Fargetta, quando un cavallo indica la strada
Quando Victoria Demuru parla di Fargetta, il suo cavallo, gli occhi le brillano. Non è solo un animale: è compagno, amico, alleato in una vita che le ha riservato sfide complesse. Victoria ha trasformato la sua passione per i cavalli in un progetto che cambia vite: dieci anni fa, insieme a Martina De Vincentis, ha fondato Chubby Horse, per dare una seconda possibilità ai trottatori a fine carriera o non idonei all’agonismo.
«Credo che mia madre mi abbia partorito dentro un box», racconta Victoria con un sorriso che illumina gli occhi. Cresciuta in una scuderia all’interno dell’Ippodromo di Vinovo, tra cavalli e allenatori, conosce la vita di questi animali dall’interno. Ma la sua vita, da ragazzina, ebbe un momento difficile: un grave problema legato alla salute e ai movimenti la rese molto vulnerabile, nell’adolescenza, quando le cose sono più complicate da capire e affrontare. In quel periodo, racconta, Fargetta le ha dato forza e sicurezza, diventando un punto fermo nella sua vita.
Il giorno del suo diciottesimo compleanno accadde qualcosa di speciale. «Rientravo dalla fisioterapia e trovai mio padre in scuderia, con Fargetta sellato. Io non avevo mai montato a cavallo in sella, perché nel trotto si usa il sulky, e la mia patologia mi aveva reso quasi immobile. Mio padre mi mise sopra alla sella, Fargetta si mosse piano, come se capisse le mie difficoltà. Fu l’inizio di tutto».
Oggi Fargetta ha 23 anni e ha perso la vista, ma non la sua intelligenza e la sua sensibilità. Trascorre le giornate in paddock e, quando scende la sera, nitrisce forte per chiedere di rientrare nel box. «È un cavallo casalingo», dice Victoria. «Sa sempre cosa vuole. Ci capiamo senza parole».
Grazie anche a quel legame è nata un progetto che in dieci anni ha cambiato la vita di oltre 600 cavalli. Ognuno ha trovato una nuova casa, una nuova vita, spesso accompagnata da controlli costanti e da un’attenzione quotidiana che va ben oltre l’adozione. «Non si tratta di numeri, ma di vite che meritano dignità», sottolinea Victoria.
Ma Chubby Horse non salva solo cavalli: educa il pubblico. Le sfilate prima delle gare, con cavalli e nuovi proprietari, permettono agli spettatori di rivedere vecchi campioni e di avvicinarsi a un mondo che spesso resta nascosto. «Vedere questi cavalli sereni e fieri, ricevere carezze e attenzione, emoziona chiunque. È così che immagino un’ippica pulita, rispettosa e bella», spiega Victoria.
Victoria non fa di Chubby Horse il suo lavoro: il suo impiego principale è nell’ambito della moda. Tutto ciò che fa per l’associazione è volontariato, guidato solo dall’amore per i cavalli. «Lo faccio per loro, perché mi hanno dato tutto. Ogni nitrito, ogni sguardo riconoscente mi ricorda che ne è valsa la pena». Se il futuro resta incerto, una cosa è chiara: la determinazione di Victoria e la forza simbolica di cavalli come Fargetta rendono Chubby Horse un esempio concreto di come dall’amore possano nascere nuove opportunità, sia per gli animali sia per le persone che li circondano.























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