Il cavallo: amico, animale da reddito e strumento sportivo
Dopo un'estate molto particolare mi ritrovo a riflettere sul ruolo che il cavallo occupa quando si trova al nostro fianco. La particolarità di quest'ultimo periodo è stata segnata, come credo per tutti, prima da un look down che ci ha costretti a fermarci e a pensare, poi da una strana ripresa della vita “diversamente normale”. Nel mentre ho purtroppo perso la mia giovane Purosangue, la quale era una mia grande amica, ma soprattutto di cui ero, e per cui mi sentivo, pienamente e direttamente responsabile. Questo strano periodo, che sembrava scorrere immobile e veloce allo stesso tempo, mi ha fatta molto riflettere, anche sul mio lavoro di istruttore e sui cavalli più in generale. La sofferenza per Lady si è estesa anche per gli altri cavalli che negli anni mi sono stati affidati, incontri lontani e altri attuali e, per almeno un mese, mi sono concentrata solo sugli aspetti negativi, impossibilitata a vedere ciò che di bello faccio ogni giorno con e per i cavalli.
Mi chiedevo di continuo quanti dei tantissimi cavalli che ho addestrato o incontrato hanno infine realmente trovato una buona vita. Ne ho contati veramente pochi... quanti sono stati invece rivenduti, ceduti, permutati, alcuni addirittura mangiati? E quindi, mi sono posta la domanda che veramente in un brutto momento ti butta a terra senza la forza di andare avanti: che senso ha quello che sto facendo, riferendomi ovviamente PER I CAVALLI? Io che li amo così tanto, hanno senso tutto il mio lavoro e i miei sforzi? Avrei potuto mollare tutto e dedicarmi ad altro, chiudendomi nel bucolico mondo che ho la fortuna di avere a casa, insieme ai miei animali. Invece, per fortuna, i momenti bui passano se si è in grado di reagire, e così ho fatto. Le mie riflessioni mi hanno portata a voler analizzare il ruolo del cavallo al nostro fianco. Questo animale ricopre un ruolo non definito, abbiamo infatti il cavallo come amico, il cavallo come mezzo sportivo e il cavallo come animale da carne, possono questi aspetti coesistere? Vediamo infatti, spesso, come questi aspetti non si escludano a vicenda, anche quando pare eticamente impossibile.
Mi sono guardate le principali definizioni. Animale da compagnia, o da affezione è ogni animale tenuto, o destinato ad essere tenuto, dall'uomo, per compagnia o affezione senza fini produttivi o alimentari, compresi quelli che svolgono attività utili all'uomo, come il cane per disabili, gli animali da pet-therapy, da riabilitazione, e impiegati nella pubblicità. Questa definizione individua l'animale come il soggetto accompagnato a una persona fisica la quale non abbia interesse a ricavarne un qualsivoglia profitto, prescindendo da ogni legame di natura emozionale.
Rifletto su questa voce, senza giudicare, solo riflessioni a piede libero. Il cavallo non è nominato nella lista degli animali da compagnia, non è quindi alla pari del gatto e del cane, del furetto, del rettile, del roditore domestico, del pappagallo etc, forse viste le sue grandi dimensioni e l'impossibilità di farlo vivere direttamente dentro casa. Per alcuni di noi rappresenta comunque e indiscutibilmente un PET, un amico animale irrinunciabile. In onore di queste persone, definiamo il nostro cavallo un animale da affezione, quando destinato ad essere tenuto dall'uomo..senza fini produttivi o alimentari... Allora possiamo escludere a priori dalla affezione tutti gli animali che hanno come destinazione, o possibile destinazione, d'uso quella alimentare, cioè tutti i cavalli, temo siano ancora la maggioranza, che sul libretto portano la sigla DPA, destinati alla produzione alimentare.
Questi cavalli, alla fine della loro carriera al nostro fianco, dopo aver vissuto grandi cure e attenzioni da parte dei loro diversi proprietari, compresi sottosella del colore più alla moda, protezione per gli arti, integrazioni particolari, gadget che ne quantificano l'amore provato, baci, ritratti e carezze di bambini a cui magari hanno insegnato l'abc dell'equitazione, coccarde e km sotto la sella alle spalle, finiscono al macello. Mi sono guardata così la definizione di Animale da reddito: qualsiasi animale, inclusi pesci, rettili e anfibi, allevato o custodito per la produzione di derrate alimentari, lana, pelli, pellicce o per altri scopi agricoli.
Ricapitolando, ogni cavallo domestico a cui non venga variata la destinazione riportata sul documento, se DPA, è una derrata alimentare che cammina. L'equino che ha la fortuna di incontrare una famiglia che lo ama come PET, che decide di tenerlo per tutta la vita e fa salti mortali per trovare una sistemazione di pari qualità se è impossibilitata sua malgrado a mantenerlo, è invece da considerarsi un animale da affezione. Passiamo a un altro ambito, quei cavalli “sportivi” non DPA che cambiano innumerevoli proprietari come li classifichiamo? Da reddito o da affezione? Vorrei tornare alla possibile definizione di animale da reddito, si dice per altri scopi agricoli, mentre da affezione recita senza fini produttivi ..o di profitto... allora un cavallo che viene freddamente ceduto a un commerciante come “acconto” per acquistarne uno più prestante, o venduto come annuncio valutando permute o per cambio disciplina, gusto, sfizio del momento (non è un giudizio, ma un'analisi oggettiva)?
Queste vendite non hanno scopo agricolo ma commerciale si, il coinvolgimento emotivo evidentemente non è relativo al compagno insostituibile di mille avventure (amico), e allora come lo inquadriamo nella nostra analisi? La verità è che questi animali sono un mezzo vero e proprio, si cambiano come si cambia una bicicletta, una moto o una macchina quando non più adatti per soddisfare le nostre esigenze di varia natura, da quelle utilitaristiche al riconoscimento del nostro status simbolo agli occhi degli altri. Allora facciamoci tutti un grande favore, non chiamiamo il cavallo animale da compagnia, da affezione, pet o amico, siamo sinceri, attualmente è molto molto lontano dall'esserlo a tutti gli effetti. Vorrei che si diffondesse più consapevolezza, almeno più onestà intellettuale. Prima mi battevo per un semplice NON davanti alla scritta DPA, ma oggi so che la situazione è più complessa e gli ambienti equestri sono tanti con modi molto diversi di vivere il cavallo. Con il mio lavoro porterò sempre più avanti il messaggio di rispetto per il cavallo, il rispetto che si deve a un amico capace di portare energia, gioie ed emozioni nella nostra vita. Gli vogliamo bene? Abbastanza da farne un Pet? Ripeto che il mio non è un giudizio verso chi la pensa diversamente da me, vorrei solo fare riflettere che se diamo importanza alla vita e all'individualità del nostro cavallo, almeno cerchiamo di dargli un futuro dignitoso, il più possibile sicuro e tranquillo, se proprio non possiamo assicurarglielo noi stessi. Questo per me è un PET. Diversamente, dobbiamo seriamente rivedere il nostro concetto di amicizia. Poveri cavalli in balia dei nostri capricci, allevati magari con amore, giustamente venduti, addestrati, poi rivenduti, scuderizzati con il minimo spazio e la massima ottimizzazione (quanti non vedono altra libertà se non quella di circa 9 metri quadrati?), indirizzati allo sport o alla scuola, amati, rivenduti, impiegati in altre attività al nostro fianco e in competizioni, poi ancora rivenduti, e spesso, infine, mangiati. Un sistema in cui forse la fine è preferibile a un' esistenza snaturata e carica di dolore, provato durante le attività e a causa di una vita troppo lontana dalle esigenze di specie. Non sto facendo di tutta l'erba un fascio, ma queste sono riflessioni doverose in un mondo realisticamente spesso molto triste per il suo protagonista.