Il giorno di gloria della ''brocchetta'' Capri
ANNO 1940. Vent’anni, allievo dell’Accademia Militare di Modena, l’Italia appena entrata frettolosamente in guerra nel timore di non fare in tempo a sedersi con i vittoriosi (!) al tavolo della pace. Come ogni pomeriggio di mercoledì, si lasciano i libri e si va in esercitazione esterna. L’istruttore, tenente degli Alpini, porta il plotone sotto a un calanco (costoni cretacei con pendenze anche a 45°, tipici dell’Appennino tosco-emiliano) e promette di mandare la sera in libera uscita l’allievo che arriverà primo in cima.
Partiamo baldanzosi e dopo una ventina di metri siamo tutti a terra, ansimanti, giberne slacciate, incapaci di muovere un passo, in attesa di riprendere fiato. Il tenente, partito dopo di noi, col suo passo da montanaro ci raggiunge, ci guarda, prosegue e ci aspetta in cima a braccia conserte. Nessuno quella sera andò in libera uscita… Quella lezione tattica risultò perfettamente inutile nelle aride distese del deserto egiziano dove le vicende belliche mi portarono, ma incredibilmente fu determinante nel decidere l’esito impossibile di una corsa di cavalli…!
Ecco come.
Rinunciai dopo le tristi esperienze belliche alla carriera militare e decisi di assecondare la passione adolescenziale, che fin dal 1935 – anno di inaugurazione dell’ippodromo di Agnano – mi faceva assiduo frequentatore, occupandomi a tempo pieno di cavalli e di corse (al Galoppo!).
Racconterò un’altra volta degli inizi, abbastanza fortunati, che mi indussero a continuare.
Ora vi parlo di una povera brocchetta dal nome altisonante (si chiamava Capri) ma incapace, per una malformazione fisica, di vincere un ascendente di minima con il peso minimo di 45 kg. In attesa di trovarle una sistemazione più consona, cercavo di sgravare delle spese il suo proprietario andando alla ricerca di remunerativi “quarti posti” in buone corse condizionate: cosa che nei primi anni ’50 capitava spesso.
Fu così che un Primo Novembre me la trovai partente in una corsa di buon livello sui 1.200 metri alle Capannelle. Le altre tre partenti erano le migliori velociste sulla piazza: Arzuma del conte Manzolini montata da Otello Fancera senior; Caterina Dolfin della Scuderia Mantova montata da Vincenzo Celli; Dina della Scuderia Miani montata da Vittorio Rosa. Ovviamente non c’era nessuna tensione emotiva per un esito scontatissimo.
Sennonché nella notte precedente la corsa si scatena una specie di diluvio che rende la pista pesantissima e la mattina si alza una violenta tramontana che prende di infilata la dirittura di Capannelle nel senso contrario alla corsa. Per di più nella cultura dell’epoca era un punto d’onore per i fantini, nelle corse di velocità, fare a chi partiva meglio (le gabbie erano ancora di là da venire).
Mentre mi recavo alle corse mi vennero in mente il tenente Bricco e il calanco di Scandiano. Vuoi vedere, pensai, che ci può scappare qualche cosa di più di un quarto posto?
Problema: come dare gli ordini al fantino (un certo Proietti, soprannominato Scannagrilli)?
All’insellaggio si svolse il seguente colloquio:
Io: Senti, andiamo per il quarto posto, parti tranquillo, però tieni gli occhi aperti perché Dina, la cavalla della Scuderia Miani, non fa un passo sul terreno pesante.
Scannagrilli: Ma allora devo stare in corsa?
Io preoccupato: No, parti tranquillo, solo stai attento a quello che succede davanti a te.
Pronti, via. Le tre scattano ventre a terra, Capri segue a qualche lunghezza. Dopo 400 metri lo svantaggio comincia ad accorciarsi. Ai 600 sta in linea con le altre, agli 800 è avanti, sul traguardo è prima. Sola.
Debbo dire quel che successe? I commissari volevano spiegazioni e ordinarono l’antidoping. Potevo io raccontare loro del calanco? I bookmaker fecero il pieno, gli scommettitori pensarono a chissà quale combine, il proprietario di Capri pensò di avere un buon cavallo per cui non vidi l’ora di disfarmene.
Morale? Le vicende che determinano l’esito di una corsa sono tali per cui anche il tecnico più bravo e lo scommettitore più accorto possono trovarsi di fronte a un risultato del tutto imprevisto senza per questo dover necessariamente pensare a manovre fraudolente o peggio.





















.jpg)



