Monica Pais, veterinaria specializzata in scienza della felicità
Un libro da non perdere per chi ama i cavalli, e gli animali in generale. E dunque per chi ama il mondo, le creature senzienti, i soggetti con meno diritti. Si intitola "La casa del cedro" e l'autrice è una veterinaria ormai amatissima dalla rete: Monica Pais. Che fa meravigliosamente il suo mestiere di medico degli animali, ma che è anche un' autrice con una penna fluida, precisa, empatica, efficace.
Monica ha fondato anni fa assieme a suo marito Paolo una grossa clinica veterinaria a Oristano, in cui non trovano posto soltanto i pazienti portati a curarsi dalle loro famiglie umane, ma anche una grande quantità di randagi, di "rottamini" recuperati in condizioni spesso gravissime. Che Monica, assieme al suo staff, cura, guarisce, e - grazie alla rete - ricolloca in famiglie adottanti.
Ma andiamo per ordine e cominciamo da questo libro, "La casa del cedro", uscito da Longanesi, in cui l'autrice intreccia con grande efficacia il passato e il presente della propria vita: la casa di cui si parla è quella delle zie, al centro di una grossa proprietà agricola nelle campagne di Orosei, dove Monica bambina veniva spedita d'estate, allo scopo di non farle vivere da vicino la malattia della sorella cardiopatica. Una scelta - quella dei genitori - saggia, lungimirante, affettuosa. Che però la bimba non comprende fino in fondo: le estati nella casa delle zie, hanno il retrogusto amaro di un allontanamento forzoso, di cui solo con gli anni capirà il segno e il senso.
Per la piccola Monica resta comunque magico e avvincente, in quella casa e in quel tempo, il grande racconto che la campagna circostante fa di se stessa: ed ecco allora il rapporto con il vecchio cavallo, con l'asino, con le galline del pollaio, con le rondini, i topolini e con tutti gli altri animali, compresi i pesci che nuotano nel meraviglioso mare sardo, non lontano da casa.
Nasce lì la decisione di diventare veterinaria, di occuparsi di loro, di curarli. Nel libro - che è un memoir pieno di sentimento ma senza l'ombra del sentimentalismo - il passato si intreccia con ricordi più recenti; e il racconto di quando Monica deve microcippare i puledri nati nell'entroterra sardo, mettendo in riga - lei giovane veterinaria (donna!) - tutti gli anziani allevatori (uomini!) radunati per l'occasione, è davvero esemplare. E, oltretutto, ha un seguito, perché ancor oggi, di cavalli si occupa un progetto di volontariato avviato da Monica, recuperando cavalli anziani "lasciati quasi a loro stessi e a cui spesso è negata una fine che non sia quella per incuria e abbandono".
Perché Monica è amatissima dalla rete? Perché circa quattro anni fa, nella sua clinica fu portata una giovane pitbull randagia, che stava morendo: una mano ignota e delinquenziale aveva stretto attorno al collo della cucciola un laccio di nylon. La cagnolina ci era cresciuta dentro, senza più poter mangiare, senza alcun passaggio di fluidi, arrivando a un passo dalla morte, con la testa gonfia come una palla e il corpo scheletrito. Come è sua abitudine, Monica l'ha curata, la storia è finita in rete, poi in tv, e mentre pian piano la testa di Palla si sgonfiava, tornando alle sue giuste proporzioni, una bellissima onda di solidarietà e di empatia si coagulava attorno a Monica e alle sue iniziative, che - sostenute dalla rete - hanno avuto modo di agire a largo raggio - non solo in Sardegna, ma persino all'estero - grazie a una Onlus chiamata Effetto Palla.
Da quella esperienza è nato il primo libro di Monica, intitolato "Animali come noi" (con Palla in copertina), poi un secondo " Storia del cane che non voleva più amare" in cui Monica racconta la vicenda di un cane da pastore, recuperato in un fosso, incaprettato, "sparato" e mezzo affogato, che reagiva aggressivamente (bisogna capirlo) ad ogni contatto umano. Monica comprese che le cure del corpo del maremmano chiamato Mano (perchè ad un primo contatto l'aveva morsa proprio alla mano) dovevano andare di pari passo con la ricostruzione del carattere di quel cane. L'impresa, lunga e tenace, è riuscita splendidamente, ed ora Mano è il re benevolente e affettuoso di una famiglia sarda che lo ha adottato. E gioca anche con un gattino trovatello che si è infilato in casa.
Per tornare alla sua terza fatica "La casa del cedro": personalmente mi ha fatto pensare a un altro veterinario- scrittore, il celebre e lettissimo James Herriot i cui libri ( pubblicati in Italia da Rizzoli) raccontano le sue fatiche di veterinario di campagna nell'Inghilterra degli anni Cinquanta. Monica ha la medesima qualità narrativa, la stessa empatia. E la capacità di far diventare gli animali che cura e di cui ci racconta, creature assai care nostro cuore. Chi può dimenticarsi della giovane volpe Rosa Fumetta, sottratta ad un incendio che l'aveva gravemente ustionata e restituita alla vita, o del piccolo Bos (con una s sola perchè rimanda a Bosa, dove era stato recuperato morente, e che ora sta benissimo)? Forza dottoressa, lei è tutti noi. Anche quando scrive dei suoi amatissimi polli: è infatti appena uscito il quarto libro di Monica, intitolato "La felicità del pollaio", edito anch'esso da Longanesi, in cui si racconta come, da un'anatra ferita, ha preso il via un' ennesima, felice avventura: quella di un gruppo di pennuti, ai quali è stato offerto un terreno con un piccolo stagno, e che in una condizione di assistita libertà, sono stati capaci di costruire un piccolo Eden. La dottoressa Pais ha una laurea in veterinaria. Ma la sua specializzazione è in scienza della felicità.