Caso Lombardia, punto di partenza
per ripulire l'equitazione
PIAZZA DI SIENA si è rifatta il look mescolando abilmente passato e futuro. E’ indiscutibile che il nuovo allestimento della manifestazione valorizzi quelle bellezze naturalistiche ed architettoniche che fanno dello CSIO di Roma una delle location più belle del mondo. La fretta nell’allestimento - ma anche questo fa parte della “tradizione” - o forse le tante modifiche nella viabilità hanno fatto si che si siano verificati alcuni problemi, nello scorgere e soprattutto raggiungere i luoghi assegnati. Era probabilmente il prezzo da pagare alle innovazioni e siamo convinti che l’esperienza di quest’anno sarà di grande aiuto per tarare meglio l’organizzazione della prossima edizione del concorso. Positivo anche il più che accettabile costo dei biglietti di entrata (dovuto al “recupero” della possibilità di sedere sul prato e sui gradoni) che ha fatto sì che anche il giorno della Coppa lo sguardo potesse spaziare su un declivio pieno di persone sedute sull’erba. Elegante e molto curato l’allestimento di Casa Fise, che quest’anno ha riservato un vasto spazio aperto a tutti i tesserati ….molto gradito e spesso usato anche per rifugiarsi dall’inclemenza di un tempo decisamente autunnale.
Ma il concorso ippico di quest’anno è stato anche caratterizzato, almeno nelle discussioni degli appassionati, dai gravissimi fatti avvenuti durante uno stage federale di aggiornamento per istruttori, organizzato dal Comitato FISE Lombardia, e non soltanto perché il consiglio federale, riunitosi sabato, ha confermato la decisone presa precedentemente dal presidente Antonella Dallari di commissariare il comitato.
A questo proposito però ci piacerebbe conoscere le motivazioni dei tre consiglieri che hanno votato contro la decisone e vogliamo sperare che riguardino il metodo e non il merito dell’argomento in discussione, altrimenti ad un fatto grave se ne aggiungerebbe un secondo gravissimo. E’ consolante per il cronista (questa volta dichiaratamente “di parte”) poter sottolineare come fosse sentimento comune la condanna di quanto avvenuto e la condivisione della necessità di stigmatizzare quanto accaduto da parte dei vertici federali. Sbarrare un cavallo è infatti una forma di maltrattamento non solo condannabile dal punto di vista sportivo, ma anche e soprattutto da quello penale e questo è tanto più grave quando venga compiuto sotto l’egida federale e in un contesto di “aggiornamento” per istruttori.
Ma la cosa che maggiormente preoccupa della vicenda è il contenuto di alcune lettere inviate dai presenti allo stage e tendenti a minimizzare quanto accaduto. Quelle dichiarazioni sono indirettamente un capo di accusa nei confronti del nostro sport, perché rivelano (e neanche tanto velatamente) una sostanziale assuefazione o peggio connivenza nei confronti di metodologie di addestramento non solo crudeli, ma spesso anche controproducenti. Ci piacerebbe che anche riguardo a queste persone (difficile definirli cavalieri) la federazione prendesse adeguati provvedimenti, così come ci auguriamo che quello compiuto nei confronti della Lombardia sia solo un primo passo su un percorso reale di risanamento del settore.
Sappiamo tutti che spesso, troppo spesso, vengono utilizzati sistemi di addestramento molto più cruenti e feroci di quello incriminato. E’ ora di far emergere il marcio che vivacchia tra indifferenze e connivenze. E’ ora che, oltre all’aumento dei controlli, cominci ad essere chiara la condanna, o forse sarebbe più corretto dire il disprezzo verso chi utilizza e, peggio ancora, propone (soprattutto in ambito giovanile) queste metodologie. Insomma che il “caso Lombardia” non sia solo un monito, ma il punto di partenza di un reale processo di pulizia voluto e soprattutto gestito con decisione e con la durezza necessaria dai vertici nazionali della federazione.