Le interviste impossibili: il cavaliere Darwin
SPINGO ADAGIO il cancello del giardino e lo vedo venirmi incontro. La figura leggermente curva, la lunga barba bianca, la testa lievemente sproporzionata rispetto alla gracilità del corpo mi evocano le tante vignette satiriche che negli anni (ma forse sarebbe più esatto dire nei secoli) lo hanno voluto rappresentare  quasi a metà strada tra un uomo e una scimmia. Mi viene da sorridere ed è sull’onda complice di quel sorriso che mi invita ad entrare.
 ”Non immaginavo così sobrio il suo studio, professor Darwin…
 “ E’ il luogo di lavoro di un naturalista di campagna che ha sempre fatto dell’osservazione del mondo naturale il suo  libro di testo preferito. Per questo, la prego, non mi chiami professore, sono quanto di più lontano si possa immaginare dall’accademismo dei miei tempi”
 “Già, ma per chi vive oggi, a 200 anni dalla sua nascita, lei  ha rappresentato una svolta così drastica nel modo di pensare che è difficile non chiamarla professore. La sua è stata una sorta di seconda rivoluzione copernicana che, al di là delle implicazioni scientifiche e filosofiche, ha aperto la strada alla nascita dell’etologia e degli attuali movimenti protezionistici nei confronti degli animali. 
 Mi guarda sornione. “ E pensare che mio padre, quando da ragazzo mi vedeva preferire le lunghe galoppate  in campagna e la compagnia di cani e cavalli ai miei studi, aveva predetto che non avrei combinato nulla di buono! Eppure sono state queste esperienze che mi hanno aperto la mente e il cuore consentendomi di andare oltre quello che la scienza di allora considerava come un’indiscutibile verità . Ricordo ancora la prima volta che sperimentai la assoluta coincidenza delle emozioni tra me e il mio cavallo. Eravamo in campagna ed a spaventarci fu un rumore sconosciuto. Sotto la sella sentii le pulsazioni del cuore del mio cavallo battere all’unisono con le mie. Tutti e due trasalimmo, ma lui lo fece molto più rapidamente di me. Il sistema nervoso di un cavallo riposato e ben nutrito invia il suo ordine al sistema motorio così velocemente da non lasciargli il tempo per giudicare se il pericolo è reale o meno. Dopo un sobbalzo violento, quando è eccitato e il sangue scorre abbondantemente nel suo cervello, viene a trovarsi nelle migliori condizioni per scattare di nuovo, e la stessa cosa capita, come ho potuto osservare, nei bambini molto piccoli. Ne ho parlato a lungo nel mio libro “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”, un lavoro purtroppo molto poco letto”
 “Non credo sia esattamente così. Anzi penso che quando si parla di lei come precursore delle attuali scienze etologiche, si faccia riferimento proprio a questo testo. Però è  comprensibile che a dominare la scena culturale sia stata soprattutto “l’origine della specie”. Ha rappresentato un tale cambiamento di prospettiva che, come lei saprà, il dibattito, soprattutto dal punto di vista teologico, non è ancora concluso.
 “ E non capisco perché - mi interrompe brusco - Teilhard de Chardin credo abbia sufficientemente dimostrato la compatibilità tra la mia teoria e un’ipotetica chiave di lettura finalistica del mondo. Si tratta solo di cambiare angolo prospettico, e non mi sembra sia poi uno sforzo così titanico!”
 “Sì, ma la teoria della sopravvivenza del più forte, ammetterà che qualche problema lo pone.
 “Perché si tende ad identificare il termine forte con aggressivo. Il che la dice lunga sulla vostra attuale concezione del potere. In realtà io ho parlato di sopravvivenza del più adatto all’ambiente e, come ha giustamente notato l’etologo Irenäus Eibl-Eibesfeldt, anche la cooperazione e l’altruismo possono essere atteggiamenti fondamentali per la sopravvivenza di una specie. In realtà il problema è un altro. Accettare l’idea che esista una continuità tra uomo e animale e soprattutto ammettere che questi ultimi abbiano emozioni e quindi percezione del dolore, significa dover fare i conti con il nostro modo di porci nei loro riguardi. Ci inchioda alle nostre responsabilità etiche nei confronti del mondo animale, ci impone di comportarci in modo da alleviare il peso delle eventuali sofferenze da noi stessi procurate.  Credo che voi, uomini del terzo millennio, dovreste cominciare a riflettere attentamente su questi temi se non volete che l’evoluzione della specie umana faccia un  drammatico balzo indietro”
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 CHARLES ROBERT DARWIN (Shrewsbury, 12 febbraio 1809 – Londra, 19 aprile 1882) è stato un biologo, geologo e zoologo britannico, celebre per aver formulato, la teoria dell'evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale di mutazioni casuali congenite ereditarie (origine delle specie), e per aver teorizzato la discendenza di tutti i primati (uomo compreso) da un antenato comune (origine dell'uomo). Pubblicò la sua teoria sull'evoluzione delle specie nel libro L'origine delle specie (1859), che è rimasto il suo lavoro più noto. Raccolse molti dei dati su cui basò la sua teoria durante un viaggio intorno al mondo sulla nave HMS Beagle, e in particolare durante la sua sosta alle Isole Galápagos. (fonte Wikipedia) 























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