Incontri e scontri per l’ippica italiana, divisa e disastrata.
L’ippica ancora una volta è al bivio, ma stavolta sbagliare strada potrebbe essergli letale. Nei due Incontri Pubblici organizzati da HippoGroup Roma a Capannelle il 17 dicembre e il 17 gennaio (alla faccia della cabala) sono emersi platealmente tutte le magagne della gestione governativa (attraverso il Ministero delle Politiche Agricole, MIPAAF), le difficoltà al limite della sopravvivenza in cui si dibattono trotto e galoppo nazionali, e le divisioni profonde che riducono il settore a un’accozzaglia - oltre che di sigle, ogni giorno salta fuori un Masaniello a fondarne qualcuna nuova - anche di illuminate panacee su come salvare il salvabile. Verrebbe voglia di suggerire che ai cavalli, già protagonisti in pista, venga pure affidato l’onere di fare i dirigenti.
E’ ormai chiaro che nell’ippica attuale ognuno - come è stato giustamente sottolineato in un’intervento nell’ultimo Incontro - punta soprattutto a portare a casa il gruzzolo quotidiano, anche se questo si assottiglia sempre più per la mancanza di un’azione comune che cambi il disastro economico - quello di immagine è ormai bello che andato, l’uomo della strada dubita che ancora esistono le corse - cui il settore sta sprofondando. Non c’è stata nemmeno unione d’intenti in chiusura all'Incontro più recente e c’è voluta infine tutta la pragmaticità di Elio Pautasso - padrone di casa quale direttore di Capannelle - per fissare una riunione di lavoro (24 gennaio) e un'assemblea plenaria (31 gennaio) delle componenti ippiche, sindacati compresi. Più una lettera aperta al sottosegretario Francesco Battistoni che la buriana per l’elezione del Presidente della Repubblica farà probabilmente volare fuori dalle finestre del Dicastero di Via XX Settembre.
La gestione del settore da parte del MIPAAF fa acqua ovunque. Pensare che un Ministero sottoposto agli umori del Governo e della politica possa gestire galoppo e trotto che hanno bisogno di attenzioni quotidiane, tecnici qualificati, dirigenti capaci ma anche appassionati, rapporti internazionali fondamentali per costruire riunioni di corse appetibili e di richiamo, è chiudere gli occhi di fronte a una burocrazia granitica e dai tempi biblici. Oltre che inattendibile e disinteressata, come ha dimostrato l’ultimo incontro al quale hanno partecipato i rappresentanti di 29 dei 36 ippodromi italiani ma nemmeno uno del MIPAAF, debitamente invitato.
E’ però il cane che si morde la coda. Stante anche la divisione dell’ippica in decine di sigle e siglette, l’unico che può approntare qualcosa di valido tipo vecchia UNIRE è il Governo attraverso il Parlamento. Il quale però ha mandato per stracci tutti i disegni di legge finora presentati in proposito. L’ultimo, del senatore Patrizio La Pietra, è di questi giorni.