Stati Generali dell'ippica, la relazione di Papalia
RELAZIONE del dr. Gaetano Papalia, presidente dell’Unione Nazionale Ippodromi e presidente dei C.d.A. delle società di gestione degli ippodromi di Roma Tor di Valle, Napoli Agnano e Firenze Cascine, agli Stati Generali dell'ippica organizzati dal ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Fofrestali: -
1.Cosa propone per la riorganizzazione ed il rilancio del settore ippico italiano ?
Qualsiasi Piano di riorganizzazione di settore si fonda su un’opzione politica di base che il Parlamento ed il Governo Nazionale devono preliminarmente esplicitare ed assumere in ordine alla meritevolezza o meno della tutela pubblica del settore che dovrà essere oggetto del riordino normativo.
Il primo bivio che ci si trova di fronte é proprio questo: l’attività ippica è portatrice di valori ambientali, culturali e sportivi di particolare importanza per la collettività nazionale oppure essa realizza in misura pressoché esclusiva i privati interessi economici di coloro che vi operano a vario titolo ? A cominciare dalla L. 24 marzo 1942 n° 315 (Legge Mangelli) fino al D.P.R. 8 aprile 1998 n° 169 (la normativa attualmente in vigore, che ha abrogato e sostituito dopo oltre mezzo secolo proprio la c.d. Legge Mangelli) lo Stato Italiano ha riconosciuto nell’ippica la rilevanza dell’interesse pubblico alla sua tutela e valorizzazione.
Tuttavia le due Leggi (quella del 1942 e quella del 1998), pur essendo ispirate entrambe alla medesima opzione politica della tutela pubblicistica del settore, si differenziano per il mutato scenario economico dei rispettivi contesti. Mentre la prima era costituita da un ridotto articolato preordinato a regolamentare le dinamiche interne di una sistema ippico nazionale rigidamente autarchico, che poteva vantare una soddisfacente autosufficienza in virtù sia del monopolio ippico sul mercato delle scommesse (per l’inesistenza di prodotti concorrenziali) e sia, a dire il vero, della bassa pressione fiscale di cui l’intero comparto godeva anche rispetto all’imposizioni tributarie vigenti in tutti gli altri Paesi Europei. Diversamente la legge in vigore da oltre dieci anni (il D.P.R. 169/98) ha dovuto prendere atto e, conseguentemente, regolamentare il nuovo posizionamento dell’ippica nel mutato scenario economico nazionale ed internazionale, caratterizzato dalla cessazione del monopolio ippico delle scommesse e dall’avvento di prodotti concorrenziali (scommesse sportive, superenalotto, etc.) precipitati sul mercato dei giochi attraverso la medesima rete di distribuzione delle sconnesse ippiche, presso la quale si è subito iniziato a registrare una graduale crescita del fatturato complessivo, a scapito del movimento di gioco sulle corse dei cavalli, finendo così per determinare una progressiva riduzione delle risorse destinate al finanziamento dell’intero comparto ippico nazionale.%%newpage%%
NONOSTANTE il fatto che negli anni successivi si sia proceduto ad un notevole ampliamento della rete commerciale di vendita delle oramai sempre più varie tipologie di scommesse, l’ippica non è mai riuscita a recuperare il terreno perduto per non essere stata in grado di competere sul nuovo libero mercato dei giochi, a causa dell’equivoco che tuttora permane e si sostanzia nella identificazione dei costi delle scommesse ippiche con i costi di funzionamento del sistema ippico nazionale. La concentrazione della regolamentazione e della gestione della totalità dei giochi e delle scommesse nella sfera decisionale di unico soggetto quale l’Azienda dei Monopoli di Stato, ha sottratto all’UNIRE la possibilità di confezionare con la necessaria rapidità imposta dalla concorrenza di mercato, nuovi prodotti sul duplice piano della maggiore attrazione tipologica ed economica. Ciò che si intende evidenziare è l’inconciliabilità tra il modello di centralizzazione gestionale dei vari giochi (inevitabilmente orientato a promuovere i prodotti-scommesse a più bassi costi di produzione) e la sopravvivenza di un sistema ippico che, pur dovendosi auto-finanziare pressoché esclusivamente con il gioco sulle corse, non ha alcun potere di decidere quando, come e dove commercializzare i propri prodotti.
Il ritardo che la scommessa ippica continua a marcare rispetto alle altre tipologie di giochi scaturisce da questa contraddizione e finché il costo della filiera ippica preordinata al prodotto-corsa continuerà ad essere normativamente collegato alla relativa scommessa, permarrà l’equivoco di ritenerlo un costo meramente economico della scommessa ippica (destinata quindi a non essere mai competitiva con le altre), laddove invece si tratta del costo di un’attività a forte valenza sociale che, come già si è detto, per i suoi intrinseci valori è stata considerata dal legislatore meritevole di sostegno pubblico. Ne consegue che la strada dell’ippica dovrà essere separata dalla strada delle scommesse sulle corse, il cui prelievo fiscale resterebbe pertanto nella disponibilità dell’AAMS che avrebbe in tal modo una convenienza diretta a sviluppare il gioco ippico, con una prevedibile ricaduta anche sul piano di un graduale rinnovato interesse sportivo per le corse.
Il budget finalizzato al rilancio del settore ippico potrebbe pertanto essere costituito dal congiunto impegno economico-finanziario sia pubblico che privato, sulla base di un progetto triennale ispirato all’ottimizzazione di costi pre-determinati ed alla massima efficienza dell’organismo preposto alla gestione del settore.
Lo scollegamento dell’ippica dalla condizione di dipendenza dal movimento delle scommesse sulle corse appare compatibile con le disposizioni contenute nel D.P.R. 169/98, pur essendo necessario modificare i primi due commi dell’art. 12 in materia di attribuzione dei proventi. Per il resto, il predetto articolato offre un quadro regolamentare puntuale ed esaustivo, delineando il ruolo e le funzioni dell’UNIRE in un quadro chiaro e moderno.
Del tutto inadeguato si è invece dimostrato il Decreto Legislativo di riordino dell’UNIRE del 29 ottobre 1999 n° 449 che ignora totalmente il D.P.R. 169/98 al punto tale da non menzionarlo neanche nelle premesse introduttive. Anoressico nei contenuti, ha esautorato l’Ente riducendone fortemente il potere decisionale e chiamandolo a svolgere una funzione minimalista e meramente esecutiva. Oggi occorre innanzitutto porre riparo a quello sciagurato decreto per mettere fine ai danni che continua a produrre essendo la prima causa delle disfunzioni dell’UNIRE, rendendoci una volta per tutte conto che troppe volte la sgangherata strutturazione dell’Ente è stata ingenerosamente confusa con presunte colpe dei suoi vertici: commissari, presidenti e consiglieri vari.
Ancora oggi per riordinare correttamente l’UNIRE basterebbe emanare semplici norme attuative dei principi innovatori contenuti nel D.P.R. 169/98. Si è oltre tutto persa un’ottima occasione per trasformare l’UNIRE stessa in un ente pubblico strumentale delle competenze dei ministeri agricolo ed economico nel settore ippico. Proprio l’UNIRE avrebbe così potuto svolgere quel ruolo di concertazione tra i due ministeri, sapientemente previsto dalla delega legislativa contenuta nella legge finanziaria del 1996 per il triennio 1997-1998-1999. Un Ente così strutturato avrebbe per altro potuto anche limitare i danni causati, come precedentemente illustrato, dalla sopraffazione dell’ippica ad opera dell’AAMS in materia di trattamento discriminante tra scommesse ippiche e scommesse sportive. I danni che il Decreto Legislativo n° 449/99 ha prodotto e continua a produrre sono di una gravità estrema.
La riorganizzazione ed il rilancio del settore ippico italiano deve prendere le mosse dall’immediato nuovo riordino dell’UNIRE, al quale andrebbero attribuite le seguenti sei funzioni:
1.Concertazione delle competenze in materia ippica dei ministeri agricolo ed economico
2.Acquisizione dei servizi per lo svolgimento delle attività ippiche;
3.Calendarizzazione e Programmazione delle corse;
4.Realizzazione di campagne di promozione e di comunicazione integrata;
5.Gestione dei rapporti internazionali;
6.Controllo del rispetto delle regole.
La nuova UNIRE dovrebbe essere affidata alla gestione di dirigenti dei ministeri agricolo ed economico, di rappresentanti della maggioranza di governo nazionale in carica, di un componente dell’opposizione e di un esperto in materia di politica industriale.
Il nuovo comparto ippico dovrebbe essere configurato nel modo seguente:
- a.Snellimento organico e funzionale dell’UNIRE;
- b.Adesione ad un Codice Etico di tutti i tesserati ippici;
- c.Selezione di 20 ippodromi (12 di trotto ed 8 di galoppo) a maggior bacino di utenza potenziale, classificati sulla base del capitale investito, del livello di occupazione e del valore delle superfici occupate;
- d.Realizzazione di interventi per l’innalzamento del livello di confort all’interno degli ippodromi;
- e.Enucleazione e/o riconversione degli altri 23 ippodromi, nel corso del triennio;
- f.15.000 corse (9.000 di trotto e 6.000 di galoppo ed ostacoli);
- g.Enucleazione dei restanti cavalli attraverso la sostituzione dei parametri di qualificazione all’attività di corse con parametri più selettivi, nel corso del triennio;
- h.Attivazione di 6 centri di allenamento (4 di trotto e 2 di galoppo) omogeneamente distribuiti sul territorio nazionale (cogliendo anche le opportunità di riconversione di alcuni ippodromi da enucleare);
- i.Articolazione del calendario delle corse per due terzi programmato dall’UNIRE (calendario di servizio) e per un terzo scelto liberamente dalle società di corse, con cadenze stabili per una più agevole conoscenza e fruibilità da parte del pubblico;
- j.Riforma della programmazione tecnica preordinata alla riqualificazione delle corse ed alla pianificazione sportiva da parte delle scuderie (come ad esempio l’introduzione nel trotto delle iscrizioni a pagamento);
- k.Attribuzione alle società di corse di funzioni oggi svolte con difficoltà e scarsa competenza dall’UNIRE in materia di disciplina sportiva, di assistenza e di controlli;
- l.Programmazione all’interno degli ippodromi e dei centri di allenamento di attività ricreative per favorire e sviluppare l’ospitalità e le relazioni con il mondo esterno;
- m.Riconoscimento giuridico pubblico alle associazioni di categoria (con statuti approvati dal ministero agricolo, presenza di dirigenti ministeriali all’interno degli organi decisionali e delega di funzioni di rilevanza pubblica finora svolte insufficientemente e con esasperante lentezza dall’UNIRE;
- n.Allestimento (negli ippodromi che strutturalmente lo consentano) di un recinto-scuderie di isolamento dove almeno tre ore prima dell’inizio della corsa venga collocato ogni cavallo che parteciperà alla gara;
- o.Istituzioni di unità veterinarie mobili presenti negli ippodromi nelle giornate di corse con attrezzatura idonea per rilevare la presenza di sostanze dopanti prima dell’effettuazione delle corse ai fini della preventiva squalifica del cavallo positivo al test clinico;
- p.Organizzazione di grandi eventi ippici sugli ippodromi metropolitani (Roma, Milano e Napoli);
- q.Realizzazione di un Piano di fiscalizzazione degli oneri sociali, a carico dell’UNIRE ai fini della regolarizzazione dell’occupazione, nel corso del triennio;
- r.Istituzioni di 3 scuole di formazione professionale (allenatori, fantini e guidatori) coinvolgendo le Regioni in un programma pluriennale;
- s.Programmazione televisiva delle corse a doppio circuito (nazionale e regionale);
- t.Varo di una campagna di comunicazione integrata nazionale orientata sul target giovanile (20-35 anni) per allargare l’utenza;
- u.Pianificazione di interventi di promozione nei territori dove sono localizzati ippodromi, centri di allevamento e centri di allenamento, attraverso il coinvolgimento degli enti locali (Comuni, Province e Regioni);
- v.Introduzione del numero chiuso per allenatori, fantini e drivers;
- w.Stabilità triennale del montepremi, con quota-parte destinata alle scuderie locali;
- x.Istituzione di un Fondo Investimenti per il rinnovo di strutture, impianti ed attrezzature;
- y.Potenziamento dell’attività di comunicazione dell’Ufficio Stampa dell’UNIRE;
- z.Attivazione di un Piano di pubbliche relazioni, con iniziative solidaristiche.%%newpage%%
2.Per raggiungere quali obbiettivi in quali tempi?
Il programma di riorganizzazione del settore ippico italiano dovrebbe conseguire, al termine del primo triennio, i seguenti obbiettivi con differenti gradualità:
- A.Migliorare l’efficienza dell’ente o dell’organismo di governo dell’ippica, riducendone i costi;
- B.Dimensionare l’attività ippica per ottimizzare i risultati allevatori, sportivi ed economici dell’intero settore, eliminando sprechi ed ogni forma di sterile e dannoso assistenzialismo;
- C.Ripopolare gli ippodromi attraverso un loro più alto livello di confort;
- D.Incrementare la quota di occupazione regolare, elevando il livello di sicurezza sul lavoro;
- E.Aumentare il numero dei proprietari di cavalli sulla base sia di un montepremi certo in prospettiva pluriennale e sia di una più agevole programmazione sportiva dei loro cavalli;
- F.Riqualificare le corse, rendendole più attraenti, riducendo le gare di routine al minimo necessario ai fini dell’enucleazione dei cavalli in eccesso;
- G.Accendere l’interesse per l’ippica nei giovani di età compresa tra i 20 ed i 35 anni;
- H.Recuperare la fiducia del pubblico in ordine alla assoluta regolarità delle corse;
- I.Elevare il grado di competitività internazionale dell’ippica italiana;
- J.Accrescere la fiducia e l’interesse ad effettuare investimenti in un settore sano ed in fase di rilancio;
- K.Affermare la funzione sociale dell’ippica.
3.Con quale politica di investimenti?
Il ridimensionamento del settore ippico nazionale favorirà di certo la selezione qualitativa degli investimenti che, tuttavia, dovrà essere analizzata dal necessario progetto industriale che opportunamente il Ministro dell’Agricoltura intende attuare.
In estrema sintesi, gli investimenti indifferibili, a composizione pubblica e privata, sono i seguenti:
- I.Ristrutturazioni degli ippodromi ai fini di dotarli di ambienti e servizi di elevato confort;
- II.Rinnovamento degli impianti televisivi e delle relative attrezzature per una riproduzione più spettacolare ed affascinante delle corse;
- III.Realizzazione dei centri di allenamento nazionali;
- IV.Costruzione (per il trotto) di una pista da miglio per i confronti internazionali ed il miglioramento delle performances dei cavalli di maggiore qualità;
- V.Creazione di strutture da adibire a scuole di formazione professionale;
- VI.Attuazione di una incisiva campagna nazionale di comunicazione e promozione (prevedendo interventi per l’allestimento di grandi eventi di risonanza nazionale ed internazionale);
- VII.Acquisizione di unità veterinarie mobili per il controllo-doping preventivo:
- VIII.Destinazione di un Fondo per il rinnovamento di impianti ed attrezzature oramai obsolete.
4.Criticità particolari da segnalare
L’area delle criticità nell’ippica italiana sembra non avere confini e pertanto ci si limiterà ad una indicazione di massima:
- La lunghezza dei tempi di avvio di un progetto di riorganizzazione del settore ippico mal si concilia con l’estrema urgenza di rendere operativo un progetto di rilancio (con una particolare segnalazione in merito al rischio di imminente blocco degli ippodromi metropolitani in fase di collasso economico per effetto della contrazione dei ricavi derivanti dalle scommesse ippiche e dei più elevati costi occupazionali);
- L’instabilità gestionale dell’UNIRE in costante crisi istituzionale;
- La carenza assoluta di competenze tecnico-ippiche all’intero dell’UNIRE;
- L’individuazione degli “ammortizzatori” accettabili ma necessari (nei tre anni di avvio del progetto) ai fini di un ridimensionamento del settore ippico nazionale (riduzione delle aziende-ippodromo e dei cavalli da corsa), che vivrà inevitabilmente una fase di fibrillazione e di tensioni sociali;
- Il diffuso ricorso al padrinato politico ed all’esercizio delle attività di lobbing per la tutela di interessi particolari destinati al ridimensionamento, potrebbero svuotare di efficacia il progetto di riorganizzazione del settore vanificandolo;
Le divisioni e le contrapposizioni tra gli operatori ippici destabilizzano continuamente il sistema, per la carenza di una regolamentazione pubblicistica delle associazioni di categoria;
- Gli attuali ippodromi non offrono adeguati conforts;
- Il prodotto-corsa non è minimamente promosso da oltre 20 anni ed è confezionato con metodologie vecchie che lo rendono non competitivo sul mercato dello spettacolo sportivo e dell’impiego del tempo libero;
- L’ippica non ha alcun accesso significativo e continuativo ai media, fatta eccezione per i fatti di cronaca meno edificanti;
- L’incomunicabilità al pubblico dei calendari di corse, per la loro tardività e la discontinuità delle cadenze settimanali e mensili;
- Carenza di competenza professionale tra gli operatori ippici, per l’assoluta mancanza di attività di formazione.