Domenica torna il Gran Premio Milano, il faro dell'estate di San Siro
Domenica torna il Gran Premio Milano, il faro dell’estate di San Siro sulla distanza. Il tempo breve di una corsa diventa un romanzo, con le imprese sulla pista, un racconto alimentato da purosangue con le stimmate del campione, da giubbe storiche e da fantini indimenticabili.
Lo sport diventa mito con le grandi classiche, e San Siro mette il fiore all'occhiello di una delle corse al galoppo piu' ambite dai proprietari e dagli allenatori di tutto il mondo, il Gran Premio di Milano, la corsa che in giugno vede i tre anni, storicamente quelli usciti dal Derby, accettare la sfida con i cavalli anziani in un confronto che fino al 1974 si svolgerà sui 3000 metri, per poi accorciarsi al classico miglio e mezzo.
La corsa piu' importante dell'ippodromo di San Siro ha seguito l'evoluzione di una corrente di pensiero su quale sia la distanza piu' adatta a fare selezione. Quando il Grand Prix de Paris, quello vinto da Nearco nel 1938, era ritenuta la classica faro di tutto il turf internazionale, il Milano si disputava sui 3000 metri.
Quando è passata all'Arc the Triomphe e alle King George di Ascot il ruolo di selezionare il miglior purosangue del Continente, San Siro si è adeguata a quel vento nuovo, così che dopo quella galoppata di Garvin nel 1973 quando ancora i cavalli del Milano partivano davanti alle tribune, si è passati ai comunque qualificanti 2400 , su quella che è ritenuta in tutto il mondo, la pista della verità, per le sue lunghe diritture che premiano sempre un campione.
Dal 2020 la distanza è passata a 2000 metri e la discesa del rating medio della corsa ha portato il Gran Premio di Milano a scendere di status, l’edizione che andrà in scena domenica prossima avrà l’etichetta di gruppo 3. Woodchuck, ottimo vincitore del recente Presidente della Repubblica a Roma, il già laureato di Milano Flag’s Up e il derbywinner Goldenas saranno tra i più attesi al tondino di presentazione dell’antico Premio del Commercio.
Sanzio, il capolavoro di Luchino Visconti
Solo i grandi sono passati dal Gran Premio di Milano. Non solo cavalli ma anche gli allenatori, i proprietari. Nel 1932 un giovane artista geniale, Luchino Visconti, che amava anche allenare purosangue, andò da Federico Tesio e li chiese Sanzio. Il vate piemontese riteneva Sanzio un purosangue fragile, un cavallo problematico. Così accettò di cederlo al futuro regista di capolavori come Ossessione, Morte a Venezia e Il Gattopardo.
Nel Gran Premio di Milano del 1932, fu proprio Sanzio, con i colori nobili del conte Luchino Visconti, a trionfare, rivelando tutta le sue potenzialità di galoppatore di livello internazionale. Ci fu un grande gesto di fair play da parte di Tesio, che sconfitto, andò da Visconti e si complimentò per aver visto giusto, per aver intuìto in quel cavallo dagli arti fragili un potenziale campione.
E’ straordinaria la serie di campioni che, vincendo il Milano, hanno detto di se stessi in contesti internazionali poiché ogni calendario di corse deve essere funzionale ala selezione. Spesso il vincitore in giugno del Gran Premio di San Siro hanno acquisito un risalto e una linea internazionale e tra loro c’è ovviamente il cavallo dei due secoli ovvero Nearco, imbattuto e stallone che, nel tempo, attraverso i suoi discendenti, è dominante nel mondo. Hanno vinto il vertice d’estate di San Siro, sulla distanza, cavalli come Botticelli che andrà a vincere ad Ascot la Gold Cup disperdendo gli avversari, Prince Royal e Tony Bin che poi hanno trionfato a Parigi, un derbywinner come Tisserand che aveva battuto un futuro Arc-winner, Carrol House.
Il Milano racconta storie straordinarie, come Toulouse Lautrec, che ha un pedigree prevalentemente dormelliano, con ben tredici degli antenati allevati a Dormello, l'unico cavallo di Tesio ad avere come avi Nearco e Navarro. E' come un segno del destino che Toulose Lautrec, sauro nato nel 1950, vinca il Milano da tre anni di classe con il genio del galoppo ancora in vita.
Nel 1956 è il 17 giugno, ecco che si presenta al tondino del Gran Premio di Milano il cavallo che al Derby non c'era. Sì perchè allora si iscrivevano le madri con il puledro in grembo al Nastro Azzurro e Tesio ritenne che Romanella, la madre di Ribot, non potesse mai generare un Derby winner così il futuro crack del turf mondiale non aveva l'iscrizione per Roma.
Sui 3000 metri del Milano Ribot superò l'esame, staccandosi a metà dirittura. Era un fuoriclasse assoluto il futuro vincitore di Arc e King George , invitto in 16 corse, ma per impegnarsi, per diventare irresistibile aveva bisogno di essere attaccato dagli avversari. Quando Barba Toni e Vittor Pisani lo affiancarono, Camici chiese e a Ribot l'allungo e fra lui e gli altri si aprì un oceano di lunghezze. Al rientro al tondino la folla volle idealmente abbracciare quel purosangue vestito della giubba/icona del nostro galoppo, il bianco rosso con croce di Sant'Andrea.
Indimenticabile l'edizione del 1977, è l'anno del biondo Sirlad, della meravigliosa realizzazione di Gaetano Benetti, il celeste e bianco della Razza La Tesa e la monta di Tonino Di Nardo. Fu una corsa speciale contro la regina di Francia Infra Green. Soltanto il cuore del grande sauro riuscì a difendere il Milano dall'assalto dell'inviata speciale da Parigi. Sirlad, arroccato allo steccato, respinse piu' volte la cavalla transalpina lungo una dirittura raccontata dalla splendida cronaca di Alberto Giubilo in diretta Rai. Si galoppò così forte quel caldo pomeriggio di giugno che crollò il primato di Tierceron. Il vecchio orologio di San Siro, un'altra suggestione per tutti i cultori di questo magnifico ippodromo, che è luogo ideale per le corse e per una giornata di svago, divertimento, sport, segnò 2.26 e 1/5.
Quella folgore di Falbrav
Tra i grandi campioni del Gran Premio di Milano, un capitolo a parte meriterebbe Falbrav, che nel 2002 vola in 2.24.9 i 2400 metri della pista grande, montato da Dario Vargiu per i colori della scuderia Rencati. Allenato da Luciano D'Auria, quel giorno di giugno il piu' forte galoppatore allenato in Italia negli anni Duemila entusiasmò la folla di San Siro come da quegli anni di Ribot non accadeva. Una folgore su quella lunga dirittura l'asso forgiato da D'Auria, che espresse due-tre spaventose accelerazioni di ritmo, con un galoppo meraviglioso, potente ma anche leggero, con un'azione plastica che incantava. Una forza della natura, un corridore di rara intelligenza. Da lì, quella rivelazione, da quel giorno di quella fantastica galoppata a Milano, Falbrav volò verso una carriera straordinaria, correndo sulle piste di tutto il mondo, vincendo nelle grandi classiche.