Il fascino del Cavallo arabo: stella tra le razze equine
Sabato 6 e domenica 7 Maggio sono state giornate intense al parco della Versiliana a Marina di Pietrasanta. Si è svolta la consueta gara morfologica di cavalli arabi che da ventidue anni anima l’angolo verde di questo parco e anche se la gara ha una dimensione minore rispetto alle competizioni che si svolgono in altre location a livello internazionale, questa manifestazione viene valorizzata dallo scenario dello splendido parco della Versiliana dove già D’Annunzio amava cavalcare e in cui si dice compose le prime strofe de “La pioggia nel pineto”.
Complice la bella giornata di sole, la vicinanza o forse solo la curiosità che mi porta qui ogni anno, questo weekend ho cercato di conoscere qualcosa in più che mi facesse capire il senso di questa gara, proprio perché chi ama i cavalli e li vive ogni giorno ne considera le doti estetiche per lo più marginali rispetto al rapporto e alla finalità che lega ognuno di noi a questo animale e le gare morfologiche sembrano entusiasmare davvero poco il mondo equestre che mi circonda.
Ho pensato quindi di farmi dare qualche spunto di riflessione da Jessica Pompa, amazzone talmente tanto amante dei cavalli da aver fatto della sua guida “senza frusta” una prerogativa irrinunciabile al suo modo di stare in pista e che da un anno a questa parte, per motivi professionali si è trasferita a Dubai e vive la sua passione non più con il trotto e il sulky, ma in sella a cavalli arabi in endurance. Per questo, ho voglia di parlare con Jessica dell’esperienza negli Emirati e sentire le sue impressioni su questa razza prima di assistere allo spettacolo in Versiliana.
“Qui il cavallo è legato indissolubilmente all’idea di magnificenza” mi racconta. “Il mondo arabo, e in particolar modo in nuove città come Dubai, tutto è influenzato dal culto della bellezza, è una ricerca spasmodica e bene o male perfino i rapporti sembrano condizionati da questo. Anche il cavallo quindi, legato alla cultura e religione, nominato più volte nel Corano, viene coinvolto in questo pensiero, e la razza araba è principalmente usata per le sue doti estetiche, mentre per l’Endurance la linea di sangue viene unità con la razza francese, australiana o americana per rendere il cavallo più resistente e robusto.”
Jessica ha trainer d’eccezione che la stanno seguendo nel suo percorso in sella e che le fanno vivere i mesi lontana da casa come l’occasione per conoscere ancora meglio un mondo lontano da quello del trotto.“
Sono animali morfologicamente perfetti e proprio l’armonia delle proporzioni sostiene questa idea di bellezza,” mi racconta (e se me lo dice lei che è a Dubai proprio come ingegnere, non posso che crederle!)“
E che mi dici del carattere? Non hanno fama di avere un’indole semplice,” ribatto.
“Caratterialmente si legano in modo anche morboso a chi si prende cura di loro. Spesso il loro atteggiamento di difesa viene confuso per brutto carattere, ma il loro comportamento riflette in modo ancora maggiore rispetto ad altre razze, la condotta del cavaliere. Solo grazie alle sue caratteristiche morfologiche, comportamentali e le sue attitudini, l’arabo riesce a creare un legame con l’uomo che solo questa razza può avere.” Dubai ha avuto uno sviluppo urbanistico e commerciale talmente intenso che non so immaginare quale posto possa avere questo animale nel tessuto sociale.“In realtà, precisa Jessica, la città è abitata per lo più da stranieri che poco hanno a che fare con l’antica cultura araba. Sono numerose invece le scuderie nel deserto, dove ancora cavalli vengono nutriti a latte e datteri e considerati parte della famiglia araba, veri e propri animali da affezione.”
Animata dalle parole vive ed entusiaste di Jessica, quest’anno ho assistito alla gara morfologica cercando di capirne qualcosa in più e sotto l’ombra vibrante degli alberi del parco della Versiliana, tra i suoi sentieri silenziosi, poco oltre il mercatino, ho raggiunto l’arena. Il pubblico sugli spalti di metallo, la musica sparata dalle casse e la voce talmente forte della presentatrice mi fanno pensare subito a quanto desensibilizzati siano questi animali e avvezzi a questo tipo di ambiente.E qui è ancora tutto da capire. Cosa sia rimasto delle tradizioni berbere, dove sia la polvere del deserto in quei musi camusi, nelle narici, il sapore dei datteri e tè, l’aria torrida nelle casse toraciche così ampie.
Sono animali finalizzati allo show, le lunghe criniere pettinate come bambole, il pelo tosato, gli occhioni liquidi enfatizzati da una rasatura accurata. Un manto unto di balsamo che ne evidenzia le proporzioni del corpo o ne mimetizza i difetti. Sono perfetti, irreali. Non si può pensare che possano dormire in box, mangiare fieno, meno che mai sporcarsi di polvere. Hanno zoccoli piccoli, lustri, con ferri scintillanti. Tutta la loro estetica portata all’eccesso.
Le caratteristiche di questo cavallino che me lo fanno sembrare di cristallo in realtà sono peculiarità che lo rendono tenace e adatto al deserto e alle fatiche di quegli ambienti. Lunghe distanze, polvere e calore hanno modellato il fisico di questo animale come in una sfida darwinista. Vengono scaldati fuori dal campo girandoli alla corda, eccitati dal fruscio di sacchetti di plastica agitati sopra a delle stecche e incitati con grida. Quando entrano nel pieno della gara, nel ring, la giuria supervisionata dal Ringmaster, è già pronta a giudicare le caratteristiche estetiche di questi esemplari impeccabili, le gambe, testa e collo, il corpo, mantello e criniera. Non è solo il muso che li rende particolari, il collo flessuoso e quel loro modo “a bandiera” di tenere la coda, ma è anche il movimento.
All’Handler a cui è affidato il compito di far correre per il campo il cavallo, tiene la longhina sempre tesa come se l’uomo a stento riuscisse a trattenere questo animale che nel modo di muoversi, pizzicando il terreno con gambe leggere, sembra pronto a spiccare il volo e galleggiare via. La teatralità di questa corsa, o meglio sarebbe dire “rincorsa” reciproca, è tutta nelle mani del trainer e qui il professionista deve riuscire ad esaltare punti di forza e il carisma del cavallo che presenta o nasconderne i difetti. Poi la musica cambia ritmo, la loro corsa si interrompe e la giuria si avvicina e l’Handler alza le braccia, un frustino in mano e la corda nell’altra, come un ipnotista, ferma il cavallo in posizione, il collo teso, le gambe in posa per raggiungere l’appiombo perfetto.
Le fasi della gara, i punteggi, le premiazioni sono rese più sopportabili per il pubblico da spettacoli come i cavalli in libertà di Christian Da Pos e gli esercizi di alta scuola degli spagnoli.In pochi capiranno il cavallo arabo, molti si fermeranno alla loro corsa nel campo, al loro muso che ricorda degli ippocampi del mare poco lontano da noi; qualcuno scende dalle gradinate e li raggiunge nei box in cui riposano e solo allora allungando una mano, si scopre che non c’è più nulla della vigorosità che hanno in gara, sono cavalli docili, che offrono volentieri il naso per godersi una carezza e abituati ad essere maneggiati e legati all’uomo da un rapporto affettuoso, dispensano baci e si lasciano coccolare.
Aveva ragione Jessica: non è solo la bellezza che li rende speciali e quando tornerà in Italia questi animali saranno un gran bel bagaglio culturale che le sarà utile assieme a tutte le esperienze e ciò che può aver imparato in questi anni.
Le due giornate di gara sono velocemente terminate; i bambini che sono arrivati fin qua, molti di loro appassionati di equitazione, carezzano ancora i cavalli nei box, qualcuno ammira uno stallone dal manto così scuro e lucido da sembrare d’ebano. Il senso di questa manifestazione è anche avvicinare il purosangue arabo, la sua morfologia e le movenze tanto particolari ad un pubblico più vasto che non sia solo di appassionati ed estimatori di questa razza, al di là della gara e dei punteggi.
Nemmeno Luciano Borzonasca, l’organizzatore che promuove con entusiasmo questa manifestazione, è immune all’idea di bellezza e arricchisce ogni anno questa rassegna equestre con l’opera in locandina di un artista che vive il territorio con il proprio lavoro e in tanti anni ha creato una ricca antologia di manifesti che legano arte e cavalli. Quest’anno il disegno è stato realizzato da Bernarde Bezzina che esporrà le sue sculture in estate nel centro storico di Pietrasanta e che disegna con un tratto il profilo del cavallo su uno sfondo di cielo blu. Una mappa di punti luminosi che unisce arte, cultura e tradizione a formare ciò che in questi due giorni abbiamo potuto osservare più da vicino.
Sicuramente non basterà una gara morfologica per capire questa razza, ma in qualche modo diventeremo i punti luminosi e faremo parte di quella costellazione di bellezza che crea la figura del cavallo arabo.