Galoppo. Tappeto rosso per Grizzetti e il suo team
Crederci fino in fondo, anche quando tutto sembra remare contro, anche quando gli avversari danno l‘impressione di possedere forza e qualità per chiudere gagliardamente la partita, Saent in una sfida disperata, i Botti schierati come una testuggine per dominare l’ennesimo Blue Ribbon, e gli stranieri in apparenza agguerriti e pronti a riconquistare il trono come in passato, deludenti e senza risorse, invece, sul verde delle Capannelle. Saent grande e invincibile, creatura di Bruno Grizzetti al tris nel Derby dopo Rakti e Cima de Triomphe, interpretazione magica di Vargiu, il Dario nazionale, lo special one delle fruste italiane, che segue come un ombra chi gli sta davanti e si illude che la sfida sia chiusa con largo anticipo, e trova poi la forza per lanciare il suo campione in un ultimo, irresistibile guizzo. Grande team, bisogna riconoscere.
Sembrava un momento no per Grizzetti, dopo l’addio alla Bezzera e le vittorie non proprio esaltanti ottenute con la Nuova Sbarra - ma forse sarebbero occorsi più tempo e una diversa pianificazione - fino all’avvento di Saent, giovane speranza, solido e imperioso come un gladiatore, tenace nella lotta, incrollabile nei suoi propositi sebbene il Parioli non sia stato generoso con lui, ma che si trattasse di un elemento sopra le righe lo si era capito a San Siro, in un Gardone strappato con forza e il coraggio. Il red carpet di Roma nel Derby - day è tutto per loro, Grizzetti che impartisce una lezione di stile a chi troppo ingenerosamente si era dimenticato di lui, Vargiu il valore aggiunto di una scuderia tornata a cavalcare l’onda del successo, e Diego Romeo che dopo la stagione d’oro di Caruso al timone della Incolinx - Worthadd il suo primo Nastro Azzurro - non ha mai paventato che quelle glorie non potessero rivivere.
Una spina di nostalgia si era insinuata nel cuore di Bruno la passata stagione quando tutto sembrava all’improvviso crollare, quando le porte una dopo l’altra si chiudevano e il tunnel della vita si palesava triste e buio come nemmeno agli esordi della carriera era parso. Ma lui si è rimesso in gioco riportando i riflettori dalla sua parte, trainer di estro, l’unico a reggere il confronto coi Botti che dispongono di ben altre strutture e malgrado la generosa, ma poco fortunata difesa nel Derby - Full Drago e Biz Heart nella scia del vincitore - rimangono per numero e significato di pattern conquistate al vertice del galoppo italiano. Con Bruno sempre lì, tuttavia, pronto a sfruttare gli eventi quando il solido tessuto dei Dioscuri si lacera all’improvviso.
La fumata bianca, da molti attesa per la Incolinx e i suoi uomini, e arrivata dunque in un radioso pomeriggio di maggio nell’evento che maggiormente incide nella vita di un purosangue, il momento più alto del turf, perché il Derby anche se stravolto nella distanza e senza più gli stimoli di un tempo - lo scontro tremendo tra Gay Lussac e Tierceron, il volo inarrestabile di Sirlad, la striscia infinita di Dormello con la folla in delirio - rimane la classica delle classiche per sempre custodita nel libro dei sogni.