ANNO DOMINI 1519 in diretta dal Guatemala
GUATEMALA – ANNO DOMINI 1519. DAL NOSTRO INVIATO
Gli Indios del territorio del Peten in Guatemala hanno una nuova divinità: Il Cavallo.
L’incredibile evento costituisce un primato assoluto. Infatti mai, fino ad oggi, nessun popolo, nessuna etnia, nessun anche pur minimo raggruppamento di esseri viventi rintracciabile negli sterminati territori di questo continente americano, aveva osato varcare i limiti della immaginazione del sacro: elevare ad oggetto di culto un cavallo. Non è questa la sede per rilanciare le laceranti polemiche sul relativismo culturale. Tuttavia, corre l’obbligo al cronista di registrare le preoccupate, e non infondate, perplessità che sul fenomeno vanno agitando le riflessioni dei Reverendi Padri impegnati, al seguito del Generalissimo Hernàn Cortez, gloria e vanto della Nostra Cattolicissima Madre Patria Spagna, a rifornire di permanente benedizione celeste questa spedizione di civiltà. E’ stata istituita con procedura d’urgenza una commissione che avrà il compito di elaborare un piano di pronto intervento per attenuare prima e assorbire poi l’impatto blasfemo di questa, che per il momento ci limitiamo a definire ingenua, iniziativa. La commissione è già al lavoro. In una nota diramata dall’ufficio stampa della commissione si legge: “A chi giova la provocatoria santificazione di tanta animalità? E’ tempo di restituire la finalità del sentimento religioso a Nostro Signore Gesù Cristo. E’ tempo di agire”.
Ma veniamo ai fatti. Su i quali, come sempre, riferiamo per testimonianza diretta.
Sua Eccellenza il Generalissimo Hernàn Cortez, detto ‘El Conquistador’, dopo il trionfale asservimento del Messico alla Corona di Spagna, continua l’opera di civilizzazione di queste terre selvagge. La Divina Provvidenza gli ha indicato la via per il Guatemala. Attraversato il fiume Usumacinta, si inoltra nel territorio del Peten. Qui lo attende una folla di indigeni che non mostra sorpresa nel vedere la lunga processione di crocefissi che il nostro esercito della fede porta a testimonianza della verità del Verbo. Da indiscrezioni che abbiamo raccolto in mazzo al popolo pare che il crocefisso non sia un simbolo del tutto sconosciuto da queste parti. Con esso, infatti, gli abitanti del luogo ritengono di onorare un loro fantomatico dio della pioggia. Ma ciò che li lascia letteralmente a bocca aperta è ‘El Morzillo’ il magnifico cavallo del nostro generalissimo. Non perché ne apprezzino la indiscutibile bellezza e la perfezione delle forme. D’altronde non ne avrebbero la possibilità, vista la totale assenza di cultura che li caratterizza e, quindi, anche di cultura estetica. La ragione di tanta meraviglia è molto più semplice. In realtà questi indigeni non hanno mai visto un cavallo in vita loro. Né vi è traccia nelle loro tradizioni. Appena le nostre truppe si insediano in questo territorio accade, però, un fatto increscioso. Disgrazia vuole che il cavallo del nostro Cortez non possa proseguire il viaggio, a causa di malanni subiti durante il viaggio. Il generalissimo è costretto, dunque, a lasciare, molto a malincuore, il suo ‘El Morzillo’ fra questa gente. Il sontuoso animale diventa l’attrazione degli indigeni che arrivano anche dai territori limitrofi per onorarlo. E lo ammirano a tal punto da raffigurarlo in una grande statua che collocano al centro di un tempio costruito apposta per lui. E’ così che diviene culto. Il tempio è meta di pellegrinaggi, invocazioni, preghiere e ringraziamenti. Diventa un importate centro di riti religiosi. I devoti depositano ai piedi della statua omaggi floreali e anche gran pezzi di carne, affinché lo spirito di ‘El Morzillo’ si nutra. E poiché al cavallo che hanno visto per la prima volta associano i crocefissi che lo accompagnavano, hanno eletto ‘El Morbillo’ dio del tuono, dei lampi e della pioggia, operando così una perfetta sintesi fra la vecchia credenza e nuova fede.