Il mondo inglese del cavallo discute e opera sul benessere
Non c'è dubbio che a livello europeo la Gran Bretagna sia il Paese in cui più si discute, non in astratto ma a livello operativo, sui temi del benessere del cavallo e su tutte le implicazioni che ne derivano. Questa attività è sviluppata soprattutto da numerose ONG, finanziate da donazioni private, che si occupano essenzialmente di salvare, riabilitare e dare un alloggio a cavalli, asini e muli. A questo servizio tali organizzazioni - con centinaia di migliaia di aderenti complessivi e migliaia di impiegati e addetti - affiancano la ricerca che coinvolge le università e gli operatori del settore sportivo.
World Horse Welfare (WHW), la più antica associazione britannica che si occupa di benessere equino da quasi un secolo, ha organizzato un evento in presenza e online che si è tenuto a Londra ai primi di giugno, con oltre 120 rappresentanti dello sport e giornalisti. L'incontro è stato dedicato all'idea che l'opinione pubblica ha del cavallo sportivo.
Roly Owens, amministratore delegato di WHW, ha aperto i lavori rilevando le differenze dei punti di vista tra il pubblico e gli operatori del mondo del cavallo. In proposito Owens ha dichiarato: "Mentre gli operatori vedono più in positivo la qualità della vita dei cavalli sportivi, è diversa la percezione del pubblico riguardo alle corse. Abbiamo chiesto alla gente comune cosa pensa sia importante per un cavallo, e il pubblico ha riconosciuto che il nodo centrale sia la libertà dal dolore o dal disagio, una alimentazione sana e la salute, il riposo dopo le competizioni e il contatto sociale con altri cavalli. Comunque, la maggior parte degli operatori pensa che è importante per il cavallo prendere parte a competizioni e vincerle. Una visione piuttosto centrata sulla volontà dell'uomo. Il pubblico a sua volta focalizza l'attenzione sull'importanza della gratificazione, di un comportamento calmo, di una pressione leggera sulle redini o sui fianchi. E non piace affatto l'uso della frusta. Gli addetti del settore sono propensi all'uso di una pressione per guidare un cavallo, ma è preoccupante che una notevole proporzione sia favorevole ad usare grida, usare la frusta e utilizzare il dolore per allenare un cavallo. Queste pratiche non sono etiche e assolutamente rigettate dal pubblico".
Dopo un'ampia discussione sui temi indicati da Owens, sono emersi tre punti su cui concentrare l'attività futura: consentire controlli non annunciati in precedenza nei centri di allenamento, rendere obbligatoria l'educazione al benessere per tutti quelli che lavorano coi cavalli sportivi e pubblicare i risultati degli accertamenti effettuati.