dicembre del 2014 con l’approvazione all’unanimità di un pacchetto di 40 proposte di riforma dei Giochi, tra le quali c’è l’equitazione, il dressage in particolare. E le “grida” di allarme lanciate già nel 2008 dalla Principessa Haya di Giordania, all’epoca presidente della FEI, al mondo equestre internazionale : “ Il CIO ha molte e legittime ragioni di dubitare sulla sicurezza del completo e del modo in cui sta lavorando il comitato per il dressage” diceva.  Una dichiarazione ripresa dal sito neozelandese horsetalk.co.nz in un articolo dal titolo sufficientemente esplicito “Quanto è certa l’equitazione di rimanere nel movimento Olimpico?”. Era il febbraio del 2012.
Poi a Losanna, nell’aprile di quest’anno, la FEI ha organizzato lo Sport Forum. Al quale, tra gli altri è intervenuto Alan Abrahamson, componente dell’Olympic Press Committee, che ha detto: “Un sacco di gente non sa nulla degli sport equestri, e nel contempo ci sono decine e decine  di nuovi sport che bussano alla porta olimpica. Voi – ha detto ai rappresentanti dello sport equestre - avete un grande sport, avete un pubblico affezionato, quello di cui avete bisogno è un maggior numero di fans giovani, più giovani. Questo non è un punto di crisi, anzi: è un momento di arricchimento e di opportunità.”
John Madden, che è il primo vicepresidente della Fei, sempre a Losanna ha riferito che l’idea che circola nell’ambiente olimpico, cioè di ridurre a tre il numero dei componenti di ogni squadra nazionale, potrebbe voler dire un incremento del numero delle squadre tanto ai Giochi Olimpici quanto ai World Equestrian Games.
Passi per i Mondiali, ma se discutiamo di Olimpiadi allora è tutto inutile: ma come il problema è ridurre i costi e Madden dice di aumentare il numero delle nazioni? Insomma cambiare per non cambiare nulla?

Sembra che la Fei, non stia assorbendo del tutto quello che il vento olimpico sta portando in giro per il mondo, che è ben riassunto dal sommario di Umberto Martuscelli al suo articolo su Cavallo Magazine online della prima settimana di aprile: “Se volete rimanere nella famiglia olimpica vi dovete modificare un po’" E neanche poco aggiungo io. Ci sono sport che hanno una fortissima presa sui giovani, quelli di cui ha parlato Abrahamson come il surf, lo skateboard, il free climbling, il baseball/sofball, il karate. E che sono organizzatissimi, hanno comunità sui social network mondiali, negozi specializzati che sono parte di una catena internazionale, sono sport addirittura da strada dunque fruibili facilmente. Alcuni di questi sono semplici da comprendere. E costano molto meno.

 

 

 

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