Crisi dell'ippica: calma piatta verso il baratro
Caro Direttore, vorrei sottoporre alla tua attenzione, e a quella dei navigatori che frequentano questo sito, alcune mie perplesse osservazioni su un problema che non è di poco conto nell'ambito del mondo del cavallo in Italia: quello della crisi dell'ippica. Negli ultimi 10-12 mesi abbiamo assistito a numerosi eventi che cito alla rinfusa: accentuazione della caduta delle scommesse ippiche, manifestazioni di operatori in giro per l'Italia, corse sospese per un mese, comitati di crisi, commissioni varie, audizioni di esperti e rappresentanti degli operatori italiani e stranieri, previsioni di libri bianchi e piani industriali, proposte di riforma dell'UNIRE.
Che cosa è successo dopo tutto questo? Certamente un evento importante è stato il reperimento immediato di risorse per l'ippica da altri settori dei giochi e delle scommesse.
Ma il resto dove è finito? La situazione delle scommesse ippiche non è cambiata. Oltretutto dal 2007 ad oggi, all'interno del comparto dei giochi, il peso dell'ippica è passato dal 7% del settore ad uno scarso 4% e il trend non dà alcun segno di inversione, mentre sono note e immutate le difficoltà in cui si trova ad operare l'UNIRE. In breve manca quel quadro di certezze economiche e normative che possa consentire di operare almeno in una prospettiva di breve periodo: i cavalli sono un pò più complessi dei tagliandi del gratta e vinci o delle slot machines. Mi fermo qui perché credo di aver accennato all'essenziale. Ti ringrazio per l'ospitalità.
MAURIZIO SOVERCHIA