Convegno a Montegiorgio, forti critiche
dell'ARTI sul progetto Brandolini
CONVEGNO DI MONTEGIORGIO. Prime osservazioni dell'Associazione ARTI, presieduta da Roberto Faticoni, sulla proposta di legge Brandolini-Catania:
"La proposta di legge “Brandolini più altri”, fatta evidentemente propria dal Ministro Catania, è gravemente carente su numerosi punti, con particolare riferimento al reperimento delle risorse ed al rilancio della scommessa ippica.
L’art. 1 prevede l’istituzione di una Lega Ippica sostitutiva dell’ASSI.
Il concetto può anche esser valido, anche per recuperare funzioni “dimenticate” quali quelle dei disciolti Enti Tecnici (Jockey Club, Encat), ma non si può pensare ad una Lega ippica senza la presenza di addetti ai lavori quali gli allenatori, i guidatori o i fantini (nella proposta si fa cenno solo a proprietari, allevatori e società di corse).
L’art. 5 lett. c) non specifica chiaramente in che misura i proventi siano poi destinati al montepremi delle corse, limitandosi a prevedere genericamente una “ripartizione annuale del fondo di dotazione..tra spese di funzionamento della Lega, spese funzionali allo svolgimento dell’attività ippica. ..spese per la promozione, premi alle corse e..remunerazione..degli ippodromi”.
Peraltro dalla tabella B che accompagna la relazione e che ipotizza il conto economico per gli anni a seguire è dato capire che le intenzioni siano quelle di destinare al montepremi all’incirca il 50% dei proventi.
L’ARTI propone che sia prevista una somma da destinarsi al montepremi nella misura minima del 70%: remunerazione evidentemente commisurata a chi realmente investe nel settore (proprietari, allevatori, allenatori, etc etc).
L’art. 8 lett. d) prevede un contributo derivante dalle c.d. macchinette/slot-machines ma:
- La previsione andrebbe estesa a tutti i giochi pubblici (come nella proposta di legge Marinello) ivi compresi quelli proposti tramite la rete internet;
- Il contributo andrebbe applicato su tutte le entrate così realizzate e non solo sulle maggiori entrate realizzate anno per anno (quindi meramente eventuali).
Tale misura può essere giustificata dal fatto che costituirebbe una sorta di ammortizzatore sociale, considerando che il settore ippico non è virtuale (come lo sono i settori relativi alle slot-machines, gratta e vinci, etc) ma dà lavoro a decine di migliaia di lavoratori e consente mediatamente la salvaguardia dell’ambiente e dei paesaggi rurali (e non) italiani.
Si pensi cosa diventerebbero senza ippica i centri di allevamento, allenamento, gli ippodromi: probabilmente dei centri commerciali ovvero delle zone destinate ad edilizia residenziale.
L’art. 8 lett. e) prevede la possibilità per gli ippodromi di commercializzare al loro interno gli altri giochi pubblici con vincita in denaro: si concorda anche per compensare – in un certo senso – il contributo “forzoso” imposto agli altri giochi con la possibilità per questi di allargare il loro bacino d’utenza ai frequentatori degli ippodromi.
L’art. 9 prevede l’innalzamento del ritorno (obbrobriosamente definito payout in un testo di legge italiano, sic transit gloria mundi) al puntatore in misura compresa tra il 74 ed il 76% (dall’attuale 69% circa): tale aumento è risibile e non in grado di portare la scommessa ippica su livelli di competitività con altri giochi né in grado di generare il c.d. effetto volano.
Peraltro non è specificato quale dei soggetti interessati (ERARIO, ASSI, SOGEI, mentre per i concessionari – vedi sotto – si prevede l’invarianza degli aggi) si vedrà “colpito”, in ragione della preventivata riduzione, nelle rispettive quote di prelievo (ammontante in media a circa il 31%, da ridurre secondo la proposta sino al 24-26%).
Quel che è certo è che per i concessionari (SNAI, SISAL. LOTTOMATICA), cioè coloro i quali hanno contribuito in maniera preponderante al declino della scommessa ippica, è confermata la misura del loro aggio.
Infatti l’art. 9, lett. b) prevede infatti una remunerazione per i concessionari ancora attestata al 42,50% sul prelievo effettuato a monte e, quindi in concreto, una remunerazione pari a circa all’11% sul giocato effettivo senza alcun rischio di impresa (si tenga presente che gli omologhi concessionari francesi percepiscono il 2% - e ci guadagnano evidentemente – mentre i tabaccai italiani, per staccare l’omologo biglietto del lotto percepiscono il 4%).
Come già sopra detto tale aggio è assolutamente ingiustificato per chi si limita a staccare un biglietto non rischiando di tasca propria (come gli allibratori): il progetto di Brandolini & C. ignora completamente una delle basilari ragioni – anzi la principale causa – del declino delle scommesse ippiche.
Ovviamente i concessionari negli anni hanno comprensibilmente ridotto ai minimi la loro attività di allibratori (quotando poche corse e a quote da fame): chi rischierebbe di tasca propria (facendo le quote fisse) quando puoi guadagnare 11 euro su 100 emettendo un biglietto del totalizzatore?
Sul punto bisognerebbe dapprima avviare una seria rinegoziazione degli attuali aggi con i concessionari, posto che le concessioni stesse constano scadere nel 2016.
Dall’analisi poi del complesso dei restanti articoli di legge è significativo rilevare come il testo sia comunque lacunoso nella parte in cui non prevede
- La revisione della tassazione sugli allibratori – cioè di quei soggetti che rischiano di tasca propria diversamente dai concessionari - che ancora una volta dovrebbe calcolarsi, secondo la proposta, sul movimento di gioco e non sul guadagno (meramente eventuale) dell’allibratore (v. art. 9 lett. c).
In tal senso è importante sottolineare l’esperienza recente dell’operatore in rete BETFLAG che in pochi mesi ha realizzato importanti – rispetto al totalizzatore e quindi rispetto ai concessionari – volumi di gioco proponendo finalmente delle quote fisse accettabili e recuperando alla causa i puntatori c.d. “forti”. E’ dunque necessario incentivare tali condotte virtuose ed evitare tassazioni ingiuste sulla movimentazione realizzata dall’imprenditore e non anche sui suoi guadagni.
- La mancata previsione dell’eliminazione della norma che prevede l’identificazione dei soggetti che realizzano vincite superiori ad € 1.000;
- La mancata previsione del pagamento immediato delle vincite da parte dei concessionari con ciò impedendo l’immediato re-investimento da parte del puntatore vincente (se il puntatore ha subito i soldi in mano verosimilmente li reinveste, mentre ad oggi i vari SNAI, SISAL, LOTTOMATICA per i pagamenti superiori a € 1.000 provvedono giorni e giorni dopo a mezzo bonifico bancario!);
- La mancata previsione dell’ottimizzazione dei prelievi, ove per ottimizzazione si intende il corretto rapporto che deve intercorrere, per avere successo, fra prelievo e singole tipologie di scommessa.
- La mancata previsione della concessione del segnale televisivo ippico (di proprietà pubblica) in diretta a siti d’allibraggio telematico quali ad es. BETFLAG (nei cui confronti l’ASSI si è distinta per l’ostilità espressa a mezzo di diffida) che mostra il video delle corse recuperando così alla causa vecchi e nuovi puntatori.
Per inciso l’iniziativa di ASSI nei confronti di BETFLAG rischia di cagionare danno erariale.
Per inciso ulteriore non consta che ASSI chieda attualmente canoni di locazione del segnale televisivo ai concessionari (già oggetto di risibile transazione sotto la gestione Panzironi, poi ratificata da Zaia).