''E' Alberto Giubilo che vi parla da Parigi...''
ALBERTO GIUBILO è stato per più di 30 anni la “voce dell’ippica” perché ha raccontato con impareggiabile professionalità le imprese dei nostri cavalli prima alla radio e poi in televisione. Gli rendiamo omaggio proponendo ai nostri lettori il “dietro le quinte” che scrisse per la rivista Derby dopo il Prix d’Amérique 1966, corsa che lanciò la francese Roquepine nel firmamento del trotto mondiale.
IN TRIBUNA STAMPA, l’italiano è la lingua ufficiale. Ci sono anche gli operatori della nostra Tv, per un pezzo destinato a “Sprint” e che fa sudare al collega Giuseppe Berti le tradizionali sette-camicie-sette. Dalla tribuna delle autorità, Ivone Grassetto ci convoca: “Dillo, ti prego, dillo che il campionato del mondo è cosa fatta. Abbiano i russi, forse anche gli americani. Già oggi l’Amérique è valido per il titolo mondiale. E dillo che è una vittoria nostra, dell’Ente Nazionale Corse al Trotto”.
L’atmosfera è di euforia. Grassetto ci indica Antinori, accanto a lui, e pretende che io lo chiami, in telecronaca: “Direttore Generale dell’Encat”. Se lo dici tu, che sei il presidenete, nulla da obiettare. Più in là vediamo Neri Corsini, che rappresenta anche Fassati e Di Capua, assenti per il disgelo che ha guastato la pista di San Siro. Poi vedo Gastone Grendene, che ha quattro quinti di cuore a Jesolo, dove “la Sandra, la xé malada”. Non vedo Renzo Orlandi; e mi pare incredibile che accanto a René Balliére non ci sia lui, come da cent’anni a questa parte, e per cento ancora: lui, colonna modenese, accanto alla roccia normanna del presaidente dei presidenti.
I colleghi si sprecano. Stavolta, dall’Italia, ne sono venuti parecchi. Li citiamo in Tv, è doveroso. Sono Guido Gualassini, Ugo Berti, Luigi Miari, Carlo Biffi, Sergio Nunziata, Giuseppe Berti, Rodolfo Galdi, Elvio Rossi, Vincenzo Sebastiani. Poi, in un altro settore, c’è Giovanni Di Girolamo, il pittore “Punch” per l’arte. Ha disegnato la giubba di Dashing Rodney, si sente un po’ il padre spirituale del cavallo. Quando, sulla curva finale, l’americano va all’esterno e dà la sensazione di vincere, l’infarto è lì lì. Andiamo da mr Larriaga, il regista delle ripresa televisiva. Ritroviamo il signor Julien, nostro angelo custode da qualche anno. Ripetiamo quattro o cinque volte, ad evitare equivoci, quanti minuti prima e quanti minuti dopo la Tv ci occorre la linea per la radiofonia. Poi, attraverso segrete da Castel Sant’Angelo, su fino alla terrazza dove c’è il gabbiotto in plastica dell’Eurovisione. Vedo subito che se alzo il gomito destro, lo appioppo paro paro nell’occhio sinistro di un cameraman. Se alzo invece quello sinistro, il colpo al fegato è garantito per il collega germanico Adolf Furler.
Quanto al traguardo, inutile pensare di vederlo. Quando mancano pochi minuti alla corsa, arriva Leon Zitrone, l’uomo più popolare di Francia per essere il telecronista dell’ippica e l’intervistatore politico, il promotore d’inchiesta sul carovita e il giornalista che parla a tu per tu con Kruscev. Con Leon Zitrone siamo molto affiatati, e gli voglio bene: anche se, come tutti i nababbi, scopre sempre che gli manca una sterlina, o un dieci franchi, per una certa cosa che serve al figlio o alla figlia. Leon vorrebbe che suo figlio vedesse la corsa nei quindici centimetri quadrati a nostra disposizione. Tra la simpatia per il collega e l’amore e il rispetto per la professione, la vittoria è scontata. Il figlio resterà accanto al padre.