Elezioni Fise, il voto ci appartiene!
Tra pochi giorni si chiuderà una delle campagne elettorali per la presidenza della Fise più devastanti che si ricordino. Abbiamo visto succedere di tutto e di più. Dire che sono volati gli stracci è un eufemismo. La decisione di prendere le distanze da questa sarabanda, che consegnerà al “vincitore” i cocci di un ambiente dilaniato da conflitti interni e sfregiato da una pesantissima perdita di immagine, è stata da parte di Cavallo2000 una scelta politica. Non dovrebbe essere compito della stampa, almeno della libera stampa, schierarsi per questo o quel candidato. Oppure, peggio, fare da cassa di risonanza a quel Circo Barnum di insulti, voci di corridoio, sospetti, allusioni tossiche, maldicenze al cianuro sussurrate a mezza bocca, cui si applicano con passione e competenza i talentuosi manovratori della così detta macchina del fango, fatta girare, in questo ultimo periodo, a pieno regime. Lasciamo ad altri la vocazione a questo mestiere. Noi ne facciamo, senza rivendicare meriti, un altro. Forse un po’ più grigio, ma di sicuro ben radicato nella realtà delle cose. Quello, cioè, di constatare i fatti e sollecitare i potenziali elettori a rifletterci, con quel tanto di razionale che la passione consente, sopra. Ed allora, dalla nostra postazione di osservatori esterni, vogliamo rilanciare alcuni temi su cui è d’obbligo, a parer nostro, l’esercizio della ragione da parte di tutti coloro che intendono costruire il valore del proprio voto sulla base di ‘scienza e coscienza’.
Che il gioco dell’accatta-deleghe, o se vogliamo dargli maggiore consistenza pseudo-politica, del voto di scambio (favori, promesse e, all’occorrenza, velate minacce) sia prassi consolidata da anni lo sappiamo tutti. Questa volta la riduzione delle deleghe ad una rischia di sparigliare le carte e rovesciare il tavolo dei ‘mandarinati’. E però, convinti come siamo che nella allegoria dei proverbi si riflette la saggezza dei popoli, ci riserviamo il dubbio che qualche lupo possa…non aver perso il vizio. Sono dure le incrostazioni della consuetudine, è tenace l’alibi del ‘si è fatto sempre così’. Questa volta, però, c’è il modo di far passare una “tradizione” sempre pronta ad arpionarsi con le unghie e con i denti in ogni scanalatura del conformismo opportunista pur di non passare. Ed è un modo semplice. Semplice come sempre dovrebbe essere la normalità democratica: tenersi ben stretto il proprio voto e andare a esprimerlo di persona. Certo occorre affrontare le spese di viaggio ed i tempi sono quelli che sono. Ma attenzione a sottovalutare queste elezioni pensando che la presidenza è a breve termine. Chi sarà al timone della Fise in questo anno e mezzo sarà anche in pole position per il prossimo quadriennio ed è su questo che occorre riflettere. Credo sarebbe saggio quindi valutare i programmi anche in questa prospettiva, ma soprattutto tenere conto che le idee, anche le migliori, camminano sulle gambe degli uomini. E’ agli uomini, quindi, che bisogna guardare. A quelli che fanno parte della squadra. A quelli che sostengono questo o quel candidato, contribuendo in varie forme e modalità alla sua campagna elettorale. Il nostro ambiente ha un grande difetto, che in questo contesto può paradossalmente tornare di una qualche utilità: sappiamo tutto di tutti. Ed allora di ognuno verifichiamo non solo i curricula sportivi, ma anche e soprattutto i comportamenti e confrontiamoli con quello che noi pensiamo debba essere la nostra Federazione. Riflettiamo tutti su quale immagine meriti il nostro sport. Non è un fatto marginale o banalmente legato al marketing. E’ un modo di proporsi, di avvicinare nuovi appassionati, di raccontare all’esterno chi siamo….. e questa campagna elettorale, troppo spesso fatta di scherni e dileggi barattati, con volgare improntitudine, per ironia, ammettiamolo, ci ha fatto vergognare! Riflettiamo su quale debba essere il percorso formativo che proponiamo ai nostri giovani cavalieri. Tra tutti gli sport , il nostro è quello che dovrebbe richiedere maggiore cultura, maggiore conoscenza e maggiore consapevolezza etica. Fatto come Dio comanda potrebbe essere anche il più formativo, il più adatto a favorire una corretta crescita psico-pedagogica, a sviluppare quella capacità di empatia che è alla base di un corretto comportamento sociale. Se fatto bene, appunto. Ma se quello che insegneremo sarà di raggiungere un obiettivo con qualunque mezzo più o meno violento, dimenticandoci di avere a che fare con un essere vivente dotato della capacità di soffrire e di provare emozioni, allora ( come ha recentemente denunciato un istruttore), creeremo una generazione di potenziali delinquenti ed i costi non li pagheranno soltanto gli sport equestri, ma l’intera società civile. Pensiamoci, quando andremo a esprimere il nostro voto. Perché il tema della formazione (anche e soprattutto dei formatori, cioè degli istruttori) e della conseguente corretta relazione con il cavallo, che ci piaccia o no, sono i temi centrali per chiunque voglia ridare credibilità al mondo del cavallo. Temi dei quali, al di là di alcune sporadiche iniziative, si continua a parlare troppo poco perché toccano nervi scoperti, perché rischiano di far perdere voti. Perché l’affossamento di questi temi, la loro dispersione nel silenzio dell’ignavia, sono la miglior piattaforma per alleanze discutibili ma proficuamente utili per raggiungere la “fatidica” poltrona federale. Se poi ci saranno dei prezzi da pagare……. L’espressione del voto e conseguentemente del proprio punto di vista sulla realtà non è soltanto un diritto: è soprattutto un dovere. Se veniamo meno a questo, per passività, per quieto vivere o per timore, sarà poi inutile, dopo, strapparsi i capelli e affidare e affondare le nostre lamentazioni dietro il paravento di Facebook.