Global Champions Arabians Tour Cavalli arabi nel Circo Massimo
La spettacolare rassegna di soggetti veramente interessanti per morfologia e per razza al Circo Massimo di Roma ha suscitato un grande entusiasmo nel pubblico: il luogo evocativo della Città Eterna ben si sposava alla bellezza antica delle razze ed alle leggende millenarie che ne raccontano la storia.
Nulla da condividere con la rumorosa musica che accompagnava la rassegna e con un pubblico poco attento alla sacralità dei movimenti degli zoccoli e alla millenaria bellezza dei luoghi.
Stile, versatilità, leggerezza nei movimenti, il cavallo arabo è vento.
Così viene narrata, secondo una leggenda beduina, la sua origine:"Allah disse al Vento del Sud: “Diventa carne e io farò di te una nuova creatura in onore del mio sacro Nome e per la sconfitta dei miei nemici, affinché tu sia il servitore di tutti quelli che mi sono sottomessi.” E il Vento rispose: “Signore, che sia fatta la tua volontà”. Allora Allah prese una manciata di Vento del Sud vi soffiò sopra e creò il cavallo dicendo: “Il tuo nome sarà Arabo, la virtù risiederà nel ciuffo della tua fronte e porterai sulla tua groppa il bottino sottratto ai tuoi nemici. E' te che ho scelto fra tutti gli animali e farò del tuo padrone il tuo amico. Ti ho dato il potere di volare senza le ali, sia all'attacco che in ritirata; metterò sul tuo dorso uomini che mi loderanno e mi glorificheranno”.
Personalità, sensibilità al rapporto con l’uomo, spirito di indipendenza, il cavallo arabo è sabbia del deserto.
Così si narra della nascita delle 5 razze di cavallo arabo:
Maometto si era fermato per riposarsi dal lungo viaggio che stava percorrendo. Guardando le sue splendide giumente, decise di metterle alla prova per vedere se gli fossero davvero fedeli. Le lasciò per tre giorni senza acqua e quando le liberò, tutte si diressero verso il fiume per abbeverarsi. Poco prima di raggiungere la fonte, esse udirono il suono del corno di richiamo del Profeta, ma solo cinque di queste si diressero immediatamente verso il loro padrone malgrado la sete. Allora Maometto, impressionato da questo comportamento tanto sottomesso, marchiò su di esse una spiga, per distinguerle dalle altre e ancora oggi si può vedere nei cavalli che mostrano uno standard di razza eccezionale, questo simbolo che viene appunto chiamato “il germoglio di Maometto”. Da queste cinque giumente conosciute come “Al khamsa” ( le 5) nacquero, secondo la leggenda, le linee di sangue che ancora oggi esistono.
Magia, dunque, tra la sabbia alzata dal vento che metteva in evidenza le sottili zampe da dea della danza e l’occhio nero ripassato con il kajal come una bella donna che si offre allo spettacolo degli astanti.
Visioni antiche, sognanti, completate dal trucco sugli occhi e da perle o pietre sui finimenti o da veli trasparenti all’ingresso dei box: come harem di donne anche i cavalli rappresentano uno status symbol per la oligarchia principesca dei Paesi Arabi