Coronavirus, in Argentina si sperimenta sui cavalli
IHP comunica "Inoculare nei cavalli una proteina del virus SARS-CoV-2, indurre nel corpo degli animali una risposta immunitaria (e quindi la formazione di anticorpi al virus) ed estrarne poi il plasma, da destinare a persone risultate positive al test per impedire che si ammalino: in sintesi è questa l’idea di un gruppo di ricercatori argentini. La notizia circola da qualche settimana, ma solo in questi giorni se ne parla più diffusamente.
Infatti è del 25 luglio la nota apparsa sul sito del Governo argentino per spiegare come e perché l'Università Nazionale di San Martín, l’azienda Inmunova e altre istituzioni stiano sviluppando un siero di cavallo che dovrebbe neutralizzare il coronavirus.
Fernando Goldbaum, direttore del Center for Redesign and Protein Engineering dell'Università Nazionale di San Martín (CRIP-UNSAM) e socio fondatore della società biotecnologica INMUNOVA, lo spiega così: “Il coronavirus entra nella cellula attraverso una proteina che funge da chiave. Prendiamo un pezzo di questa proteina e la inoculiamo nei cavalli: gli animali producono una grande quantità di anticorpi che, legandosi alla proteina, neutralizzano la capacità del virus di entrare nelle cellule.”
Un procedimento simile si può applicare al plasma umano, ma secondo i ricercatori il siero iperimmune del cavallo è molto più potente e può essere prodotto su larga scala. “Da un lato, perché i cavalli hanno un volume sanguigno da sei a sette volte maggiore di quello degli umani (un adulto ha tra 5 e 6 litri, mentre un equino tra 35 e 40) e dall'altro, perché i cavalli sono iperimmunizzati, cioè ricevono una grande quantità di antigene che consente loro di produrre una quantità significativa di anticorpi, con una potenza tra 20 e 100 volte maggiore di quella prodotta dai pazienti durante un'infezione naturale", afferma Goldbaum.
Dal sito del Governo argentino emerge che queste procedure non sono nuove e che sarebbero usate da decenni per trattamenti contro forme di avvelenamento e contro infezioni da altri virus.
Le aziende farmaceutiche starebbero già “reclutando” cavalli presso allevatori, preparandosi a usarne un numero per adesso imprecisato ma certamente alto, visto che si attendono per il futuro una “enorme richiesta” del siero.
“Siamo sgomenti nell’assistere ancora una volta a forme di sperimentazione sugli animali per combattere virus pericolosi per gli umani – dichiara Sonny Richichi, presidente IHP – Nonostante sia noto al mondo scientifico che epidemie e pandemie sono favorite soprattutto dallo sfruttamento e dall’uccisione di animali a scopo alimentare, nessun Governo sta adottando politiche serie per contrastare o addirittura fermare allevamenti intensivi, abuso di farmaci e comportamenti alimentari scorretti e pericolosi. Mentre nel contempo sono ancora gli animali a subire ulteriori conseguenze, sotto altre forme di sfruttamento”.
Immunova spiega che i cavalli non subiscono estrazioni di sangue ma solo una plasmaferesi, lasciando intendere che il procedimento non è così invasivo.
“Non ci fidiamo di un Governo come quello argentino, che da molti anni consente l’esistenza delle vergognose fattorie del sangue basate sull’atroce sofferenza di migliaia di cavalle gravide, il cui sangue viene prelevato per la produzione dell'ormone della fertilità (PMSG) – continua Richichi - Questo ormone viene importato in Europa e utilizzato per aumentare i profitti dell'industria legata all'allevamento intensivo, specialmente quello dei suini, inducendo le madri a cicli di fertilità (e quindi a parti) più frequenti.”