Per i fratelli Roman prima Olimpiade nel nome del padre
Mancano ormai solo pochi giorni all’accensione della fiaccola olimpica di Rio 2016 e l’adrenalina inizia a scorrere nelle vene degli appassionati sportivi e non solo. Se gli spettatori sono in trepidazione, l’emozione di chi calpesterà il terreno di gara è incredibilmente palpabile.
Sensazioni, aspettative e soprattutto gioia, sono questi i tre elementi chiave dell’intervista a Federico, Pietro e Luca Roman, una famiglia di atleti che proprio in questi giorni ha raggiunto Rio per disputare le Olimpiadi di Completo, unica disciplina olimpica equestre dove l’Italia si è qualificata in squadra.
Ricevere la convocazione per le Olimpiadi è qualcosa di inimmaginabile, ma quando nella stessa casa ne arrivano due tutto è raddoppiato: “Ancora non ho ben realizzato, sto realizzando adesso perché sto finendo di chiudere i bagagli da portare in aeroporto. È stata un’emozione particolare che sto incominciando solo ora a metabolizzare”, sono le prime Olimpiadi per Pietro e lo sono anche per il fratello Luca che è fiero di poter condividere questa grande esperienza con la sua famiglia “Ho la fortuna di essere in squadra con mio fratello e questo rende tutto più gratificante perché è difficile riuscire ad incastrare tutti gli elementi che possono portare ad una convocazione, la condizione dell’ atleta, quella del cavallo, i risultati… è veramente complesso ed esserci riuscito non solo io, ma anche Pietro è particolarmente bello, è un’enorme soddisfazione”. Una soddisfazione talmente grande che ha fatto tentennare anche Federico Roman, padre e tecnico: “Una sorpresa meravigliosa che arriva in mezzo ad un lungo cammino e una lunga preparazione. È un momento difficile da immaginare e da ripetere che bilancia fatica, lavoro e passione con delusioni, contrasti e difficoltà. Una qualifica che ha un significato ancora più profondo dato che i cavalli con cui andranno a Rio sono con loro da circa otto anni, li hanno presi da giovanissimi e sono cresciuti insieme con la pazienza, la meticolosità e la capacità di attendere senza scoraggiarsi. Ammetto che mi sono emozionato anche io che non mi emoziono mai, sono in uno stato di piccola euforia”.
Sono i “corsi e ricorsi della storia”, avrebbe detto Giambattista Vico qualche secolo fa. In effetti la favola si ripete, o meglio l’auspicio di tutti è che si ripeta. Federico Roman a Mosca nel 1980, nell’edizione del boicottaggio statunitense, vinse l’oro individuale e l’argento a squadre e anche allora erano due i fratelli Roman alle Olimpiadi visto che oltre a Federico c’era Mauro. Trentasei anni dopo, a Rio, la “querelle” dell’esclusione, per questioni totalmente diverse, della squadra Russa dai giochi, e ancora due fratelli Roma sul campo di gara Pietro e Luca. Ci fosse Totò tra un gesto scramantico e l’altro proferirebbe il suo “non è vero, ma ci credo”.
La vita sportiva in famiglia regala tantissime gioie da condividere anche se molto spesso non si riesce a separare del tutto la vita dentro al campo e quella al suo esterno. “Ci sono pro e contro sia nel rapporto padre-allenatore che in quello fratello-avversario. Sicuramente di positivo c’è il fatto che si può discutere molto tranquillamente in modo veramente confidenziale dei problemi e dei dubbi che sorgono durante il lavoro ma, anche quando si vorrebbe tenere una maggiore riservatezza alla fine tuo padre e tuo fratello entrano sempre nel personale. Il nostro asso nella manica è essere sempre prima fratelli e poi avversari, ci dispiace quando uno batte l’altro e facciamo veramente di tutto per aiutarci a raggiungere il risultato, diamo il massimo e in un certo senso vinciamo entrambi anche quando il primo posto è uno solo”. Riuscire ad essere padre e allenatore è ugualmente un duro lavoro perché bisogna riuscire a mediare, spiega Federico Roman: “Il mio compito è quello di armonizzare tutta l’organizzazione delle varie problematiche che deve affrontare il cavallo nel completo che deve lavorare bene in piano, saltare bene in concorso ed essere coraggioso e super allenato in campagna. Il mio compito appunto è mettere tutto insieme. Come per ogni istruttore l’obiettivo è quello di vedere il proprio allievo perfetto perfetto e io mi ritrovo molto in loro perché abbiamo sempre fatto tutto insieme. Anche in questi giorni di ritiro in Inghilterra abbiamo lavorato come una squadra, mi hanno chiamato anche alla fine dell’ultimo galoppo in pista. È importante alternare con stage e appuntamenti con altri tecnici perché c’è sempre molto da imparare ma, alla fine, questa unione è un punto di riferimento”.
Le aspettative per queste Olimpiadi sono sincere e realistiche: “Non siamo i più forti, siamo giovani ed è la prima Olimpiade per tutti noi, siamo pronti e l’emozione potrà influire ma non è detto che lo farà in modo negativo, potrebbe essere quella spinta in più in una gara secca che è tutta da giocare!”. Da queste parole arriva la carica di Luca, una voglia che si evince anche nel discorso di Pietro: “Ci tengo tanto a sottolineare che siamo l’unica disciplina con i quattro binomi e il fatto che non ci siamo qualificati agli europei o al mondiale dimostra che di base ci sono tanti buoni binomi, bravi cavalli e cavalieri e questo è un grande risultato. I cavalli sono in forma, la squadra è giovane e valida, dita incrociate e diamo il massimo!”.
Anche la risposta di Federico Roman, cavaliere che ha calpestato diverse volte il terreno olimpico, è in linea con quella dei suoi ragazzi: “siamo la prima squadra propositiva dopo i big, come Inghilterra e Francia, Australia, Usa e Nuova Zelanda. Il nostro compito è di fare la miglior gara con la possibilità di ottenere anche un risultato importante grazie ad una concentrazione che deve restare massima. Ma dobbiamo essere consapevoli che la nostra vera gara è riuscire per ognuno dei quattro cavalieri a superare il miglior risultato delle loro performance, poi le sorprese nel completo ci sono, è una gara lunga e complessa, e per il risultato di squadra nulla è da dare per scontato. È difficile fare una previsione certa, sicuramente partire con quattro cavalieri può essere una grande possibilità, siamo più alla pari. Il mio augurio è che i quattro che sono molto in forma e molto motivati diano quello che sanno fare, senza strafare, siamo assolutamente all’altezza del compito, poi bisogna vedere se gli altri sono più bravi”.
Un auguri che sicuramente condividono tutti gli azzurri che ormai stanno attendendo il termine del conto alla rovescia per vedere una squadra di giovani che può darci veramente delle grandi soddisfazioni.