Ippica Comitato di Crisi, il piano per il rilancio - 1
IL COMITATO DI CRISI dell’ippica ha presentato al Parlamento un documento intitolato “La crisi del settore ippico e le possibili soluzioni”. Il documento, 12 cartelle dattiloscritte, è diviso in quattro parti, che proponiamo in lanci separati per comodità di lettura.
PREMESSA
L’Unire alla fine del 2001 presentava un dissesto finanziario di quasi 700 miliardi di vecchie lire. Oggi l’Ente presenta un disavanzo costante di circa 60 milioni di euro annui in massima parte dovuto alla spietata concorrenza di altri giochi più redditizi per l’Erario (Lotto, Superenalotto, Gratta e Vinci, Slot Machines), fortemente supportati promozionalmente e progressivamente aumentati in maniera esponenziale.
Certamente questa esplosione ha generato considerevoli incrementi delle entrate per l’Erario e per gli assuntori di scommesse, che hanno saputo ben sfruttare la competenza acquisita attraverso il settore ippico nei luoghi dove si effettuano scommesse: agenzie, ippodromi e altri locali pubblici.
Infatti l’iniziale e competente attenzione degli operatori addetti alla raccolta di scommesse era orientata esclusivamente verso il prodotto ippico, ma in questi ultimi anni si è dedicata al più conveniente sviluppo e introduzione di queste nuove opportunità.
Ciò premesso, ne consegue che la stabilità del settore ippico, finanziato fino a pochi anni or sono dalle scommesse ippiche, unico prodotto sul mercato assieme al Totocalcio, ne sopporta tutte le negative conseguenze nonostante il miglioramento qualitativo delle razze equine allevate e il grande lustro sportivo acquisito a livello internazionale, mettendo a rischio l’occupazione di oltre 50.000 famiglie direttamente interessate nonché di quelle indirettamente collegate all’indotto del settore: alimentazione del cavallo, concerie, farmaceutica e veterinaria, mascalcia, organizzazione dello spettacolo ippico, abbigliamento sportivo ecc…
IL DECRETO BERSANI 223 DEL 2006 aveva come finalità quella dell’ampliamento della capacità e della capillarità dell’offerta delle scommesse ippiche e sportive. L’art. 38 prevedeva una nuova rete di gioco composta da 17.000 punti vendita ippici e sportivi, ma il conseguente bando di gara ha ridotto a 16.300 l’offerta dei diritti da aggiudicare. All’esito delle procedure sono rimasti in assegnati oltre 3.000 diritti quasi esclusivamente ippici.
La precedente rete di raccolta, costituita dai punti vendita dei Concessionari in attività, poteva invece contare su circa 20.000 punti vendita, in gran parte ricevitorie oltre le classiche Agenzie, particolarmente adatti alla raccolta di concorsi e scommesse ippiche ora scesi a 6.000.
Oltre a ciò si è cancellato il ruolo riservato al MIPAAF e all’UNIRE ai sensi dell’art.8 comma 12 della legge 1 agosto 2003 n. 200, che prevedeva la presenza di un rappresentante in seno al Comitato generale per i Giochi con parere di veto in materia ippica di cui all’art.3 della legge 10 agosto 1998 n. 357.
La cancellazione di questo ruolo ha permesso tra l’altro che il concorso Totip, marchio storico dell’ippica ma ormai decotto, venisse sostituito dalla V7, intelligente nella sua formulazione ma vanificata da un prelievo superiore al 50% che la rende praticamente inappetibile agli scommettitori: questo è l’esempio lampante dello svilimento, oltre ogni valida ragione, del ruolo dell’Unione Nazionale Incremento Razze Equine, Ente storico di riferimento dell’ippica nazionale.
Da quanto sopra esposto, appare evidente che:
-la rete di vendita anziché espandersi si è ridotta globalmente di circa il 40% e in particolare il settore ippico di circa il 70%
-si è provocato indubbiamente un grave danno al settore ippico e all’Erario
-non si è giunti a una liberalizzazione del mercato bensì alla chiusura di circa 10.000 piccole imprese familiari quali le ricevitorie, storico bacino di raccolta della scommessa Tris
Inoltre, l’introduzione prevista all’interno della legge finanziaria per il 2007 di tipologie di gioco relative a scommesse virtuali si eventi ippici rischia di diventare un ulteriore fattore di crisi per il movimento ippico, non essendo prevista alcuna misura di riversamento dei proventi che ne deriveranno all’attività ippica.
NEL PRIMO SEMESTRE la Bersani ha portato l’ippica ad avere una riduzione degli introiti di circa 68 milioni di euro, determinando un insostenibile minore introito per l’Unire.
Il DL 449 del 1999 aveva come scopo quello di rendere l’Unire un Ente autosufficiente con disponibilità economico di almeno 400 milioni di euro annui per garantire l’espletamento della sua missione statutaria.
Purtroppo l’obiettivo della legge è fallito e ci troviamo in presenza di una struttura lenta, priva di risorse economiche e degli strumenti necessari per incidere repentinamente sula criticità e ormai con decrescenti capacità operative e conoscenze tecniche.
Al contrario, il movimento ippico italiano negli ultimi anni, grazie alla professionalità delle categorie, è tra i settori che fino ad oggi è stato in costante crescita economica, qualitativa e di notorietà.
Purtroppo i continui cambiamenti di strategie politiche e gestionali del comparto hanno penalizzato solo categorie che operano in prima fila nell’ambito della filiera ippica.
Infatti, fino ad oggi l’unico provvedimento costantemente adottato è l’ormai inaccettabile taglio del montepremi al traguardo, dimostratosi non solo inefficace per risanare la situazione economica dell’Unire, ma strumento di recessione dell’intero settore allevatorio come dimostrato nell’andamento del fatturato dell’aste 2008 parti a -40/50 per cento.
1- continua






















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