Ma a qualcuno piace questa Piazza di Siena in versione moderna?
Aiuto. Mi si è ristretta Piazza di Siena! Questa la prima sensazione che si prova osservando l’ex “magico anello”. Ad una prima occhiata ti si presenta con una forma che non riesci a mettere bene a fuoco. Si intuisce che risponde ad una qualche ispirazione geometrica, ma con quale coerente sequenza si susseguano rette, angoli e curve, resta un mistero. Magari ti sbagli. Ma poi apri lo sguardo e scopri che non può essere che cosi: quello che ti sembra di vedere è il fantasmagorico gioco di sovraimpressioni che soltanto il surrealismo di una illusione ottica sa regalare con la bizzarra creatività di un' opera d’arte fuori dallo spazio e dal tempo. Sarà senz’altro così. Strano, però. Questo campo lo conosci palmo a palmo. Da decenni. Da sempre. Eppure non ricordi di averlo mai visto così ridimensionato, così piccolo. Così compresso. Amputato. Speriamo che sia solo una sensazione. Si, però è una sensazione che non ti molla. Pensi, d’istinto, al carosello dei Carabinieri, al momento più spettacolare della loro esibizione: la carica. Avranno il loro bel da fare con tutti quei cavalli in campo!
No, non è una sensazione. Il terreno di gara è letteralmente soffocato dalle tribune, posizionate là dove un tempo esisteva un piccolo viale che consentiva ai fotografi di muoversi liberamente per svolgere il loro lavoro. Quest’anno sono stati relegati in un anfratto, stipati tra cavi, tubi ed altre amenità del genere, costretti a fare appoggiate e piroette per svolgere il loro lavoro. Così come a molti è sembrata essersi ristretta anche la tribuna stampa, dalla quale, comunque, poco si vedeva degli ostacoli presenti in campo. Ma tant’è! Il mondo dei media evidentemente non rientra tra gli interessi primari degli organizzatori…visto che, come lo scorso anno, è stato impedito ai giornalisti di accedere all’area Vip. Ma il povero cronista del “colore” come fa a svolgere il proprio lavoro? Utilizza i segnali di fumo per avvertire chi vorrebbe intervistare? Lo chiama al cellulare (ammesso che lo abbia) pregandolo in ginocchio di raggiungerlo nell’area consentita ai comuni mortali o più semplicemente si disinteressa della faccenda e buca il pezzo? Comunicazione questa sconosciuta!
Detto ciò l’impressione, non gradevole, è che si sia voluto imitare alla meno peggio l’impostazione del Global. Ma a parte che le imitazioni sono per loro natura sempre peggiori dell’originale, Piazza di Siena ha una sua storia e una sua identità che avrebbe meritato di non essere snaturata da tettoie delle tribune e stand a forma di “pagode cinesi” e da una moltitudine di camioncini del cibo di strada che, riempiendo l’aria di un olezzo di pesce fritto, l’hanno fatta assomigliare ad una fiera di paese.
D'altronde il progetto di manifestazione, se così vogliamo chiamarlo, è chiarissimo. Da una parte quelli che “contano” distribuiti tra tribune vip e ristoranti, dall’altro il “popolo bue” il quale (e qui ha ragione Vittorio Orlandi) è accorso numeroso a fare…. una bella scampagnata sul prato! Le possibilità di vedere il concorso erano infatti, data la accurata copertura di tutto il campo di gara (qualcuno ha commentato che sembrava di stare tra i trulli di Alberobello), praticamente nulle. Certo, si poteva seguire dal megaschermo, ma allora per gli appassionati tanto valeva restarsene a casa e assistere all’evento sportivo in tv comodamente sdraiati sul divano.
L’armoniosa famigliola con bambini distesa su una coperta all’altezza della Casina Raffaello, guardandosi intorno un messaggio l’avrà sicuramente recepito forte e chiaro: questo è uno sport d’elites. Non credete agli illusi che vi raccontano che andare a cavallo fa bene al corpo e allo spirito dei più piccini. Non fatevi venire strane idee, non illudetevi: questo è un mondo per pochi eletti. E Dio non voglia che il bambino o la bambina straveda per i cavalli. Portateli al Pincio, al Giardino Zoologico, a fare un giro di giostra sul cavallo di cartapesta. Portateli da per tutto, dove vi pare. Meno che qui. Questo è un appuntamento di classe. E che, una buona volta per tutte, ognuno se ne stia nella la propria. Non per classismo, ci mancherebbe altro. Per inviolabile Diritto Naturale.