Atroce in Canada, impiccato un cavallo
DUE UOMINI sono comparsi di fronte a un giudice, per aver barbaramente ucciso un cavallo di 27 anni. I due, di Vancouver Island (Canada) avrebbero cessato di nutrire l'animale e, infine, lo avrebbero impiccato.
David Whiffin e Clayton Cunningham sono accusati di aver legato una corda al collo dell'animale, di nome Jalupae, e di averlo quindi appeso ad un escavatore, sollevandolo, fino a farlo morire soffocato. Il caso, dicono quelli della protezione animali, è uno di quelli più atroci. "Non riesco a capire come una persona possa arrivare a concepire qualcosa del genere", commenta un ufficiale della protezione animali.
"Quello che non comprendiamo - aggiunge - è perché una persona possa lasciar morire un cavallo in questo modo. Ogni giorno, ci troviamo di fronte a vari casi di violenza su animali, ma questo è davvero di una crudeltà unica". I due signori dovranno spiegare al giudice perché hanno deciso di agire in questo modo. Rischiano fino a 10mila dollari di multa, e, soprattutto, fino a cinque anni di carcere. Il giudice potrà anche vietare loro di possedere altri animali. (scritto da Marco Stefanini – adylumitalia)
Noi siamo quelli che la pena di morte no, mai. No e mai per nessuna ragione al mondo. Eppure…alzi la mano chi di fronte ad un delitto efferato, perpetrato soprattutto nei confronti dei più deboli, dei più indifesi, non ha sentito vacillare, anche per un solo istante, la convinzione che giustizia non può essere mai vendetta. Pronti a pentircene l’attimo dopo, certo. Ma intanto, un attimo prima, quel leggero smottamento dell’anima l’abbiamo avvertito. E allora dubitiamo. Forse i nostri valori etici nei confronti della vita umana non sono così saldi come abbiamo sempre pensato. Forse bisognerebbe ammettere che la voglia di vendetta sta dentro le cose umane esattamente come la capacità di perdono. Forse, chiusi fra vendetta e perdono, dovremmo riflettere di più e meglio sul rapporto fra responsabilità e libero arbitrio.
Forse…forse…e via dubitando.
Ma anche i dubbi, per quanto giusti e fondati possano essere, hanno un limite, superato il quale costituiscono solo alibi per il grigiore dell’indifferenza e la pavida cecità dell’ignavia. L’esistenza delle vittime e quella dei carnefici non ammette dubbi su che parte stare. E l’efficace nozione di ‘stupidità del male’ non può inchiodarci in una eterna sospensione fra l’immutabilità dell’una e l’ineluttabilità dell’altro. A Vancouver due scarti dell’umanità hanno impiccato un cavallo. Il perché può interessare chi indaga la mente umana. A noi interessa che individui così irrimediabilmente malformati siano esclusi dal consorzio umano perché costituiscono una lesione grave al diritto alla vita. Anche della loro. (marialucia galli).