I numeri (scomodi) dell'economia ippica
Caro Direttore, ai primi di novembre non ha “strillato” abbastanza nell’ambiente (come invece avrebbe dovuto, almeno a livello di operatori) la notizia data da questo giornale telematico secondo la quale su sole 4 corse estratte dal pomeriggio G.P. Orsi Mangelli gli scommettitori francesi hanno investito 1.514.000 euro, contro i 1.214.000 euro che la platea italiana ha impegnato sull’intero pomeriggio (9 corse) milanese.
Com’è possibile? Eppure, i numeri stanno lì, concreti e veritieri. Ma, quel che è peggio, sono riuscito a spiegarmi all’indomani del fatto l’incomprensibile indifferenza dei nostri parlando con un noto dirigente ippico, che mi ha detto: “Guarda però che non è una novità: perché accade normalmente quando mettiamo a disposizione del betting francese un’importante corsa italiana, lì raccolgono molto più denaro di noi qui…”
La “mostruosità” resta, tuttavia. Ovvero: nella macchina produttiva italiana c’è qualcosa che da anni si è inceppata e che qualunque responsabile di settore, anche il più “novizio”, il più pigro o il più sprovveduto, dovrebbe saper localizzare, spiegare e rimuovere. Altro che gingillarsi con lo sciatto ping-pong delle colpe.
Il “male oscuro” che sta massacrando l’economia ippica italiana incomincia infatti proprio da qui, dalla scarsità di “carburante”, cioè di denaro, dirottato altrove da quando (era il 1996) la “cabina di regia” della produttività ippica è stata sottratta d’imperio – con l’abrogazione della legge 315/42 – al Ministero agricolo e all’Unire e smistata al Ministero finanziario, che l’ha inclusa fra le competenze dei Monopoli.
A proposito, come vanno i nostri conti 2007? Fra poche settimane, ormai, lo sapremo in via definitiva dall’ottima “home page” dell’Unire, che già da 3 anni offre agli interessati i dati salienti dell’attività, con una sola (ma grave) lacuna: quella di tacere sulle fluttuazioni di montepremi per le corse e di provvidenze per l’allevamento.
Il triennio 2004-06 è trascorso all’insegna di una sostanziale stagnazione: scommesse per 2.886,6 milioni di euro il primo anno, di 2.759 milioni il secondo anno, di 2.900,7 milioni il terzo, a fronte di 22.666 corse nel 2004, scese a 21.566 nel 2005 e risalite a 22.606 nel 2006. Nel 2007 pare siamo a circa -3% di produttività, ma anche per la potatura di alcune centinaia di corse nel discusso settore delle “matinée”.
Continuiamo a vegetare, in definitiva. E le tanto necessarie riforme coraggiose? E i progetti in grado di allargare i cuori alla speranza? E la concertazione come indispensabile e corretto preludio di ogni significativo “punto di svolta”?
SERGIO NUNZIATA - giornalista